Nel giorno in cui ricorre la Presa della Bastiglia, Lady Oscar ci ricorda i valori dell’emancipazione e della libertà
Ogni anno, la tragica morte di Lady Oscar viene celebrata su Twitter grazie all’hashtag #LadyOscar. Un modo, senz’altro originale, per onorare la Presa della Bastiglia, avvenuta a Parigi il 14 luglio del 1789.
Questa data, infatti, per molte generazioni non rappresenta più soltanto l’inizio della Rivoluzione francese ma anche il giorno in cui, Oscar François de Jarjayes, sacrifica la sua vita per consentire al popolo di conquistare il simbolo dell’oppressione in Francia. E poco importa, se tanto Lady Oscar quanto il suo amato Andrè, sono personaggi inventati e di fatto mai esistiti nella realtà.
Nell’immaginario collettivo, Oscar rappresenta il simbolo dell’emancipazione femminile. Eppure il personaggio che ha ispirato Riyoko Ikeda nella creazione di Oscar è, in origine, un uomo: Pierre-Augustin Hulin. Quest’ultimo, da fedele servitore di Maria Antonietta, diventa rivoluzionario guidando i parigini nell’assalto alla fortezza.
Solo alcune insicurezze sul suo stile spingono la Ikeda verso la creazione di una protagonista femminile. Decisiva in questa scelta, è la scoperta che molte donne dell’epoca preferivano vestirsi da uomo.
Il resto poi è storia nota. Oscar, viene tirata su da un padre che avrebbe voluto avere un figlio maschio e che proprio in tal modo, decide di crescere sua figlia. Siamo dinnanzi all’estremo contrasto che afferma Oscar come la donna che, citando la sua stessa autrice : “ha sacrificato la sua infanzia e i suoi sogni. Per questo colpirà al cuore di tutti”.
Non meno importante, per il pubblico appassionato, è la data del 13 luglio del 1789. Ricorre infatti la morte di Andrè, scudiero da sempre innamorato di Oscar, che vede solo prima di morire il suo amore ricambiato. La scena in cui la donna confessa ad Andrè che sarebbe diventata sua moglie, si conclude con le parole di lui che consegnano alla storia del genere l’opera di Ikeda:
“Oscar? Perché stai piangendo? Perché forse sto per morire? Hai ragione, io non posso morire adesso. La nostra felicità è appena incominciata. Ora che l’amore ci unisce. Forse noi riusciremo a vivere in un mondo migliore“.
Una scena degna del miglior dramma cinematografico e che, a distanza di quasi 30 anni, simboleggia l’amore vero, tangibile e concreto, perciò eterno.