José Mourinho sarà l’allenatore della Roma per la prossima stagione; come si inserirà nelle dinamiche della Città Eterna?
I tifosi della Roma sono in delirio, il web è impazzito, il titolo in Borsa dei capitolini schizza a +26%. Gli unici a tirare un sospiro di sollievo, dopo essere stati in stato di shock per un paio d’ore, sono gli interisti. Ma cos’è successo?
José Mourinho allenerà la Roma nella stagione 2021/2022. La notizia ha colto tutti di sorpresa, l’annuncio della società giallorossa era del tutto inaspettato. Qualche settimana fa mi sono chiesto quali punti in comune ci fossero tra calcio e filosofia, tra filosofi e allenatori e, analizzando la personalità dell’allenatore portoghese, stamattina mi sono chiesto: come si inserirà José Mourinho nella storia di Roma?
La conferenza stampa di presentazione
José Mourinho, ormai 13 anni fa, si presentò all’Inter e all’Italia con una frase che si è andata a scolpire immediatamente nella cultura popolare calcistica e non:
Io non sono pirla!
Dal Vangelo secondo José
Per continuità narrativa ci aspettiamo che si presenti a Roma con un’espressione idiomatica romanesca. Il dizionario romanesco è pieno di espressioni colorite che vorrei sentir essere pronunciate con quel canzonatorio e marcato accento portoghese. Io propongo:
- Ad una possibile domanda sulle sue non esaltanti ultime esperienze: “Io non sono vecchio come er cucco“
- Domanda sullo Scudetto (l’ultimo a Roma l’ha vinto Fabio Capello): “Stai a guarda’ er capello“
- Ad una possibile domanda su Edin Dzeko (possibile partente e famoso per la sua indolenza): “Je pesa er culo“
La rifondazione dell’Impero Romano
Se Mourinho fosse un libro, sarebbe “L’arte della Guerra” di Sun Tzu. Ha costruito la sua intera carriera sul dissenso e sugli scompensi, sui nemici da combattere per la sopravvivenza della specie mourinhana. E la storia di Roma ne sa qualcosa delle guerre. Ecco, ora immagino José per le strade di Roma a reclutare i centurioni promettendogli cacio e pepe e carbonara per andare alla conquista del Mediterraneo. Che la UEFA o la fu Superlega inizino a temere José Gaio Mourinho e il suo esercito giallorosso: Giulio Cesare non aveva le radio romane, José sì. Si vis pacem para bellum.
Il dualismo con il Papa
Duemila anni dopo, iniziano di nuovo le persecuzioni ai danni dei cristiani. Un nuovo culto c’è in città: i fedeli di Mourinho. L’ego del portoghese investirà i fedeli e non potrà che mettere in discussione l’autorità del Papa.
Nelle televisioni saranno mandate in onda, in contemporanea, l’omelia di Papa Francesco e la conferenza pre-partita del portoghese. Nel Vaticano verrà istituito un concilio ecumenico settimanale che faccia da negativo alle riunioni in spogliatoio dei giocatori della Roma. Si prospetta una Guerra Santa tra il vecchio e il nuovo mondo.
PS. Si dice che in città si stiano già raccogliendo degli apostoli volontari con l’intento di redigere un nuovo Vangelo con tutte le massime di José Mourinho.
Il remake de “La grande bellezza”
Jep Gambardella voleva avere il potere di far fallire le feste? Beh, si metta l’anima in pace. C’è un nuovo protagonista in città. Paolo Sorrentino ci dovrà risparmiare i suoi campi larghi su Roma e iniziare a spostarsi verso i campi di Trigoria. Probabilmente sarà il portoghese ad avere le chiavi di Roma, quindi per poter ammirare la bellezza della Città Eterna ci sarà il bisogno di scomodare l’allenatore della Roma. Poi un film sulla storia di Roma, forse, è ora di farlo. Magari con un’impronta più realistica e pragmatica. Quale occasione migliore, se non quella di scritturare Mourinho?
José Mourinho allenatore della Roma: un bene per tutti
Deliri a parte, la notizia del ritorno di Mourinho in Italia non può che far piacere a tutti. A guadagnarne è l’appeal del campionato di Serie A che riverserà una luce migliore tutto il sistema calcistico italiano. Gli appuntamenti di interesse con Mourinho in Italia, saranno davvero tanti: dal ritorno a San Siro contro l’Inter, passando per la guerra infinita alla Juventus, arrivando allo scenario del derby con la Lazio. Il portoghese torna in Italia nel momento peggiore della sua carriera, è vero. Ma resta comunque il miglior allenatore dei primi 15 anni degli anni 2000. A Roma con un ambiente incandescente, pronto ad ergerlo come guida tecnica e spirituale, con una società affamata e ambiziosa ed un gruppo squadra che non vede l’ora di vincere, potrà rilanciare la sua carriera. Seppur nell’ultima fase della sua carriera di allenatore, bentornato José!