Tra le pratiche e le usanze del passato, ne troviamo una particolarmente affascinante per simpatia e stravaganza: la sigaretta cu o sfizio
Da sempre Napoli è stata la capitale del contrabbando di sigarette. Una vera e propria illecita attività commerciale in cui talvolta la fantasia ha superato di gran lunga l’immaginazione: come nel caso della sigaretta cu o sfizio.
Nell’immediato dopoguerra, all’angolo del Cavone c’era una donna bruna, non molto giovane ma avvenente, e alta, con lunghe gambe ben fatte, mostrate oltre le ginocchia con un sapiente gioco della gonna, un’attrattiva non indifferente. Per l’altezza la chiamavano Maria ‘a longa.
Aveva un seno molto ammirato e vendeva sigarette di contrabbando. Al fine di ingannare i finanzieri, le vendeva sciolte, traendole dai pacchetti e ponendole nella sua generosa scollatura. Così tratteneva una decina di sigarette e le offriva con un’allettante particolarità.
Al compratore, che fosse bello o brutto, giovane o vecchio, concedeva di metterle la mano tra i seni e prenderle. In tal modo, con un piccolo aumento di prezzo gli avventori compravano sigarette prendendosi un gusto aggiunto.
Ogni sigaretta comprata in quel modo, fu detta sigaretta cu o sfizio.
Così Maria ‘a longa diventò la venditrice più popolare di Napoli e fece scuola perché il suo metodo fu copiato da altre donne senza vergogna.
C’erano compratori assidui che se ne beavano molto e venditrici che inseguivano i più audaci e insistenti, ma era tutta una scena.
In un tempo in cui il contrabbando delle sigarette dava da vivere a molte famiglie, la necessità incontrava il folklore divenendo facce della stessa medaglia.