L’insonnia: uno dei disturbi del sonno più comuni
I disturbi del sonno conosciuti oggigiorno sono davvero tanti, ma alcuni sono più comuni di altri. Primo tra tutti è sicuramente l’INSONNIA. Frequentemente viene confusa con la privazione di sonno. Ma non è la stessa cosa: spesso semplicemente non ci si concede un’adeguata possibilità di dormire e ciò non significa soffrire di insonnia.
I sintomi più ricorrenti di questo tipo di disturbo sono: far fatica ad addormentarsi, o a riaddormentarsi dopo essersi svegliati e non sentirsi riposati durante il giorno. Se ciò si ripete per almeno tre volte a settimane per tanti mesi di fila, allora sicuramente bisogna correre ai ripari perché è molto alta la probabilità di star vivendo un’insonnia cronica. Come possiamo immaginare, le cause che più di frequente generano insonnia sono: assilli emotivi, preoccupazioni, stress e ansia. Sono tante le persone fanno fatica ad addormentarsi e a riposare serenamente.
Ciò accade perché, quando si mette la testa sul cuscino, invece di spegnere l’interruttore dei pensieri, questi iniziano a diventare ancora più rumorosi: ansie sugli impegni del giorno dopo, su quelli dimenticati e quelli posticipati.
Ad aggiungersi, in questo periodo di grande difficoltà, sono, per la maggior parte delle persone, anche i pensieri sull’instabilità del presente e sulla paura di ciò che sarà. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi, l’insonnia è un disturbo del sonno che ha una durata temporanea e può essere curata.
Ci sono, tuttavia, forme di insonnia che lasciano davvero senza scampo. Come nel caso di MICHAEL CORKE, passato alla storia come “L’uomo che non dormiva mai“. Era un insegnante di musica che, in età adulta, iniziò a soffrire di una gravissima insonnia cronica: non riusciva più a dormire e a niente servirono stanchezza, farmaci e sedativi. Iniziò così a spegnersi lentamente e morì dopo più di un anno trascorso senza aver chiuso occhio. Il suo disturbo del sonno è una particolare forma di insonnia cronica, tra le più rare e pericolose: “insonnia familiare fatale”, chiamata così poiché è trasmessa per via genetica.
Il sonnambulismo: il disturbo di chi cammina mentre dorme!
Tra i disturbi del sonno, Il sonnambulismo è quello di cui tutti noi abbiamo sentito parlare, almeno una volta nella vita.
Il termine indica quei disturbi che coinvolgono qualche forma di movimento o deambulazione: camminare nel sonno, parlare, mangiare e in casi rarissimi addirittura commettere omicidi.
La maggior parte della gente pensa che tali eventi abbiano luogo durante la fase REM del sonno, cioè mentre un individuo sta sognando, e che quindi il suo muoversi sarebbe un tentativo di riprodurre ciò che sta avvenendo nella sua testa. Al contrario, si tratta di episodi che nascono dalle fasi più profonde del sonno (NON-REM), in cui non c’è assolutamente attività onirica. Quindi, se svegliate un individuo, mentre cammina per la stanza e gli chiedete che cosa stava sognando, è molto probabile che non sappia cosa rispondere!
Probabilmente, tra le cause di questo disturbo, ci sarebbe un picco nell’attività del sistema nervoso durante la fase Non-Rem. Questo shock elettrico, costringerebbe il cervello a schizzare dal piano terra del sonno profondo fino all’attacco della veglia, restando in realtà bloccato a metà strada, intrappolato tra i due mondi.
L’individuo quindi non è né sveglio né addormentato: in pratica, il corpo si muove, compiendo per lo più azioni basilari, ma il cervello dorme sodo.
