Dal primo sguardo accattivante fino all’ultimo letale: memorial della violenza sulle donne
Memorial della violenza sulle donne:
Un abbraccio tutt’altro che amore
mi hai dato forte
e ho provato un dolore profondo,
dell’anima.
Mi hai levato un po’ tutti i colori.
Compreso il rosa.
Son scomparsi i sapori vitali,
le favole.
Il mio sole è ormai freddo e oscurato,
vita gelata,
per l’istante rubato furtivo,
nell’intimo.
I tuoi segni lasciati flagranti,
stigma perpetua,
non nel corpo ma giù dentro al cuore,
eternità.
Troppo tempo è trascorso in silenzio,
pioggia dagli occhi,
per il bene di chi ci sta intorno,
più piccoli.
Oggi è tempo di uscir dalla nebbia, quiete violata,
rivedere le stelle del cielo
che brillano.
Basta spalle voltate e silenzi,
porte serrate,
è un’orchestra che cerca strumenti,
incantesimo.
Non mi sento più sola e ferita,
stammi vicino,
anche tu coi tuoi mille da fare
ascoltami.
E’ con questa poesia, sopra citata, di Pietro Ferrara che vogliamo ricordare la giornata mondiale della violenza sulle donne.
Chi è Pietro Ferrara?
E’ un docente di pediatria al Campus Bio Medico di Roma e docente all’Università Cattolica. Da anni si occupa di temi riguardanti la violenza sui minori e di bullismo, ma è attraverso l’arte di queste strofe toccanti, che pongono al centro il tema della violenza sulle donne, che Pietro entra nell’animo di ogni singolo essere umano vincendo così il premio “Amalia Vilotta”, al 14° Festival Internazionale Ruggiero Leoncavallo.
“Ridammi il rosa” è il titolo rappresentativo di questi versi.
Questo colore ci riporta alla delicatezza femminile, al suo fascino e alla sua immensa femminilità.
Perché il 25 novembre è considerato il memorial della violenza sulle donne?
L’Assemblea Generale dell’ONU ha ritenuto fondamentale ufficializzare come data memorial contro la violenza sulle donne, il 25 novembre, per riportare alla memoria l’assassinio di tre sorelle rivoluzionarie per il fervore con il quale tentarono di contrastare il regime di Rafael Leònidas Trujillo: il dittatore che mantenne la Repubblica Dominicana nell’angustia e nel caos.
Chi erano queste tre sorelle?
Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal erano i nomi delle tre sorelle , le quali con i loro mariti erano attiviste del “Movimento 14 giugno”.
A causa della loro militanza furono incarcerati. La loro detenzione durò poco a differenza dei loro coniugi che continuarono la loro prigionia nel carcere di Puerta Plata. Il 25 novembre del 1960 le sorelle Mirabal, con l’accompagnamento di un autista, erano dirette presso il carcere per far visita ai loro mariti; questo viaggio venne interrotto dalla polizia e successivamente furono condotte in una piantagione di canna da zucchero, luogo in cui avvenne l’assassinio tramite forti bastonate. Il prosieguo fu terrificante: dopo il delitto le forze armate di Trujillo, rimisero in macchina i corpi simulando un’incidente.
Libere come farfalle:
Portiamo alto il nome di Patria, Minerva e Maria Teresa, le quali sono passate alla storia con il nome di “Las Mariposas” (le farfalle), per la loro audacia di opporsi alla dittatura e di lottare per i diritti femminili.
"In piedi signori, davanti a una donna, per tutte le violenze consumate su di lei, per le umiliazioni che ha subito, per quel suo corpo che avete sfruttato per l’intelligenza che avete calpestato William Jean Bertozzo" 88 vittime al giorno, una ogni 15 minuti: sono queste le statistiche attraverso le quali giorno dopo giorno lasciamo andare nella scia del dolore migliaia di donne, coloro che rappresentano la spina dorsale della vita. C'è bisogno di unione nella sensibilizzazione di questa tematica forte ancora oggi molto ricorrente; ci sono situazioni che bisogna osservarle, scrutarle con la lente d'ingradimento per rendersi conto che dietro lo sguardo di una donna si nasconde l'universo. Un universo che spesso resta oscurato dalla paura di esporsi, dal terrore di essere ancora una volta minacciate. Ci sono donne che comunicano con gli occhi, altre che si aggrappano a mani sbagliate, le stesse che hanno fatto del loro corpo, della loro dignità, della loro intelligenza macerie buttate in fumo.
Diciamo NO alla violenza!
Riportiamo qui i tipi di violenza che hanno reso la dignità della donna nulla: violenza fisica, sessuale, psicologica, economica, stalking, mobbing.
“Amare una donna significa prima di tutto amare la sua libertà”; una libertà verso la quale l’oppressione spesso prende il sopravvento. Un’oppressione che porta sulla coscienza di migliaia di uomini, nomi di donne che oggi ricordiamo, quali: Antonietta Gargiulo, Pamela Matropietro, Sara di Pietrantonio, Jessica Notaro e tante altre. Ci sono violenze subite che ti divorano l’anima, la svuotanto e la rendono priva.
Donna coraggio donna vera
donna che non devi stare zitta
non dare troppa confidenza al dolore
perché altrimenti se ne approfitta
finchè c’è fiato per dire basta
c’è ancora un fiore dopo una tempesta
ma tu non devi scegliere
tra la faccia e il cuore
Questo brano sopra riportato, è uno spezzone del testo scritto da Jessica Notaro e Antonio Maggio con Ermal Meta, presentato al 70° Festival di Sanremo. Il titolo della canzone è: “la faccia e il cuore”; tocca personalmente la modella, ballerina e cantante Jessica, sfregiata con l’acido dal proprio partner nel 2017.
E’ un inno contro la violenza, è un’incentivo alle donne di non restare indifferenti al dolore, di combatterlo, di restare unite le une con le altre affinché i fiori appassiti tornino a fiorire e che la luminosità prenderà il posto dell’oscurità, della fredda e mera cattiveria.