La Partenope Sant’Antimo si ferma ad un passo dalle finale

La Psa si arrende nel secondo tempo e cade a Nardó 89-74

La Psa si arrende: con la vittoria della Scandone Avellino sul parquet della Virtus Pozzuoli nell’ultimo turno del girone Q della Supercoppa del Centenario di Serie B, la Psa è finita prima del girone, in virtù della decisiva vittoria al PalaPuca contro la Virtus Arechi Salerno. 

A Nardó primo tempo equilibrato, poi la spuntano i pugliesi 

Sant’Antimo è costretta a rincorrere ad inizio gara (8-2), ma al 7’ è avanti 12-15 con Carnovali e Sergio. Al 10’ i viaggianti sono avanti 24-26.
Nel secondo quarto la formazione di coach Patrizio trova il +8 (38-46) con un grande Filberto Dri (25), ma negli ultimi 3’ i padroni di casa accorciano fino al 47-48 del 20’ con Dip e Petrucci. Dopo l’intervallo i pugliesi trovano il +4 con Enihe, mentre tra i campani monta il nervosismo a fronte di alcune discutibili decisioni arbitrali. Al 27’ si sblocca la Psa con (61-58), poi con Petrucci e Burini la formazione allenata da Quarta prende il largo al 30’ (68-58). Nel quarto finale Coviello e compagni toccano il +18. Sant’Antimo prova la disperata rimonta con Milosevic e Dri, ma non basta. Finisce 89-74.



Le parole nel post partita di Vittorio Di Donato 

“Da questa partita volevamo indicazioni sul nostro stato a due settimane dall’inizio del campionato – dice il GM Vittorio Di Donato – siamo contenti dell’approccio alla gara contro un’avversaria così forte, nel primo tempo la squadra ha seguito esattamente il piano partita. Nella seconda metà del terzo quarto sono poi stati bravi loro a portarci fuori dai nostri giochi, la squadra si è un po’ disunita e ci siamo innervositi. Sappiamo di poter fare meglio di così, abbiamo margini, ma siamo sulla strada giusta”.
Parole colme di ottimismo quindi, quelle di Di Donato. Speriamo allora che davvero la strada intrapresa sia quella giusta!


Photo Credit: @Partenope Sant’Antimo Psa

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STEFANO POPOLO

CEO & Founder

Classe 1993, fondatore di Ambasciator e giornalista pubblicista.
Ho pensato al nome Ambasciator per raccontare fedelmente la storia delle persone, come strumento e mezzo di comunicazione senza schieramenti. Ambasciator, non porta penna.

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