Nella maggior parte dei casi questa condizione risulta essere innocua e controllabile. Raramente può sfociare però in comportamenti estremi e pericolosi. Per citare solo un esempio, è il caso di Kenneth Parks, protagonista di un episodio accaduto nel 1987. L’uomo, a seguito di una grave forma di insonnia dovuta alla disoccupazione e ai debiti di gioco, una notte si alzò ed entrò in macchina a piedi scalzi. Arrivò a casa dei suoceri, che lo avevano da sempre soprannominato il “gigante buono”, uccidendo la suocera e tentando invano di strangolare il suocero. Si svegliò tutto ad un tratto, ritrovandosi con le mani piene di sangue e, preso coscienza di ciò che aveva fatto, andò a costituirsi. Fu riconosciuto in preda ad una forma acuta di sonnambulismo e dichiarato innocente.
Narcolessia: il disturbo del sonno più misterioso. É chiamato anche “la sindrome della Bella Addormentata”
Tra i disturbi del sonno, la narcolessia è sicuramente quello più misterioso. É considerata un disturbo neurologico che, di solito, compare tra i 10 e i 20 anni. Ha delle basi genetiche, ma non è ereditaria e, aspetto forse meno conosciuto, non è un’esclusiva degli esseri umani, ma colpisce anche molti animali, specialmente i cani.
Ci sono almeno tre sintomi essenziali che caratterizzano questo disturbo:
- UNA ECCESSIVA SONNOLENZA DIURNA: è il sintomo più disturbante e problematico per la qualità della vita dei pazienti narcolettici. Hanno infatti un impulso fortissimo ad addormentarsi in momenti in cui si dovrebbe stare svegli (a lavoro, alla guida, a cena con gli amici). Ciò ovviamente condiziona azioni quotidiane e scelte di vita.
- LA PARALISI DEL SONNO: cioè la perdita della capacità di parlare o muoversi quando ci si sveglia, dopo aver dormito. É come se si rimanesse intrappolati nel proprio corpo, poiché il cervello continua ad immobilizzarlo anche da svegli.
- LA CATAPLESSIA: cioè una perdita improvvisa del controllo muscolare e ciò, nelle forme più gravi, provoca un vero e proprio collasso. Il collasso di una persona a causa di cataplessia, potrebbe essere scambiato per una privazione di coscienza o sonno profondo. In realtà, il soggetto continua ad essere sveglio e a percepire il mondo che lo circonda. Aspetto ancora più triste è che gli attacchi cataplettici non sono casuali, ma sono provocati da emozioni forti, positive o negative che siano. Per intenderci, se raccontate a un narcolettico una barzelletta divertente, potreste vedervelo svenire davanti, letteralmente. Questi soggetti sono dunque destinati ad una neutralità emotiva, a meno che non vogliano correre seri rischi.
Al momento non ci sono cure per la narcolessia, ma solo la somministrazione di farmaci che abbassano l’incidenza dei sintomi, senza eliminarli. Non è una condizione facile da vivere: né per chi ne è affetto né per chi gli sta intorno. Proprio per questo è giusto parlarne, informarsi, e ricordarci che in ogni caso è sempre e solo l’amore a poter aiutare le persone narcolettiche a sentirsi uguali a tutti gli altri.
Lo hanno raccontato nel migliore dei modi Ambra Angiolini ed Edoardo Leo, nel film italiano “Ti ricordi di me?”, del 2004. Il soggetto è tratto dall’omonima commedia teatrale, scritta da Massimiliano Bruno, che gli stessi attori avevano interpretato con successo, per più stagioni. La narcolessia viene trattata con ironia e delicatezza allo stesso tempo, immersa in una atmosfera quasi incantata e fiabesca.
Ambra interpreta il ruolo di una giovane maestra, affetta da narcolessia accompagnata da amnesie. La donna si innamora perdutamente di un uomo (Edoardo), ma ogni volta che vive un’emozione troppo forte cade addormentata, e, come affetta da un maleficio, al risveglio non ricorda più niente né di lui né della loro storia d’amore. Lui non l’abbandonerà di certo per questo, ma ogni volta si ripresenterà da capo e si impegnerà a farla innamorare, come la prima volta. Ovviamente dopo averla risvegliata con un bel bacio, come si addice alle vere principesse.