Un nuovo trattato internazionale contro le minacce sanitarie?
I Leader mondiali lo sanno bene. La pandemia ha lasciato un segno indelebile in tutti i paesi del mondo; pensare che la comunità internazionale non faccia tesoro della tragedia che ancora oggi viviamo è inimmaginabile. É evidente che le minacce sanitarie rischiano di diventare anche più pericolose delle guerre in un sistema internazionale così globalizzato; dove la diffusione dei virus appare essere fuori controllo.
L’iniziativa
I leader mondiali lo hanno capito, è per questo che si sono uniti nella promozione di un nuovo trattato internazionale sulla cooperazione nella lotta alle minacce sanitarie. Iniziativa promossa dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel e dal Presidente francese Emmanuel Macron, alla quale hanno preso parte anche paesi leader del “mondo in via di sviluppo” quali il Sudafrica e l’India, per un totale di circa 20 leader mondiali. L’OMS ha accolto con favore l’idea di un rilancio della cooperazione in questo settore; del resto è evidente che è proprio a causa dei ritardi di quest’ultima nella gestione dell’emergenza (soprattutto nella prima fase) che il Mondo è sprofondato in una crisi senza precedenti dalla seconda guerra mondiale.
Prevenzione, prontezza ed efficacia
Negoziare un nuovo trattato in questo settore, significherebbe rivedere la capacità di prevenire ed affrontare le minacce sanitarie con prontezza ed efficacia. La ratio che guida la proposta è chiara; la pandemia del Covid-19 ha dimostrato quanto siano poveri e inefficienti l’isolazionismo ed il nazionalismo dinanzi ad un nemico invisibile quale è un virus. Il mondo non può combattere tali minacce attraverso gli individualismi; è una guerra che può essere vinta solo attraverso la cooperazione e la lealtà reciproca. Non esiste schieramento politico o interesse nazionale che prevalga dinanzi ad un problema così globale e comune a tutti.
Gli egoismi ed i conflitti ritardano la fine dell’emergenza
Se nella prima fase dell’emergenza era prevalso uno spirito di apparente solidarietà tra i paesi, interni ed esterni al mondo occidentale, con l’inizio delle campagne di vaccinazione sono emerse tutte le conflittualità e gli egoismi derivanti dall’interesse nazionale.
Da un lato un preoccupante ritorno di una Russia prepotente che potrebbe usare la promozione del suo vaccino “sputnik“ come un tentativo di riacquisire un’importante influenza sull’Est europeo; mettendo così in crisi un rapporto già complesso tra il cosiddetto visegrad e l’Unione Europea. In verità, la questione può anche essere letta al contrario, come un eccessivo pregiudizio ed allarmismo europeo su un semplice tentativo di tendere la mano all’Europa da parte del gigante euroasiatico; solo il tempo ci darà una risposta. Dall’altro lato emergono con chiarezza i primi conflitti tra l’Unione Europea e Regno Unito; dopo l’apparente pax raggiunta dopo l’accordo sulla brexit, non sono mancate le prime tensioni sulle vaccinazioni (in particolare la questione del blocco sugli export del vaccino AstraZeneca).
Un mondo diseguale anche dinanzi ad una tragedia globale
La pandemia ha ulteriormente messo in evidenza le forti e crude diseguaglianze tra i vari blocchi regionali.
Da un lato l’America Latina, la quale ha pagato più di tutti un’inadeguatezza ad affrontare minacce di tale portata e vive ancora oggi una situazione tragica; campagne di vaccinazione che proseguono a rilento e crisi politiche che complicano enormemente una rapida via d’uscita. Dall’altro, l’Africa è l’evidenza, ancora una volta, che prevale la sicurezza di chi può e non di chi non può.
Se però, per le ragioni economiche e politiche, la diseguaglianza è una questione più complessa che andrebbe affrontata strutturalmente (è difficile immaginare, ahimè, una soluzione definitiva a tali problemi intrinseci nella natura umana), come si è già detto, le minacce sanitarie non hanno schieramenti politici; è interesse di tutti mettere in sicurezza chiunque per uscire fuori dalle emergenze.
Riscrivere o riformare?
Bisogna, certamente, accogliere con molto interesse ed ottimismo la proposta di negoziare un nuovo trattato internazionale in questo settore; ma servirebbe anche e soprattutto una riforma seria dell’OMS e, in generale, della cooperazione strutturata in materia sanitaria. L’OMS è sempre stata un’organizzazione particolare nell’ambito delle Organizzazioni internazionali. I poteri che le sono concessi e l’influenza politica (che non è un segreto) che la guida, sono anche stati le sue maggiori debolezze.
Il mondo si è svegliato dal sonno profondo dettato dall’eccessivo ottimismo in materia sanitaria, soprattutto durante la guerra fredda. Si è finalmente reso conto, dopo la tragica pandemia che stiamo vivendo, che non può mettere in secondo piano la sicurezza sanitaria; non serve avere un organismo internazionale eccessivamente politicizzato; serve una riforma strutturale profonda che permetta, realmente, al mondo di reagire alle future emergenze in modo rapido, tempestivo ed efficace sul piano globale.