David Fincher omaggia suo padre e la vecchia Hollywood con il nuovo film: MANK
Chi si sarebbe mai aspettato che un così bell’omaggio al cinema e, soprattutto, alla vecchia Hollywood arrivasse proprio da un colosso dello streaming quale è Netflix? MANK è il nuovo “film vintage” diretto da David Fincher e disponibile dal 4 dicembre per tutti gli abbonati Netflix.
MANK
David Fincher ci ha messo oltre vent’anni per riuscire a portare su schermo questo validissimo prodotto firmato da suo padre Jack Fincher, giornalista e sceneggiatore americano scomparso nel 2003. Il film ha una durata di 2h12m ed un cast per nulla scontato: Gary Oldman (considerato uno dei più grandi attori della sua generazione), Tom Burke (The Musketeers, miniserie del 2016 Guerra e Pace), Charles Dance (Il Trono di Spade), Lily Collins (protagonista anche della nuova serie Netflix Emily in Paris), Amanda Seyfried (Mamma mia!, Dear John), Tuppence Middleton (Downton Abbey, Sense8).

MANK celebra uno dei film che ha segnato la storia del cinema, ossia Quarto potere di Orson Welles e Herman J. Mankiewicz. Il film racconta la genesi di questo capolavoro: è la storia della Hollywood degli anni ’30 e di Mankiewicz (Mank), critico e sceneggiatore alcolista. Costretto a “collaborare” con Orson Welles, Mank viene portato fuori città, lontano dalla famiglia, dal lavoro e dall’alcol, per concentrarsi al meglio sulla stesura della sceneggiatura di Quarto Potere.
Welles e Mankiewicz
“Signor Marcus – disse in tono così sincero che la voce gli tremò – non mi stupirebbe se Orson Welles fosse la più grande minaccia piovuta da Hollywood da anni.“ da Pat Hobby e Orson Welles (1940) di Francis Scott Fitzgerald
Orson Welles è una delle personalità artistiche più controverse e geniali di tutto il Novecento cinematografico. Nasce nel 1915 in Wisconsin da una famiglia benestante e fin da piccolo si mostra come un bambino prodigio. Ha un’infanzia difficile poiché resta orfano a soli 12 anni e viene affidato alle cure di Maurice Barnstein, un amico di famiglia. Sebbene conquistò la fama a soli ventitré anni con la partecipazione ad un’edizione radiofonica di Guerra dei Mondi, il suo vero successo resta Quarto Potere.
Questo capolavoro segnò rilevantemente la sua carriera per due ragioni: da un lato, lo rese il padre di una generazione di registi che, ammaliati dall’innovazione di Quarto Potere, ne fecero modello ed esempio; dall’altro lato, fu al centro di tormentate critiche e polemiche a causa dell’identificazione nel protagonista da parte di William Randolph Hearst, grande magnate ed editore del tabloid scandalistico New York Daily Mirror.
Herman J. Mankiewicz è uno dei più grandi commediografi e sceneggiatori statunitensi. Di origine tedesca, nasce a New York nel 1897 ed ebbe una carriera lunga più di vent’anni in cui scrisse per numerosi film di successo. Come a volte accade alle menti artistiche geniali, Mank fu vittima di quei demoni da cui spesso non si riesce a scappare: fu alcolizzato e dipendente dal gioco d’azzardo. Una condizione drammatica che lo fece vivere nei debiti fino alla prematura morte nel 1953. Il suo lavoro per Welles fu abbastanza ostico sia durante che dopo l’uscita in sala di Quarto Potere. Infatti, a fine scrittura Mank pretese, contro ogni risposta di Welles, di ricevere il giusto credito e di firmare il film.
“Volete sapere quale sarebbe stato il mio discorso di ringraziamento. Beh, eccolo. Sono veramente molto felice di accettare questo premio per come quella sceneggiatura è stata scritta, e questo equivale a dire in totale assenza di Orson Welles.” – “Perché allora ne condivide il merito?” – “Beh, questa, amico mio, è la misteriosa magia del cinema.” da Mank (2020)
Quarto Potere
Quarto Potere (titolo originale Citizen Kane), diretto da Orson Welles, uscì nelle sale cinematografiche americane circa ottant’anni fa, nel 1941. Considerando le sue nove candidature ed un premio Oscar come Miglior sceneggiatura originale, è difficile credere che all’inizio non ottenne giudizi positivi dalla critica.
Il film racconta la vita di Charles Foster Kane (interpretato dallo stesso Welles), magnate dell’editoria scandalistica ed emblema della disillusione del sogno americano. La storia si apre con un flash-back: Kane è morto, solo nel suo castello, pronunciando la parola “Rosebud” (Rosabella).
Il giornalista Thompson si assume l’incarico di indagare su questa misteriosa ultima parola, interrogando cinque persone che più hanno amato ed odiato Kane.
“Fece tutto per amore. Per questo entrò in politica. Noi non gli bastavamo, voleva che anche gli elettori lo amassero. Come se tutto quello che volesse dalla vita fosse l’amore. E il suo dramma è di non averlo ottenuto. Perché vede, lui non aveva amore da dare.” da Quarto Potere
La vita di Kane fu travagliata e solitaria: ricevette da bambino un’enorme eredità e, per questo motivo, i genitori lo mandarono via affidandolo ad un tutore, Thatcher. Questa brusca separazione divenne presto un trauma che, non riuscendo a superare, lo caratterizzò per tutta la vita con la continua necessità di cercare approvazione.

Fincher riparte alla corsa degli Oscar come miglior regista?
David Fincher ritorna a far parlare di sé con questo attesissimo film e lo fa con il biopic di un mito della storia di Hollywood. Per il cinema del 2020 un film il bianco e nero, con una regia ed un comparto tecnico di 80 anni fa è senz’altro un azzardo, eppure funziona!
Mank è un film spettacolare che richiede, per poter essere apprezzato, una minima conoscenza del contesto politico e sociale che egli stesso analizza e critica. Sulla stessa scia di Quarto Potere, Mank si fa riflesso della società corrotta americana e della pochezza dei ricchi e potenti magnati.
Fincher tratta tutto questo pur concentrandosi sulla storia di Mank: racconterà delle sue origini tedesche e newyorkesi, del lavoro come inviato di guerra per il Chicago Tribune, del suicidio del suo più caro amico a causa del peso della corruzione, della censura nazista e della carriera cinematografica.
La sceneggiatura è magistrale: belli i numerosi riferimenti letterari, in particolare a Cervantes e Shakespeare, che arricchiscono la retorica dei personaggi; i ruoli femminili secondari sono tutti molto intriganti e non passivi alla vicenda; inoltre, così come fece Welles per Kane, anche qui Fincher presenta una figura problematica, quale quella di Mank, avvolgendola in un’atmosfera di pathos e drammaticità.
Persino il passaggio dall’originale al doppiaggio italiano non compromette la visione di quest’opera.
Mank è senza dubbio uno dei migliori prodotti di questo 2020. Anche le prossime uscite Netflix saranno all’altezza?
Buona visione!
