Maradona, si festeggiava sempre con l’oro bianco a tavola

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Paola Morra Maradona così ricorda il cognato nel giorno del suo compleanno

L’oro bianco, la mozzarella, era il peccato di gola preferito del Pibe de Oro. Amava festeggiare i suoi compleanni degustando questa pietanza campana che gli ricordava Napoli, la sua città, quella che ancora oggi lo rimembra in tutte le sue sfaccettature. Si, perché come la città partenopea, anche Diego Armando Maradona è “mille culure.

Genio e sregolatezza, sacro e profano, come le caratteristiche di Napoli che accanto a San Gennaro abbina la figura di Maradona, il calciatore che ha fatto sognare il mondo, dalle umili origini ma che ha vissuto una vita senza freni inibitori mostrandosi sempre senza filtri, con un cuore grande proprio come il tesoro di San Gennaro.

Diego non amava i dolci ma ai suoi compleanni, trascorsi in famiglia, la vera famiglia, amava assaggiare tutto. “Ma che cos’è un matrimonio o una cena?” Questa la domanda posta al fratello Hugo quando durante una cena, tra calici di vino e portate immense, cantava e rideva insieme al più docile, sensibile e discreto dei fratelli. Era lì che Maradona si sentiva a casa, lontano dalle luci della ribalta, a casa di Hugo e Paola, l’amata cognata, sempre pronta a strappargli un sorriso.

A Bacoli, nella dimora dove regnava il vero senso della famiglia, quella famiglia d’origine lontana e umile, con tanti figli che hanno dovuto convivere con un fenomeno amato da tutti, grandi e piccini, tifosi di altre squadre e capi di stato di tutto il pianeta.

L’unico compleanno festeggiato fuori dall’Italia con Diego è stato in Messico, gli altri spesso, a casa mia, casa nostra, dove l’ospitalità faceva da padrone“, così lo ricorda Paola Morra Maradona, la moglie di Hugo, la cognata di Diego. “In Messico gli portammo in dono un rosario d’oro, un portafortuna nel quale rifugiarsi anche con una preghiera. Diego non voleva accettarlo, si preoccupava sempre di non farci spendere soldi ma fu un regalo fatto col cuore“, nel ricordo del suo 58esimo compleanno.

Diego e Hugo Maradona. © Paola Morra Maradona
© Paola Morra Maradona

Le lumache, quelle le adorava, il tartufo e tutti quei sapori particolari adornavano spesso la sua tavola, la pizza, quella fatta in casa e i rustici, poi, facevano da cornice a questi pranzi luculiani. Sregolato anche a tavola, nulla era scontato, sempre continui cambiamenti, qualcuno assaporava anche i cibi prima di lui, per lui. Da quelli più prelibati e costosi, al panino farcito di notte dai suoi assistenti, perché anche i campioni hanno il buco allo stomaco. Lo stesso buco che per anni la tifoseria napoletana, e non solo, ha avuto l’onore di provare.

Il 30 ottobre del 60′ in Argentina è nata una stella e non è mai stata cadente. Maradona è cultura, sport, tradizione. Di Diego sono i murales, gli altarini diventati sacri, le immaginette, i gadget e le canzoni corali non solo da stadio. Toccate tutto ai napoletani tranne l’adorazione per quest’uomo, non molto alto, con un sorriso smagliante, con una capigliatura folta e una spontaneità che in pochi possono permettersi.

Cosa pensava Diego mentre spegneva la candelina sulla torta fatta in casa da Paola? Alla sua famiglia, ai suoi tifosi, al peso di essere Diego Armando Maradona, un uomo, un mito, una celebrità, un buono, eclettico e testardo dal cuore tenero e dalla buona forchetta. E se mancava la mozzarella, qualcuno doveva pur sopperire correndo a comprarla, perché senza non iniziava il pranzo, spesso, infatti, era la stessa Paola a fargliela recapitare in albergo, dove alloggiava. Il succo del latte doveva colare, si doveva sentire il profumo di casa, di quella terra che lo ha accolto, con tanto amore da vivo e molta devozione da morto.

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