Maschio Angioino Napoli: ritrovate più di 400 opere. Dimenticate da decenni nei sotterranei del castello medievale voluto da Carlo I d’Angiò
Infatti, quella che doveva essere un’operazione per evitare l’allagamento dei locali del Maschio Angioino, si è trasformato in una scoperta senza precedenti.
Un tesoro emerso quasi per caso nel dicembre 2020, quando lo stato d’emergenza per le forti piogge ha reso necessario ispezionare i locali sotterranei del castello napoletano.
Ignari, i tecnici del comune si sono invece trovati di fronte un patrimonio in stato di degrado. Una vicenda su cui indaga la Procura con l’appoggio dei Carabinieri.
Dopo lo stanziamento da parte del Comune di un fondo di riserva (circa 150mila euro) per salvare le opere attraverso interventi di restauro, si è aperto un fascicolo per indagare a fondo sull’intera vicenda.
Ci si chiede infatti come sia stato possibile che un nucleo di opere così rilevanti, sia stato lasciato in un così cattivo stato di abbandono. Dai documenti redatti durante le ispezioni si parla di opere “custodite in inadeguati depositi”.
Le opere che compongono “il tesoro ritrovato” appartengono ad artisti quali: Paolo De Matteis, Jacopo Cestaro, Giacinto Diano.
Ed ancora, si stima che altre tele appartengano ad artisti come: Francesco De Mura, Giuseppe Bonito, Agostino Beltrano, Giacinto Diano, Onofrio Avellino.
Opere pittoriche, ma anche sculture e soprattutto il ritrovamento di due tele firmate Luca Giordano: Madonna del Rosario e Santi Domenicani
Ad oggi la “teoria” più accreditata è che questo nucleo “ritrovato per caso”, sia stato collocato nei sotterranei del Maschio Angioino a seguito del Terremoto dell’Irpinia nel 1980.
Parrebbe infatti che in quell’occasione il Comune, in accordo con la Soprintendenza, prelevò le opere della collezione civica dai loro edifici. La motivazione era quella di evitare danni al patrimonio o possibili furti.
Le opere affidate a varie istituzioni, tra cui Capodimonte, Palazzo Reale ed appunto il Maschio Angioino, furono per cui “messe in sicurezza”.
Quella che è stata di fatto una operazione di tutela, si è rivelata oggi, per il nucleo affidato alle cure del Maschio Angioino, una disfatta.
Una cosa comunque è certa, a discapito di vari gradi di responsabilità sull’intera vicenda, i partenopei ed il mondo potranno, dopo un periodo di restauro, godere ancora di opere che non dovevano cadere nel dimenticatoio per decenni.