Tra i giochi napoletani che si svolgevano nei vicoli c’era anche lo scassare. Dal quale è nato anche un proverbio
Un tempo, tra le strade di Napoli, si giocava ad un gioco conosciuto come lo scassare o scasso, traducibile in italiano, rispettivamente, con rompere e rotto.
Il dialogo fondamentale per giocare a scassare
Come si giocava a scasso? I partecipanti mettevano i pugni chiusi, alternatamente, uno sopra l’altro. La struttura finale veniva immaginata come un’abitazione, strutturata su più piani.
Uno dei ragazzi doveva bussare ad ogni piano, partendo dal basso, mentre un altro giovane aveva il compito di rispondere. Il dialogo più o meno era il seguente (la notizia è tratta dal volume di Emmanuele Rocco «Vocabolario del dialetto napolitano»).
– “Tuppe, tuppe” (così venivano riportati i colpi con cui si bussava)
– “Chi è?”
– “Cca sta masto Nicola?” (Ci sta il Signor Nicola?)
– “Chiù ncoppa!” (Più sopra!).
Il dialogo si ripropone ad ogni piano della palazzina fino a quando si arriva all’ultimo piano. In questo caso, alla domanda “Cca sta masto Nicola?”, si rispondeva “Gnorsì, e che volite?” (Sì Signore, e cosa volete da lui?).
– “Ha fatto la carrozza?”
– “Meza si e meza no” (Mezza sì e mezza no).
– “E fernimmola de scassà!” (Finiamola di romperla!).
Con quest’ultima frase, il mucchio di mani si sgretolava, mentre le mani si battevano alla rinfusa l’una sull’altra.
Un celebre modo di dire
Dallo scassare è nato un proverbio per indicare un lavoro rimasto incompiuto: “È comme la carrozza o la galessa de Masto Nicola, mezza fatta e meza no”, traducibile così in italiano “É come la carrozza o il calesse di Mastro Nicola, mezza fatta e mezza no”.

Non bisogna dimenticare, infine, che Masto Nicola è un personaggio che compare anche nella storia della mastunicola, la prima vera pizza realizzata a Napoli. Si ritiene infatti che l’autore di questo piatto sarebbe stato proprio un Nicola, celebre panettiere rinascimentale di Rua Catalana.