Sentirsi a casa. Questo è ciò che si prova immergendosi nel mondo di Inchiostro di Puglia, un’idea realizzata da Michele Galgano. Un progetto diventato ben presto aperto e che trova alimento dai racconti di chi questa terra la vive e che spesso è costretto a lasciare. Storie dall’inchiostro vivido, puro, che lascia il segno anche in chi pugliese non è. Michele dà vita ad uno spazio inclusivo in cui racconti, bellezze e particolarità di una terra sono in grado di intrecciare le vite di molti. E, inaspettatamente, supera e raggiunge chi è oltre i suoi i confini.
Viviamo in un periodo di estrema incertezza e in un contesto in cui sperare è divenuto tutt’altro che facile. In questa fase, utilizzando un modo di dire nostrano, con che testa si alza Michele Galgano?
È un periodo difficilissimo. Non è semplice neanche creare contenuti. Ogni giorno Inchiostro di Puglia riceve decine di lettere. Tantissimi fuori sede, moltissimi che vivono ancora in Puglia, persone che hanno chiuso la loro attività o, più in generale, chi vive un problema, mi scrivono come se fossi un amico. Ringraziano la pagina per i momenti di spensieratezza e di buon umore ed è quello il momento in cui mi rendo conto che il mio ruolo, nato per gioco, è diventato importante per tante persone. Cerchiamo di far sorridere, di divertire e di emozionare, ma il momento non è dei più semplici.
Una pagina fatta di meme, ilarità e storie commoventi. Ma come nasce Inchiostro di Puglia?
Nasce con tutt’altre premesse nel 2014, come prodotto di nicchia, con l’idea di parlare solo di letteratura.
All’epoca erano appena usciti i dati Istat che mettevano la Puglia all’ultimo posto in Italia, in quanto a numero di lettori. Da grande appassionato, volevo creare un blog che parlasse di letteratura a partire da autori e libri pugliesi. Insieme a librai, librerie e associazioni culturali abbiamo poi organizzato un evento, durante la giornata mondiale del libro.
È stata definita una delle più grandi notti condivise ed autofinanziate che sia mai stata fatta in Italia.
Il progetto ha portato alla pubblicazione del libro Inchiostro di Puglia, che ha raccontato la nostra terra attraverso le penne di 36 autori pugliesi, le cui storie erano ambientate nei più splendidi luoghi della Puglia. Tornando indietro lo definirei un progetto forte, capace di arrivare anche a chi non legge.
La svolta pop
Ad un certo punto c’è stato lo switch, quella io chiamo la svolta pop del progetto: dopo esserci dedicati alla promozione della lettura, l’idea è stata quella di far raccontare la Puglia, non più agli autori, ma alla gente comune. Persone normali, magari non brave a scrivere come degli scrittori, ma con tanto da dire e da comunicare. Così, la pagina è diventata un progetto aperto a tutti. Resta sempre Inchiostro di Puglia, ma con l’inchiostro dei nostri utenti.
Il cambiamento non è stato semplice: passare da argomenti prettamente letterari ad espressioni tipiche, ha portato molta gente ad allontanarsi. Tuttavia si è trattata di un’evoluzione naturale.
Inchiostro di Puglia è stato in grado di raggiungere moltissime persone. Qual è il segreto di questo successo?
Nonostante ci siano tante pagine che parlano di questa splendida terra, Inchiostro di Puglia è tra le più popolari, conosciute e condivise. Il motivo per cui è stata presa tanto a cuore penso che risieda nell’attenzione ai contenuti, nel non voler mai far polemica e nel non voler attaccare nessuno.
Nella pagina non ci sarà mai spazio per classiche battute che mettono il sud contro il nord. Sarebbe facile, ma non è quello che voglio fare, per una questione etica.
I numeri non sono tutto, ma quelli di Inchiostro di Puglia sono puri.
Le persone si riconoscono nei valori etici e nell’amore per questo territorio.
Le persone con le loro storie ti aprono le porte del loro mondo, dei loro affetti e, a volte, delle loro dolorose partenze. C’è una storia in particolare che ti porti nel cuore?
Dopo aver raccontato innumerevoli storie di fuori sede, mi rendo conto che si possa cadere nella retorica del meridionale incapace di adattarsi. Nonostante i risultati incredibili di queste storie molte persone commentano superficialmente, senza capire cosa ci sia dietro la storia di ognuno.
Partire per tanti non è una passeggiata: per alcuni è una sconfitta a livello psicologico perché vedono la partenza come un vero e proprio fallimento.
Confidarsi con Inchiostro di Puglia è come essere tra amici, aiuta a farsi forza, a coccolarsi ed a rincuorarsi di una condizione diffusa, non solo tra noi pugliesi.
Capita non di rado di cancellare commenti portatori d’odio perché, quando qualcuno mi affida una parte così intima di sé, cerco di tutelare la sua persona e la sua immagine.
Il tuo slogan “la Puglia è uno stato d’animo” è ormai divenuto un mantra. Cosa significa per te realmente?
È un modo di pensare e di vivere che racconta un mondo del tutto nostro che fuori dalla Puglia è difficile percepire.
Si riferisce al nostro umorismo, alla nostra capacità di sorridere alla vita, alla capacità di sdrammatizzare. Infatti, sulla pagina prendiamo in giro noi stessi, le nostre manie e i nostri modi di parlare.
Dietro un modo di dire sgrammaticato come ‘’abbottonati la gola’’ si nasconde un immaginario: un ricordo d’infanzia, la premura di una madre, la voce di una nonna.
Per alcuni questo significa promuovere un modo ignorante di parlare, in realtà chiunque segue la pagina ha tutti gli strumenti per capire l’ironia che c’è dietro.
È come se Inchiostro di Puglia fosse un dizionario regionale riportato in vita attraverso il social.
Ti vedi ancora lontano dalla Puglia e, nel futuro, come la immagini?
Non so.
Sono a Milano da ormai vent’anni, dove ho conosciuto la madre dei miei figli e dove ho creato legami solidi. Se non fossi mai partito, il progetto non sarebbe mai nato: Inchiostro di Puglia nasce dalla nostalgia che ancora oggi provo, nonostante mi sia ampiamente ambientato.
È anche vero che Inchiostro di Puglia mi permette di sentirmi meno lontano da casa per l’osservatorio privilegiato che mi concede.
Ricevo non solo racconti di persone in partenza, ma anche storie di progetti in corso che mi fanno immaginare una Puglia che si dia da fare e che faccia impresa.
Anche noi nel nostro piccolo contribuiamo con il nostro merchandising, prodotto interamente in Puglia, cercando di portare un po’ di movimento all’economia del territorio.
Guardando al futuro sicuramente mi piacerebbe una Puglia aperta, che parli di integrazione, che valorizzi le sue tradizioni, che incentivi il dialogo e rinneghi tutto ciò che sia chiusura.
Recuperiamo le cose belle.
A cura di Simona Francavilla & Angelo Ricco