Quando e come usare gli #adv? L’influencer Camihawke scioglie i dubbi e fa chiarezza sul digital advertising
Una combinazione di intelligenza, simpatia e bellezza, Camilla Boniardi – in arte Camihawke – è una tra le influencer più seguite del momento.
Propone contenuti originali e mai banali, esponendosi con la sua buona capacità di linguaggio su temi attuali.
Camilla infatti nel 2017 consegue la laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Milano.
Una delle ultime questioni su cui si espressa, è quella inerente agli #adv
Cosa sono e a cosa servono gli #adv?
Basta aprire le storie di Instagram per accorgerci con frequenza insistente l’utilizzo di questi hashtag: #adv o #ad sono la sigla abbreviata per advertising.
Gli #adv, utilizzati da influencer e co., segnalano una collaborazione tra parti, volta alla pubblicità di un determinato bene.
L’AGCM, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, raccomanda a VIP, creator e influncer l’uso di hashtag specifici per rendere più chiara e trasparente la partecipazione ad attività sponsorizzate e di influencer marketing.
A noi profani, è ancora poco chiaro il loro giusto utilizzo, così Camilla decide di fare un po’ di chiarezza.
Influencer, #adv e codici sconto
Che rapporto c’è tra codici sconto e #adv?
I codici sconto possono essere con o senza adv: ecco i tre casi.
1) Codice sconto SENZA il bisogno di segnalare l’adv.
L’influencer riceve un regalo inaspettato non richiesto e concordato, accompagnato da un codice sconto per i followers. In questo caso si può comunicare il codice aggiungendo la segnalazione #ragalo o #giftedby
2) Codice sconto che va segnalato CON adv.
L’influencer, all’interno di una collaborazione col brand, riceve anche un codice sconto da comunicare ai followers.
Esiste un contratto tra le parti che prevede la pubblicità del brand da parte dell’influencer.
Quest’ultimo riceve un compenso per la sua attività lavorativa.
In questo caso il codice sconto si segnala con adv e si condivide il codice.
3) Caso che va SEMPRE segnalato come advertising.
L’influencer riceve gratuitamente un bene materiale e insieme ha un codice sconto per i followers.
Questo regalo non è inaspettato ma concordato e regolato da un accordo.
L’azienda regala il bene se e solo se in cambio si offre visibilità alla merce tramite un tot di storie.
Questo è a tutti gli effetti un #adv e quindi posso comunicare il codice sconto ma accompagnato dalla segnalazione di adv.
Non è come si crede erroneamente un #giftedby o #suppliedby non perché pagano per quel post, ma perché regalano il bene in cambio di visibilità e accettando questo accordo, ho implicitamente accettato che il pagamento della presentazione consistesse nella fornitura gratuita del bene.
Questo perché fra le parti vi è un accordo, io:
– accetto di ricevere il bene materiale con valore economico che perdura nel tempo
– accetto di riceverlo in cambio di visibilità obbligatoria di qualsiasi natura (post storie blog etc).
L’adv si può segnalare anche senza hashtag?
Sì, può essere scritto con o senza # con l* purchè sia chiaramente riconoscibile! Non devi fare fatica a trovarlo e non deve essere camuffato.
Che succede se un’ influencer non mette l’hashtag #adv nei post quando viene pagato per farli? Cosa succede se non si rispettano le regole?
Va segnalato! C’è un’apposita sezione sul sito dello IAP oppure si può segnalare all’ AGMC, alle associazioni dei consumatori o anche al ministero dello sviluppo economico nei casi di giveaway illeciti.
Si possono ricevere dapprima sollecitazioni a comportarsi in modo corretto, modificando le diciture, fino ad arrivare a sanzioni anche molto salate!
Quando si usa supplied by? Cosa cambia rispetto ad adv?
Suppliedby si usa quanto ti viene offerto principalmente:
– un servizio (es pernottamento in una struttura, hotel, terme, visite museali etc)
– beni materiali che non rimarranno in tuo possesso (es vestiti che ti prestano ma che poi dovrai sostituire)
In entrambi i casi non devi aver percepito denaro altrimenti sarebbe adv!
Se una cosa è regalata, basta dirlo a voce o serve #gifted?
È richiesto che venga anche scritto! Anche perché, ad esempio, un consumatore sordo ha comunque il diritto di essere informato.
L’obiettivo è la trasparenza
Non deve mai essere una caccia alle streghe, continua Camilla. Si deve solo essere onesti e poi è concesso tutto.
Cerco di informare i consumatori perché io per prima lo sono e pretendo chiarezza da chi seguo, così come mi impegno a fornirla a chi decide di darmi fiducia.
La caccia alle streghe non è l’obiettivo che dobbiamo prefissarci, quello che bisogna fare invece è cercare di conoscere il web e le fattispecie che lo abitano.
Photocredit: @camihawke