L’importanza del Canale di Suez per il Commercio Mondiale

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Quanti danni ha causato il blocco di Ever Given al commercio mondiale?

Qual è l’importanza del Canale di Suez? Qualche giorno fa la nave cargo “Ever Given” vi si è incagliata.
Le immagini hanno fatto il giro del mondo, al punto di essere diventate anche oggetto di meme; ma le conseguenze del blocco causato dalla nave possono essere gravi per il commercio mondiale. Esse danno spazio ad un dibattito necessario e inevitabile sull’importanza dei cosiddetti chockepoints.

Cosa sono i Chockepoints?

I cosiddetti “colli di bottiglia”, sono degli stretti o canali artificiali costruiti in punti nevralgici del commercio globale; dei passaggi obbligati le cui rotte sono estremamente strategiche. Oltre al Canale di Suez, vi sono altri 7 punti di transito di tale importanza; come lo Stretto di Malacca nella penisola malese o il Capo di Buona Speranza in Sudafrica, o ancora il famoso Canale di Panama, per elencarne solo alcuni.

Tutti questi punti sono soggetti a continui rischi non solo di tipo “naturale”, ma anche dovuti ad attività criminali e terroristiche. Bab-El-Mandeb ne è un tipico esempio, si tratta dello stretto che si trova tra la penisola arabica e il corno d’Africa. In quest’area marittima, di fondamentale importanza perché collega di fatto l’Oriente all’Occidente, da anni è in corso una vera e propria guerra alla pirateria attraverso diverse operazioni militari condotte sia dall’Unione Europea e dalla NATO; sia dall’Unione africana che dall’ONU. Se si guarda, nello specifico, al Canale di Suez, quest’ultimo è responsabile del 7% del commercio mondiale di greggio e del 12% del commercio globale; ma il dato ancora più interessante, è che esso ha un impatto notevole sull’Italia; nel Canale di Suez per il nostro paese transita il 40% del nostro import-export, si tratta di una percentuale altissima.

Un rischio concreto in epoca di Pandemia

Quando si analizza il commercio mondiale, non bisogna dimenticare l’importanza delle catene di approvvigionamento. In particolare, la Pandemia del Covid-19 ha messo in luce in tutta la loro pericolosità; il rischio che un blocco delle Supply Chains può comportare, è su piano globale. Si pensi alle complesse campagne di vaccinazione che il mondo, in particolare l’occidente, sta affrontando; a quali conseguenze la mancanza di materiali, di beni e servizi di prima necessità, può portare.

Il tasso di rischio delle Supply Chains nell’epoca della globalizzazione sfrenata, non è esente da dibattiti sui grandi cambiamenti strutturali che l’economia sostenibile richiede, è stato infatti anche oggetto di discussione per la nuova amministrazione americana guidata da Biden, consapevole dell’importanza di avere sempre la garanzia degli approvvigionamenti strategici. Gli USA pensano ad un accorciamento e ad una diversificazione delle catene, grazie anche ad una sempre maggiore promozione del multilateralismo e degli accordi per blocchi regionali di libero scambio, una pratica che l’Unione Europea ha cercato più volte di portare avanti, ma che negli ultimi anni ha avuto un brusco arresto.

Lo sblocco di “Ever Given” e la ripresa della navigazione

Non è ancora possibile avere un dato concreto delle perdite reali per il commercio globale; quel che è certo, è che gli enormi ritardi, con più di 300 navi in attesa di navigare il canale, hanno fatto perdere per ogni giorno circa 9,6 miliardi di dollari, secondo una stima di Lloyd’s List. La ripresa della navigazione da ieri, in seguito allo sblocco di “Ever Given”, è sicuramente una notizia importante che permette di far rimettere subito in moto una delle catene più importanti al mondo, ma da oggi le Supply Chains non passeranno di certo in secondo piano.

Il mondo dovrà fare i conti con la ricerca di soluzioni sostenibili, alternative ai grandi stretti del commercio globale.
Il rischio delle potenziali perdite, può causare effetti disastrosi e in un mondo così connesso, dove le Pandemie potrebbero diventare una nostra costante minaccia invisibile, non è immaginabile trovarsi, di nuovo, impreparati dinanzi all’emergenza.

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