Ritrovare il nostro “centro di gravità permanente”
Mindfulness: basta parafrasare Franco Battiato e riflettere sul fatto che ad ognuno di noi è capitato di affrontare fasi di stand by e dover ritrovare la via.
Momenti di profondo sconforto, dovuti alle improvvise tempeste nella vita: qualunque sia la loro entità, ci costringono sempre a tirare il fiato.
Bisogna iniziare un percorso di ricerca d’equilibrio, tutt’altro che semplice, affrontando varie tappe.
Centrarsi come persona
Il mettere ordine negli equilibri delicati della nostra vita, non è cosa semplice; è una sfida che richiede tempo, apertura mentale e soprattutto consapevolezza su cosa dobbiamo lavorare, per non farci affondare dalla zavorra che, all’improvviso, appesantisce la nostra anima, e dell’attimo vissuto nel presente.
Uno strumento utile, che consiglio, per affrontare al meglio tale compito è la tecnica di meditazione mindfulness, alleata preziosa per aiutarvi a iniziare il meraviglioso, ma difficile viaggio per recuperare se stessi.
Possiamo immaginare di proseguire seguendo una sorta di vademecum, con qualche consiglio e una sorta di “Bignami” di ciò che potrebbe tornarvi utile.
Si inizia con la parte noiosa, ma che è utile per inquadrare il contesto.
Cosa è la mindfulness?
È una tecnica di meditazione, incentrata sul respiro, che costruisce un ponte tra Oriente e Occidente, coniugando le indicazioni del buddismo, eliminandone le implicazioni religiose, con quella della nostra psicoterapia, allo scopo di portare l’attenzione del soggetto – in maniera non giudicante – verso il momento presente.
Tale tecnica è frutto di un percorso iniziato con gli studi pionieristici di Jon Kabat-Zinn, un biologo e professore della School of Medicine dell’Università del Massachussets che, a partire dal 1979, ha sviluppato un protocollo, per introdurre la meditazione di consapevolezza come intervento in contesti clinici.
Il punto focale della sua riflessione è alquanto semplice: l’approccio olistico, quello che i latini definivano “Mens sana in corpore sano”.
In parole povere, se l’attività fisica contribuisce ad alleviare lo stress, a eliminare l’ansia e ad attenuare i sintomi della depressione, al contempo la meditazione, ripristinando l’equilibrio psicologico della persona, migliorerà, quindi, la sua salute.
La cosa è meno bizzarra di quanto possa apparire a prima vista; sia l’attività fisica, sia la meditazione agiscono, in maniera differente, sui livelli di serotonina e di endorfina presenti nel nostro organismo.
Il termine ed il suo significato
Il termine è la traduzione di “sati” che in pāli, la lingua indiana in cui furono codificati gli insegnamenti della più antica scuola buddista intorno all’80 a.C., soprattutto la theravāda, e significa piena consapevolezza e presenza mentale.
Nella tradizione buddhista la samma sati (“retta consapevolezza”) è una delle vie dell’ottuplice sentiero, lo strumento con cui ci si emancipa dal dolore di vivere, e consiste nella capacità di mantenere la mente priva di confusione, non influenzata dalla brama e dall’attaccamento. Per raggiungere tale scopo, è stata sviluppata nel tempo una specifica tecnica meditativa, la vipassanā.
Un saggio monaco buddista definirebbe la vipassanā in un modo assai poetico come “Il rallentare con un cuneo la bhavacakra, la ruota del divenire“.
Un neuroscienziato, in maniera assai meno suggestiva, parlerebbe di default mode network.
Una persona semplice, parlerebbe di bloccare, concentrandosi sull’attimo presente, l’ossessione che spinge a rimuginare a oltranza sui propri errori, avvelenandosi l’esistenza.
Nel concreto, come si svolge la meditazione mindfulness?
È più facile farlo, che descriverlo.
Per prima cosa, è banale, ma è sempre utile ripeterlo, cercare una posizione comoda che favorisca conforto e concentrazione; poi è necessario porsi un obiettivo su cui lavorare.
Se soffrite di disturbi del sonno, rimuginio mentale, pensieri persistenti o emozioni forti, potete concentrare la vostra meditazione sul risolvere queste determinate problematiche.
Infine, cercate un suono o un profumo che vi richiami immagini positive
Fatto questo siamo pronti a iniziare la meditazione. Questo è un momento molto intenso e si divide in tre parti, una sorta di ciclo.
La prima parte è incentrata sul respiro
Attraverso la respirazione lenta e modulata, si prende coscienza dell’attimo presente e del proprio corpo, mandando al nostro cervello un messaggio di fluidità e benessere, recuperando il controllo delle nostre funzioni vitali, che l’ansia ci offusca.
La seconda parte è invece concentrata sull’esposizione
Affrontare i pensieri che provocano malessere non significa negarli, ma accoglierli e accettarli. Nel momento in cui li riconosciamo come parte del nostro essere, che contribuiscono ciò che siamo, il nostro corpo e la nostra mente non li percepiscono più come un pericolo e una fonte di disagio.
Infine, si ritorna alla respirazione
Una volta preso atto della zavorra che appesantisce il nostro io, il ritorno al respiro ci ricorda di tornare al momento presente e far fluire tutte le scorie mentali inutili. Proprio questa liberazione, è ciò che ci dona serenità.
Aprite quindi gli occhi guardatevi, allo specchio e con amore sorridete ai vostri difetti. Ricordate sempre: siamo esseri umani, non siamo perfetti, ma sempre perfettibili.