Diego Armando Maradona, epica maggiore di un calciatore unico, di un uomo carismatico e di un personaggio eclettico
Diego Armando Maradona il 30 Ottobre 1960 nasce a Lanùs, città nella provincia di Buenos Aires, da una famiglia numerosa e molto povera.
Si distinguerà subito per le sue qualità con i piedi, quando questi incontrano qualsiasi oggetto dalla forma sferica, ma anche per il carattere singolare e carismatico.
Maradona: fùtbol, mistica e carisma
Ad un certo livello della vita di uno sportivo – più specificatamente di un calciatore – arriva il momento di misurarsi con Diego Maradona, El Pibe de Oro. Le sue movenze in campo trascendevano il solo calcio, per profilarsi in un orizzonte molto più vasto, dai tratti non laici, che coincide con il misticismo. Quando “El diez” scendeva in campo, c’era la sensazione di stare per assistere a qualcosa di irripetibile o, quantomeno, a qualcosa che non si fosse mai visto prima. Il repertorio tecnico era pressoché illimitato: per molti, il suo mancino – manco a dirlo – era quello di Dio; i suoi filtranti sembravano gli squarci che un suo connazionale qualche anno prima faceva nelle tele; legava la sintassi della squadra, emotiva e tecnica, come nessun altro.
Ad un diverso livello della vita, alcuni uomini si trovano a misurare la propria personalità con quella di Diego Maradona. Il Maradona uomo-spogliatoio, vincente, eroico. Si chieda a Leo Messi e a tutti i n°10 dell’albiceleste dell’era post-Maradona.
Un uomo tanto carismatico che si è prestato, nel tempo, ad essere un personaggio eclettico: tra luci, poche, e ombre, tante, Maradona ha sempre spaccato l’opinione pubblica. Per alcuni è stato un’ispirazione, per altri un rammarico, per tanti un simbolo e per altri un esempio da non seguire.
Per delineare il profilo umano e sportivo di Diego Armando Maradona, ho selezionato 7 momenti caratteristici dei suoi sessant’anni.
Enfant prodige
Già da ragazzino, Diego parlava con l’ambizione dei grandi e ci tiene ad annunciare da un microfono che il suo momento arriverà. Possiamo considerarla l’apparizione al mondo del più grande calciatore della storia:
“Genio, genio, genio!”
Ascoltare la tambureggiante telecronaca del “gol del siglo”, trasmette quella sintesi estatica che quel gol è stato in grado di generare in ogni amante del calcio. Il telecronista sperimenta l’apparizione del divino, supera il dualismo sacro-profano, le sue capacità di formulazione del linguaggio si inebriano della visione appena avuta e non riesce a far altro che esprimere qualche sorta di simulazione ritmica del pallone “tà, tà, tà” per poi sentirsi travolto dall’esperienza mistica avuta “quiero llorar… Dios santos! Viva el futbol!” (“voglio piangere…Dio Santo! Viva il calcio!”). Chiede perdono, inizia ad interrogarsi: “perdonanme… De que planeta viniste?” (“perdonami… da che pianeta provieni?”).
E’ il momento di cui il ragazzino parlava, Diego Armando Maradona si è ufficialmente iscritto alla storia dell’uomo.
Maradona è del Napoli
Maradona è del Napoli e subito diventa di Napoli. Diego è cresciuto nella povertà, nel disagio socioeconomico, negli scompensi della parte più povera del paese. Il caso gli ha imposto delle sottrazioni e si è costruito sulle qualità che, sempre il caso, gli ha dato. Il carisma lo ha sempre preceduto ed è andato in una città che aspettava il suo salvatore. Maradona è diventato subito il simbolo della realtà sottoproletaria partenopea, il volto del “piccolo” Napoli che si scaglia contro le grandi industrie del Nord.
E’ stato il riferimento di un popolo intero ed è partito tutto il 1 Luglio 1984.
Diego è del popolo

Appare in svariati murales della città metropolitana di Napoli, ma io ritengo quello nei Quartieri Spagnoli il più significativo: in una realtà fragile come questa, il simbolo di Diego va ben oltre la realtà sportiva.
Un’ispirazione da Oscar
Maradona sopra le righe

Maradona e Dio
In un folcloristico bar Napoletano, il Bar Nilo in via San Biagio dei Librai, c’è una rappresentazione plastica del totale livellamento tra la figura di Maradona e quella di Dio: c’è un vero e proprio altare, affiancato da “La Creazione di Adamo”, in cui Diego prende il posto del primo uomo e sembra quasi stia spostando il pallone a Dio proprio all’ultimo istante, come era solito fare con i piedi. Ma pure con le mani non scherzava mica.

Tanti auguri, diez!