‘O mozzonaro: quando i mozziconi valevano oro

Mozzonaro, quando i mozziconi valevano oro

In molte strade di Napoli, di notte, il mozzonaro recuperava il tabacco dai mozziconi gettati a terra. Un sistema economico che non esiste più 

Esiste un falso mito che raffigura il napoletano come perdigiorno e scansafatiche. In realtà, nei vicoli partenopei non si smetteva mai di lavorare, anche di notte e tutti cercavano di contribuire al sostentamento familiare. Pochi semplici attrezzi potevano portare ricchezze insperate. 

Ad esempio, per lavorare come mozzonaro era necessario dotarsi di tre strumenti: un lanternino, un bastone appuntito e un cesto. Infatti questa era un’attività che si svolgeva di notte, tra vicoli bui e piazze semideserte. Lo scopo era quello di raccogliere sigarette e sigari. Perchè? 

Il mozzonaro

Questo vero e proprio professionista dei vicoli partenopei raccoglieva i mozziconi per recuperare le rimanenze del tabacco per poi rivenderle alla povera gente e agli estimatori di queste particolari sigarette. 

Il sapore, infatti, cambiava da sigaretta a sigaretta a causa della mescolanza dei vari tipi di tabacco prelevato.  

Di notte, il mozzonaro (anche conosciuto come muzzunaro o trovatore) recuperava i mozziconi con il suo bastone appuntito e alla luce del lanternino che doveva servire a cercare la preziosa merce anche negli angoli più oscuri. 

Ma dove si trovavano i posti più appetibili per questa professione? 

Quando i mozziconi rappresentavano una fortuna
Quando i mozziconi rappresentavano una fortuna

Una fortuna al Teatro San Carlo 

Il luogo più apprezzato dai muzzunari, spesso minorenni perché avevano la vista migliore, è stato senz’altro il Teatro San Carlo. Prima dell’inizio di un’opera e durante gli intervalli, le persone amavano fumare all’aria aperta. 

I mozziconi lasciati nelle vicinanze del teatro erano così tanti da costituire delle vere e proprie fortune per chi sapeva approfittarne. 

Pulcinella trovatore di eccellenza

Al mondo dello spettacolo è legato anche l’altro soprannome di questi instancabili lavoratori, il trovatore, divenuto di uso comune dopo il debutto, nel 1853, dell’omonima opera verdiana

L’opera ebbe un immediato successo in tutta la Penisola. A Napoli comparvero delle parodie, in una delle quali Pulcinella deve indossare le inusuali vesti di “cercatore-trovatore di mozziconi di sigarette”.   

Una professione che è stata addirittura immortalata grazie alla più grande maschera del teatro partenopeo.

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