A cosa serve, al giorno d’oggi, studiare il latino?

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La lingua latina non è mai davvero “morta”, anzi sopravvive nel nostro quotidiano

Molti ragazzi hanno a che fare quotidianamente con lo studio della lingua latina.
La materia, di certo, non è semplice.
Imparare a tradurre e memorizzare, tutta la complessa grammatica della lingua latina, richiede davvero molto impegno e può risultare ostico.

Il risultato è che, senza un attento studio, il latino può divenire un incubo tanto da indurre molti studenti a chiedersi: che senso ha studiare una lingua morta?
A questa domanda corrispondono una lunga serie di risposte efficaci che, negli anni, hanno spiegato come, tale materia, fosse ritenuta indispensabile.

Che cos’è il latino?

Il latino, è una lingua indoeuropea.
Appartiene, quindi, ad una famiglia linguistica che conta al suo interno, oltre che alcune lingue asiatiche e del Medio Oriente, una buona parte di lingue europee.

L’Impero Romano aveva come lingua ufficiale proprio il latino, dal quale sono poi nate tutte le lingue romanze, tra le quali ricordiamo: lo spagnolo, il catalano, il portoghese, il francese e, anche, l’italiano.

Da ciò possiamo, facilmente, dedurre come studiare la lingua latina significhi studiare anche l’origine della lingua italiana.

Latino e italiano, due lingue così vicine

L’italiano nasce proprio dal latino volgare, ossia il latino parlato, differente, per diversi aspetti, dal latino letterario.

Questo vuol dire riconoscere tutte le strutture grammaticali e tutto il lessico, che la nostra lingua ha ereditato dal latino.
Affermare che approcciandoci alla lingua latina, studiamo anche le origini dell’italiano, è un concetto di “origini” inteso in senso lato.

La lingua latina: quanto di “ieri” sopravvive “oggi”

Quando studiamo il latino, nell’atto della traduzione di autori classici, ci rendiamo conto di quanto ciò che viviamo oggi; dal punto di vista sociale, soprattutto, non è così dissimile, da ciò che si viveva in passato.

Se poniamo l’attenzione sui poeti latini, possiamo notare quanti loro versi siano stati presi di ispirazione da tantissimi poeti italiani e non proprio perché ritenuti sempre attuali.
Sfido chiunque ad affermare di non aver mai provato nella vita un sentimento contraddittorio per qualcuno, un insieme tra forte amore misto all’odio, per le sofferenze patite.
Ebbene Catullo, vissuto tra l’84 e il 54 a.C, scriveva proprio “odi et amo”, rendendo esplicito, in una piccola formula, un sentimento ossimorico che tutt’oggi, molti di noi, hanno provato.

Come dimenticare, il famoso “carpe diem” di Orazio, poeta nato nel 65 a.C, che, con il suo “cogli l’attimo”, ha oltrepassato secoli e secoli ed è giunto, fino a noi, con il suo insegnamento di vita che moltissime persone si sono anche tatuate sulla pelle.

L’importanza di avere una morale

Inoltre, chiunque abbia studiato il latino, ha sentito certamente parlare del Mos Maiorum (costume degli antenati).
Esso è l’insieme delle virtù ritenute fondamentali, nella civiltà romana, le quali erano state adottate dagli antenati e dovevano essere portate avanti, dalle successive generazioni.

Studiando il latino, ci si rende costantemente conto di quanto fosse fondamentale il concetto di moralità, di quanto le virtù fossero ritenute indispensabili. Non meno importante, la lealtà e l’amore per la patria, in nome della quale era sempre celebrato lo slancio eroico.
Mai tralasciato, inoltre, il senso di collettività, richiesto al popolo e che proprio ora, in questo periodo storico così difficile, ci sembra fondamentale.

Le critiche verso le “nuove generazioni”

Nonostante la continua esortazione ad una vita fatta di moralità, quante volte abbiamo letto passi in cui alcuni autori latini, lamentavano le “nuove generazioni”, accusandole di aver rovinato la civiltà romana allontanandola dalle giuste virtù?

In questo particolare aspetto, cosa differenzia i giorni nostri dall’epoca dell’Impero Romano?
Non siamo forse abituati, anche noi, ad ascoltare adulti ed anziani, affermare: “i tempi non sono più quelli di una volta” o la sempreverde affermazione: “gioventù bruciata”?

Allenare le proprie capacità logiche e mnemoniche

Non bisogna dimenticare che lo studio del latino, allena anche le capacità logiche e mnemoniche.
Infatti, per certi versi, il latino si può avvicinare anche alle materie scientifiche, per l’approccio logico che richiede nella fase di traduzione.

La lingua latina: una lingua che sopravvive

Tirando le somme, giunge il momento di fare un’osservazione.
La lingua latina è definita “morta” poiché, semplicemente, non è più parlata.
Ma, a dirla tutta, il latino sopravvive costantemente in molte lingue odierne, che utilizziamo quotidianamente.
La lingua latina ci parla delle nostre origini, di ciò che è stato e ancora è.
Proprio per questo, non possiamo definirla morta, perché al contrario, fortunatamente, sopravvive.

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