Il tempo piegato di Nicola Lagioia: il profilo del direttore del Salone del Libro di Torino 2021

Nicola Lagioia

Lagioia è il direttore della più grande fiera dell’editoria italiana, ma è soprattutto uno scrittore chimerico e insolito nel panorama letterario italiano

Nicola Lagioia è un autore difficile. Partiamo dal presupposto che la sua immagine pubblica rende questa difficoltà. Ecco, prendete una sua immagine su Google e avrete questi due occhialoni spessi e neri che contornano un visetto magro e bianco accozzato da alcune ciocche di capelli arruffati e trasandati. Troverete spesso delle camicie etniche con colori tematici che tendono spesso al nero, al viola e al blu. E questi caratteri li troverete anche nelle sue opere, ma vedremo più avanti.

Difficile è l’autore, ma non lo sembrerebbe la sua ascesa: nei suoi 48 anni di vita, il barese ha già dato tanto al palcoscenico culturale italiano. Esordisce nel 2001 con il romanzo Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj (senza risparmiare sé stessi), cura qualche saggio, fa incetta di premi letterari fino al Premio Strega con La Ferocia nel 2015, per poi diventare direttore editoriale del Salone del Libro di Torino nel 2017, carica che occupa tutt’oggi.

Il Salone del Libro di Torino

Il Salone del Libro è la più importante manifestazione italiana nell’editoria. Accoglie case editrici da tutte le latitudini e di tutte le ampiezze. Nel 2021, dopo l’inaspettato successo della versione online del 2020 (causa COVID-19), la XXXIII edizione tornerà dal vivo e si terrà a Torino dal 14 al 18 ottobre. Il tema dell’edizione è Vita Supernova, ed eccone il manifesto tratto dal sito ufficiale del Salone del Libro:

La supernova è un’esplosione stellare di enorme potenza: con la sua luce può illuminare ciò che altrimenti resterebbe al buio, ma la sua energia ha anche una forza distruttiva. Come sarà il pianeta con cui stiamo ricominciando a prendere confidenza dopo un periodo che fino a pochi anni fa sarebbe stato inimmaginabile?

Saremo capaci di sciogliere tutta una serie di nodi, remoti e recenti, o ci troveremo di fronte a una moltiplicazione di nuovi problemi? Il Salone convoca come sempre alcune delle più belle menti sparse in giro per il mondo, ma lo fa in una situazione completamente diversa da ciò che ci si sarebbe potuti aspettare un anno e mezzo fa.

Tutela dell’ambiente, biodiversità, tenuta delle democrazie liberali in un mondo sempre più complesso, ricostruzione economica e giustizia sociale, il rapporto tra individuo e comunità, tra malattia e cura, tra vita e morte (e possibili, improvvise rinascite), la relazione con la scienza e con la tecnologia, le questioni di genere, i diritti delle minoranze, la libertà espressiva, il modo in cui l’Italia e l’Europa stanno ridefinendo il proprio ruolo e la propria identità in uno scacchiere mondiale in rapida trasformazione.

Questi saranno alcuni dei temi del Salone. Ma soprattutto: cosa ci è successo? Cosa sta davvero accadendo al nostro mondo interiore? Come cambiano i rapporti tra di noi? Chi si occupa di letteratura, chi scrive romanzi e poesie si interroga da sempre su questi temi, ne sa di solito di più dell’epoca in cui vive.

Uno stile insolito

Nel titolo si parla di tempo piegato definizione che fa eco al tempo curvo di cui parla Cesare Segre quando seziona Cent’anni di solitudine. L’autore barese non curva il tempo della sua narrazione, ma lo piega alle proprie esigenze narrative. Si esibisce in un codice nuovo fatto di rotture e sconnessioni, di lesioni che incespicano nella (e la) trama e la riassettano continuamente: ecco perché il tempo è piegato, quasi accartocciato nei continui salti temporali. Nella narrazione, gli anni sono dei veri e propri maratoneti che corrono in avanti e indietro fino a sospendersi in una soluzione criptica – come criptica è la scrittura.

E, ritornando ai temi che l’immagine di Nicola Lagioia rende – nero, viola, blu -, li ritroviamo come filtri di una narrazione oscura ed enigmatica. Ne La ferocia il continuo richiamo alla notte violenta e fitta, rotta da qualche falena e che apre il libro, si fa via via più profondo con un riferimento alla colorimetria più oscura.

L’incipit del romanzo che gli ha permesso di vincere il Premio Strega, funge quasi da manifesto programmatico di quell’incertezza che si avrà durante tutta la narrazione, e lo affida ad una citazione di Niels Bohr:

La predizione è molto ardua, soprattutto se riguarda il futuro

Una scrittura feroce, anche in un certo senso fisica, ma soprattutto emotiva. Se è vero che Lagioia tratta temi fisici come le percosse, gli incidenti, la morte con una descrizione accurata da anatomopatologo, lo fa con una certa freddezza di fondo, con un distacco algido e assente.

Ma si fa più profondo osservatore dei drammi emotivi, dei dolori insoluti che popolano la psiche dei suoi personaggi a cui sembra, nonostante la loro ferocia, voler davvero bene. Si sofferma sugli sguardi alla quotidianità, e scava più a fondo con immagini allegoriche: insetti e persone che si fondono in un massimo comun divisore rappresentato da un istinto feroce.

Uno scrittore insolito, ma innovativo. Che ha saputo rilanciare il Salone del Libro e che rappresenta, senza dubbio, una delle migliori espressioni della letteratura italiana contemporanea.

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