E’ stato assegnato il riconoscimento alla poetessa americana per “la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l’esistenza individuale”
Il Nobel per la Letteratura 2020, è stato assegnato alla poetessa statunitense Louise Gluck per “la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l’esistenza individuale”.
Il Nobel in tempi di pandemia, ha avuto alla premiazione, ovviamente, un pubblico più ristretto. Per questo motivo, la cerimonia di consegna alla Concert Hall, il 10 dicembre, giorno dell’anniversario della morte di Alfred Nobel, non potrà avere i festeggiamenti di sempre e probabilmente sarà sostituita da una trasmissione televisiva. Invece, il montepremi è stato aumentato dalla Fondazione, che ha raggiunto quota 10 milioni di corone, che corrisponde all’incirca a 950 mila euro.
L’annuncio: il video
Biografia e carriera
Louise Elisabeth Gluck è nata a New York il 22 aprile 1943. Proveniente da una famiglia di immigrati ebrei ungheresi, è cresciuta a Long Island.
Durante l’adolescenza ha sofferto di anoressia, malattia che l’ha costretta ad abbandonare gli studi che stava svolgendo presso la W. Hewlett High School, quelli universitari al Sarah Lawrence College e anche alla Columbia University.
Sebbene non sia riuscita a laurearsi, la scrittrice è riuscita a formarsi sotto la supervisione di Leonie Adams.
Ha pubblicato ben dodici antologie di poesie. I temi centrali nelle sue opere sono l’infanzia, la vita familiare e il rapporto stretto con genitori e fratelli.
Nel 1968 ha debuttato con Firstborn ed è stata presto riconosciuta tra i poeti più importanti della letteratura americana contemporanea.
Nel 1993 ha vinto il Premio Pulitzer per la poesia, per la sua collezione The Wild Iris, il primo di una lunga serie di riconoscimenti.
Nel 2014 ha vinto il National Book Award per la poesia, mentre nel 2003 le è stato conferito il titolo di poeta laureato negli Stati Uniti.
E’ anche membro dell’American Academy of Arts and Letters; attualmente insegna poesia all’Università di Yale e vive a Cambridge, nel Massachussets.
Tra le sue raccolte, che l’hanno fatta paragonare a Emily Dickinson:
“Il trionfo di Achille” (1985) e “Ararat” (1990), The wild Iris (1992), uscito in Italia per Giani Editore con il titolo L’iris selvatico, Averno (2006, edito in Italia da Dante & Descartes).
Una delle poesie più belle di Louise Glück
Vi propongo uno dei suoi componimenti più belli:
Legge non scritta
Interessante come ci innamoriamo:
nel mio caso, in modo assoluto.
In modo assoluto e, ahimè, spesso –
così era nella mia gioventù.
E sempre con uomini piuttosto giovanili –
immaturi, imbronciati, o che prendono timidamente a calci foglie morte:
alla maniera di Balanchine.
Né li vedevo come ripetizioni della stessa cosa.
Io, con il mio inflessibile platonismo,
il mio fiero vedere solo una cosa alla volta:
ho decretato contro l’articolo indefinito.
Eppure, gli errori della mia gioventù
mi rendevano senza speranza, perché si ripetevano
come è di solito vero.
Ma in te sentii qualcosa oltre l’archetipo –
una vera espansività, un’esuberanza e amore della terra
profondamente estranei alla mia natura. A mio merito,
benedissi la mia buona fortuna per te.
La benedissi in modo assoluto, alla maniera di quegli anni.
E tu nella tua saggezza e crudeltà
mi hai gradualmente insegnato l’assenza di senso di quel termine.da Nuovi poeti americani (Einaudi, 2006), trad. it. E. Biagini