Italia esclusa dalle Olimpiadi
La notizia ha del clamoroso ed è al contempo assurda. L’Italia rischia con ogni probabilità di essere esclusa dalle Olimpiadi di Tokyo 2021. L’ufficialità arriverà nella giornata di mercoledì 27 entro le 17:30 ma, secondo quanto pronosticato, il CIO sembra convinto nel procedere su questa strada.
Gli atleti azzurri qualora volessero partecipare dovranno farlo da indipendenti, senza inno e bandiera italiana. Casi analoghi si verificheranno con Russia e Bielorussia, anch’esse sospese dal CIO. Una macchia enorme, di cui lo sport italiano sta per coprirsi e che difficilmente verrà eliminata.
Italia esclusa dalle Olimpiadi: i motivi
Il caso nasce dalla Riforma dello Sport messa a punto dal primo esecutivo Conte (con il leghista Giancarlo Giorgetti sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo sport). Il Coni, il Comitato Olimpico Italiano, aveva già bocciato la Riforma con parere contrario.
Il Coni non dovrebbe essere riorganizzato mediante decisioni unilaterali da parte del governo. La sua governance interna e le sue attività devono essere stabilite e decise nell’ambito del proprio statuto. La legge non dovrebbe avere per obiettivo un micromanaging della sua organizzazione interna e delle sue attività. Le entità che compongono il Coni dovrebbero rimanere vincolate agli statuti del comitato, della Carta Olimpica e agli statuti delle organizzazioni sportive internazionali alle quali sono affiliate.
La parte contestata dal CIO e dal Coni stesso riguardava la divisione tra il Comitato olimpico e la ex Coni Servizi Spa, azienda che distribuiva i finanziamenti dello Stato per lo sviluppo dello sport nel Paese. In sostituzione alla Coni Servizi è subentrata la società pubblica Sport e Salute Spa, attualmente presieduta da Vito Cozzoli. Con la riforma inoltre il 32% delle entrate fiscali che derivano dallo sport e che lo Stato centrale versa al Coni vengono divise tra Coni e Sport e Salute a livello ministeriale.
Esiste una soluzione?
La soluzione c’è, ma non è detto che serva a risolvere la questione. D’altronde non è già bastata la controrifoma dello Sport, portata avanti dallo stesso ministro in carica Vincenzo Spadafora. Se l’Italia non garantirà autonomia al proprio apparato sportivo, il CIO non transigerà nella maniera più assoluta.
Resta ancora una possibilità, l’ultima: il premier Conte può ancora evitare la figuraccia globale, convocando entro domani un Consiglio dei Ministri, che approvi un decreto per risolvere la questione dell’autonomia del Coni. A dirla tutta, un decreto esiste già, ma rimane bloccato da ostruzioni politiche. Basterebbe approvarlo prima dei Giochi, per permettere al CIO di ritirare la sospensione in tempo.
Petrucci e Malagò
Il presidente del CONI e membro del Comitato Olimpico Internazionale, Giovanni Malagò, è così intervenuto ai microfoni di Radio anch’io Sport:
«Non credo che il Cio abbia già deciso ma è veramente grave. Siamo alla vigilia del 27 e i casi sono due: o non c’è la volontà o non c’è l’autorità. Siamo arrivati a un punto in cui il primo Comitato olimpico del mondo, con l’Italia G6 come risultati sportivi, deve essere umiliato e non è ancora stata data la completa autonomia al Coni, non so cosa costi»
Anche Gianni Petrucci, ex numero uno del Comitato Olimpico Italiano e attualmente a capo della Federbasket, ha parlato di una situazione grave:
«Siamo alla vigilia dell’esecutivo del 27 e i casi sono due: o non c’è la volontà o non c’è autorità. Non si è mai arrivati a un punto tale per cui il Comitato olimpico di un Paese che è ai primi posti nel mondo per risultati sportivi e olimpici debba essere umiliato perché ancora non si è data la completa autonomia al Coni».
L’Italia resta aggrappato ad un filo, quello di un decreto legge che potrebbe fare tutta la differenza del caso e risolvere il problema dell’autonomia. Qualora non dovesse arrivare entro il 27, l’Italia potrà avere altri due mesi di tempo per “sistemare la situazione”, ovvero fino al Comitato esecutivo del CIO in programma a marzo. Con l’augurio che i nostri atleti possano ancora una volta cantare l’inno, sotto la nostra bandiera.