Il 13 Aprile 1901 nasceva Jacques Lacan: psicoanalista, filosofo e psichiatra francese
Avete presente quell’amico che, sì vi è simpatico, ma “che fatica stargli dietro!”. Oppure la raccolta de “Alla ricerca del tempo perduto” di Proust nella libreria di cui pensate “Sì, la inzierò!… un giorno… forse”. Tutti abbiamo quel puzzle da 5000 pezzi regalatoci dieci anni fa – dalla zia meno preferita -, di cui pensiamo “Sarebbe bello farlo… però!”. E’ quel senso di profondo timore che si ha nei confronti delle opere imponenti. Ed è un po’ il sentimento che ho provato quando ho iniziato a scrivere di Jacques Lacan. Timore, rispetto e un po’ di sano “Ma chi me l’ha fatto fare?!”. Vediamo cosa ne esce; penso a “Inland Empire“ che non è soltanto un film di Lynch. Il filosofo francese di cui parlo ha dedicato la sua intera opera professionale al discernimento delle strutture che regolano l’impero della mente. Uno dei più controversi pensatori del ‘900 nell’ambito psicanalitico. Jacques Lacan, tra psicoanalisi e linguistica è stato sicuramente un elemento di spicco della corrente strutturalista e post-strutturalista a cavallo degli anni ’60 e ’80.
Il contesto culturale di Jacques Lacan: psicoanalisi e linguistica
Non solo la guerra fredda, l’indipendenza algerina, la nascita dei Beatles e dei Rolling Stones. Negli stessi anni la linguistica, la psicoanalisi e l’antropologia hanno vissuto un sorta di belle époque. Nei circoli culturali, tra i banchi universitari e nei luoghi d’incontro studentesco c’era un gran fermento. Sembra davvero strano scriverlo, vista l’atarassia culturale che viviamo e l’impossibilità di adunarci nelle aule: ma è stato davvero così. Sulla scia della lezione di Ferdinand De Saussure, profili del calibro di Noam Chomsky, Michel Focault, Pierre Klossowski e Gilles Deleuze catalizzavano la riflessione strutturalista tanto da influenzare gran parte degli aspetti culturali d’occidente: dalla critica cinematografica alla filosofia.
Elementi di Jacques Lacan, tra linguistica e psicoanalisi
In un contesto culturale così vivace, la lezione di Jacques Lacan (raccolta nei suoi “Seminari”) è una delle più discusse e importanti. Laureato in medicina, specializzato in psichiatria e interessato alla psicoanalisi, Lacan propone una delle teorie più interessanti sulla natura e sul funzionamento dell’inconscio: secondo l’intellettuale francese, l’inconscio è strutturato esattamente come il linguaggio e, come quest’ultimo, funziona tramite una rete logica fatta di significanti. Un altro elemento fondamentale di questa teoria risiede nel concetto di pulsioni, elemento focale recuperato dall’esperienza di Sigmund Freud, come testimonia l’analisi che effettua nel Seminario XI. Nello stesso volume Lacan definisce le pulsioni come “[…] qualcosa che ha un carattere d’irreprimibile anche attraverso le repressioni – d’altronde, se ci deve essere repressione è perché c’è qualcosa al di là che spinge”. La sintesi teorica che influenza l’analisi clinica lacaniana è la seguente: non esiste un’esperienza umana che sia lontana dalla parola, dunque, la “parola” è oggetto e cura della psicoanalisi.
Critiche, esperienza e retaggio culturale
Una riflessione così audace non poteva che essere divisiva. La difficoltà interpretativa dei suoi spunti non rende l’oggetto lacaniano un argomento di semplice esposizione. Anche la materia di studio rende Lacan un profilo spigoloso per i nuovi lettori: rivolto, infatti, all’Altro, non all’io e, piuttosto, al sé, risolvendo la storia del soggetto nel nulla.
Tra i suoi oppositori vale la pena di citare il filosofo esistenzialista Martin Heidegger. Proprio quest’ultimo è stato citato da un seguace e interprete del pensiero lacaniano: Carmelo Bene. Nel famoso programma TV “Uno contro tutti” di Maurizio Costanzo, l’attore salentino intervistato sulla materia ontologica rispose in maniera iconica:
120 anni dopo Lacan
Nel 2021 la lezione del filosofo francese è ancora un oggetto di studio elitario ma senza dubbio interessante. Trattare in un articolo l’intera esperienza lacaniana è cosa impossibile. Ed è molto complicato esporne concetti e teorie in modo semplice ed esaustivo. Nei suoi Seminari non mancano spunti di interesse incredibile: sulle Psicosi nel volume III, l’indagine sull’inconscio nel volume V o sull’esplorazione degli scritti di James Joyce nel volume XXIII. La storia ci ha consegnato un profilo schivo e difficile; ma anche un gigante tra gli intellettuali, destinato ad avere un’enorme influenza per chiunque si affacci al mondo psicanalitico: 120 anni fa nasceva Jacques Lacan e a quarant’anni dalla sua scomparsa il dibattito critico ne sente ancora la mancanza.