Il 23 settembre è la giornata mondiale dedicata al linguaggio dei segni, un’occasione importante per ricordare quanto sia fondamentale la facoltà di ascoltarsi
La giornata mondiale del linguaggio dei segni rientra nell’ambito della settimana internazionale del sordo. La LIS, o lingua dei segni italiana, non è una forma alternativa di italiano. Il linguaggio dei segni è una lingua a tutti gli effetti, una lingua che si fonda su presupposti diversi ma altrettanto densi di significati. Come l’italiano, è dotato di proprie regole grammaticali, sintattiche e morfologiche, che nel tempo hanno subito modificazioni e adattamenti. Il canale comunicativo, quello gestuale visivo, lo rende immediato tanto quanto la parola. Perché allora la volontà di impararlo è così poco diffusa? Come mai carenze evidenti nel sistema pubblico sono così poco segnalate?
La particolarità di quest’anno
Lo scorso 19 maggio la Repubblica italiana ha riconosciuto la Lingua dei segni italiana. È un grande risultato se si pensa a quanto sia importante tentare di affrancare la conoscenza di questo linguaggio dalla condizione di necessità obbligata, e renderla invece aperta a tutti.
Le persone sorde sono circa 72 milioni in tutto il mondo, facilitare loro l’inclusione nella comunità non è un aspetto che va sottovalutato.
La prima Giornata Mondiale del Sordo é stata organizzata il 28 settembre 1958 dall’Ente Nazionale Sordi e nasce allo scopo di far conoscere, a livello mondiale, le esigenze e i diritti dei sordi, che sono milioni in tutto il mondo. La Lingua dei Segni è una lingua a tutti gli effetti, con proprie regole e viene ricordata ogni 23 settembre. Quest’anno, per la prima volta, celebriamo questa data con la Lingua Italiana dei Segni riconosciuta a tutti gli effetti dalla Repubblica Italiana il 19 maggio 2021.
Luciano Barbarisi (Docente LIS) Commissario SEP presso la Regione Campania per gli esami di interpreti LIS
Imparare la LIS
Per impararla esistono corsi di formazione specifici. Bisogna frequentarli per tre anni, ma la vera particolarità che, oggi più che mai, rappresenta un’eccezione, è l’obbligatorietà della presenza di persona.
È una lingua molto visiva in cui si utilizza il corpo e l’espressione facciale. Conta la pratica: la sordità è una disabilità sconosciuta e la lingua italiana dei segni è diffusa, ma non è la lingua della società in cui i sordi vivono che è invece una società parlante. Le persone sorde parlano, non sono sordomuti come si diceva in passato. L’esposizione e l’esercizio nel parlare permettono di parlare ed è sempre utile l’esposizione a più forme di comunicazione: la lingua dei segni, ma anche i programmi sottotitolati e il parlato.
Amir Zuccalà, Responsabile dell’Ufficio Studi e Progetti dell’ENS, l’ente Nazionale Sordi
Uno degli aspetti più interessanti della LIS risiede nel suo legame con l’immediatezza: l’elemento preponderante sul piano visivo sarà il primo ad essere nominato. La struttura sintattica si basa, quindi, sull’impatto visivo degli elementi della frase.
L’improprio utilizzo del termine “sordomuto”
Un primo aspetto da chiarire riguarda l’improprio utilizzo del termine “sordomuto”. In realtà, chi perde l’udito entro i due anni di vita o nasce sordo, non riesce a sviluppare le facoltà comunicative, ma l’apparato fonatorio è completamente intatto. Il problema del bambino sordo si articola in due fondamentali impedimenti:
- Non riuscendo a percepire i suoni intorno a sé, il bambino non udente non può imitarli.
- Il non udente non può avere feedback acustico sulle sue stesse produzioni, non riesce a comunicare con l’ambiente esterno.
Le diverse varietà del linguaggio dei segni
Quello che in pochi sanno, è che anche il linguaggio dei segni è dotato di una sua fitta varietà diatopica: esistono diverse lingue dei segni. Così come avviene per le lingue vocali ogni comunità è dotata di una propria lingua dei segni. In Italia troviamo la Lingua dei Segni Italiana (LIS), negli USA l’American Sign Language (ASL), in Gran Bretagna il British Sign Language (BSL). Ciascuna di queste presenta forti legami con la propria cultura. Due lingue dei segni possono presentare somiglianze tra loro ma non sono mai uguali del tutto. Proprio per questo motivo, al fine di raggiungere un maggiore livello di inclusività, è nata ed è in via di diffusione la LSI, lingua dei segni internazionale.
Luciano Barbarisi (Docente LIS)
Commissario SEP presso la Regione Campania per gli esami di interpreti LIS; ex Presidente Nazionale dell’Associazione interpreti; Direttore dei corsi interpreti presso vari Enti di formazione accreditati: “La World Federation of the Deaf, Federazione Mondiale dei Sordi, è stata fondata a Roma il 18 settembre 1951 grazie agli sforzi profusi dall’italiano Antonio Magarotto.
L’istituzione della giornata
Il linguaggio dei segni, purtroppo, non è conosciuto nemmeno dall’intera comunità dei sordi. L’Onu ha iniziato a dedicare a questo tema una giornata internazionale, con l’intenzione di sensibilizzare le Nazioni a garantire i diritti fondamentali alle persone sorde. Uno dei punti fondamentali è garantire l’accesso all’apprendimento di questa lingua e garantire un’educazione di qualità alle persone che la utilizzano.
Le difficoltà nel rapporto medico-paziente
Le difficoltà a cui va incontro questa comunità quotidianamente sono un sintomo di una scarsa considerazione dell’entità del problema. Si pensi, banalmente, alle problematiche che può creare, in un periodo storico come questo, l’uso della mascherina. Per la comunità non udente la lettura del labiale è una fonte di ascolto molto importante, in alcuni casi, come per esempio nella comunicazione medico-paziente, fondamentale.
I medici e gli operatori sanitari in grado di comunicare autonomamente con persone affette da problematiche uditive sono pochissimi. A causa di questa gravissima carenza del sistema sanitario, si corre spesso il rischio di compromettere l’intero percorso terapeutico. Il rapporto medico-paziente si fonda sulla comunicazione, quando manca il presupposto per arrivare alla diagnosi, su cosa può basarsi l’indagine medica?