Il lavoro e i giovani – in Italia – sono due ambiti che mai sono riusciti ad incastrarsi tra loro: che sia per scelte politiche, pensieri diversi o gap generazionale, le difficoltà persistono da decenni.
Le nuove generazioni, dopo anni di denunce di sfruttamento, hanno deciso di alzare la voce: cominciando a dire basta ad una politica di sfruttamento e di disinteresse.
Basta buste paga misere, basta tirocini infiniti, basta extra non retribuiti e nemmeno considerati tali, basta giocare con la loro dignità. La voce è forte ed è sacrificio: non lavorare significa non guadagnare, di conseguenza non potersi permettere alcunché.
Ma è giusto vendere la propria dignità per meno di 4/5 Euro l’ora?
Il lavoro e i giovani in Italia: le percentuali sulla disoccupazione
Una leggera ripresa sul punto di vista lavorativo per gli over 35 si è vista in Italia a partire dallo scorso agosto, con qualche contentino per gli over 25. Il problema, però, è al di sotto di quest’ultima soglia – categorizzata dalla politica nazionale come “nuove generazioni”.
Le fughe di cervelli – fenomeno decennale e piaga del nostro paese – sono specchio di una gestione misera che prepara poco e tutela zero: andare via conviene.
La disoccupazione per le nuove generazioni e le loro buste paga: il paragone con la media Europea
Le nuove generazioni, quindi gli individui con età compresa tra i 15 e i 24 anni, vedono la loro percentuale di disoccupazione al 31,8% – il doppio della media europea, salda al 15% (calcolata al Luglio 2018).
Il tasso di occupazione, invece, è al 17,7%. Le buste paga – inoltre – sono circa 800 Euro per gli under 30; mentre il 12,4% dei giovani che lavorano è a rischio povertà.
Considerando che un appartamento in affitto porti via metà dell’ammontare, la domanda diviene lecita: perché un ragazzo in difficoltà economica dovrebbe lasciarsi consumare da un rapporto lavorativo di sottomissione, quando può guadagnare lo stesso con il reddito di cittadinanza (ammontare massimo di quest’ultimo: 780 Euro).
Ciò che è sconcertante è l’andamento generale Europeo: il treno dell’Europa viaggia a velocità uguale e contraria a quello italiano. Di fatto – la disoccupazione giovanile nell’UE è ai minimi storici da circa 10 anni (14,8%). I presupposti per un allarme ci sono, ma l’interesse politico nazionale volge ad altro.
Come se il futuro non riguardasse tutti.
L’Italia viaggia controcorrente
Il problema del gap generazionale – quindi la disparità fra gli stipendi percepiti fra i lavoratori giovani rispetto ai colleghi senior – è esponenzialmente aumentato negli anni di recessione della crisi del 2008. Noncuranza, mala gestione e sprechi protratti nel tempo hanno portato ad un‘insofferenza generale giovanile – con tanto di accezione negativa del lavoro da parte di questi ultimi.
Chi viaggia all’estero e conosce altre realtà, scopre come tutto il resto giri e funzioni, chiedendosi il perché in Italia vada tutto al contrario. E si chiede – inoltre – se abbia senso ritornare a vivere quella strana sensazione di (s)fortuna di essere un giovane in Italia.
I giovani ed il lavoro in Italia sono il futuro, e quest’ultimo è di interesse comune
La speranza è che questa tendenza possa invertisti, visto che il futuro di domani dipende dalle scelte di oggi. E se non c’è un oggi, difficilmente ci sarà un domani.
La politica nazionale riuscirà ad introdurre un sistema lavorativo e retributivo tale da convincere le nuove generazioni che non tutto è perduto?