La terza puntata di Obi-Wan Kenobi è disponibile in streaming su Disney+, vediamo insieme come se l’è cavata
Obi-Wan Kenobi è su Disney+ con il terzo episodio della miniserie. Dopo i due di venerdì, avevamo lasciato Obi-Wan e Leia su una nave da trasporto merci nel tentativo di sfuggire alla asfissiante marcatura della Terza Sorella (sarà mobbing?) e dell‘Impero, cercando di raggiungere le coordinate date loro da quel briccone di Haja, nel secondo episodio.
I primi due episodi sono stati caratterizzati da ritmi molto diversi, qualcuno più bravo di me li definirebbe quasi bipolari; alcune delle svolte a cui abbiamo assistito hanno lasciato qualche dubbio e, come purtroppo succede quando il fandom tossico emerge, qualcuno non ha passato un bel weekend: chiedere a Moses Ingram, attrice della Terza Sorella.
In altri lidi, ben più tranquilli del profondo e tossico web, la serie è stata accolta in maniera piuttosto contrastante; c’è chi ne ha apprezzato toni e potenzialità e chi, invece, alla prima visione ne è rimasto piuttosto freddo. De gustibus dicono quelli dotti. Il terzo episodio, in una serie di 6, deve dare indicazioni importanti. E vediamo come se l’è cavata, va.
Episodio 3: Parte III
Come suggerito da quel malandrino di Haja, troviamo il vecchio Kenobi con la principessina in viaggio verso Mapuzo – pianeta di disperati minatori, ma con meno polvere di Tatooine. L’inizio di questo terzo episodio è senza dubbio incoraggiante. La caratterizzazione del protagonista viene arricchita con nuovi dettagli e le soluzioni di scrittura per far sì che questo accada appaiono molto più convincenti. E ne siamo tutti contenti. Anche il montaggio della sequenza d’apertura soffia una ventata d’aria fresca.
Il dualismo che emerge tra l’assemblaggio fisico, materiale e carnale di Darth Vader con quello spirituale, intimo e disperato di Obi-Wan viene reso in maniera del tutto convincente su schermo. Ed è senza dubbio la parte migliore dell’episodio. Due uomini, o quasi, che in qualche modo condividono una realtà franta: la vestizione assistita di Vader e la preghiera di Obi-Wan che, invano, cerca di connettersi con Qui-Gon Jinn.
A livello tematico, la volontà di trovare un punto d’incontro/scontro tra i due viene realizzata in maniera valida. Come valida è la prima parte dell’episodio. La caratterizzazione di Obi-Wan Kenobi prosegue in maniera interessante quanto ha iniziato nei primi due episodi. Lo fa con qualche faciloneria, è vero. Ma tutto sommato di tipo bonario.
Ad esempio, con la riparazione del droide della piccola Leia; oppure quando si dimentica il nome della piccola, strizzando l’occhio alla nostalgia delineando nella mente dei fan il ricordo di Padmé tratteggiato sul viso di Vivien Lyra. Dettagli che, forse, potevano essere gestiti meglio, ma che offrono comunque un sostegno importante al ponte che unisce i due personaggi. Anche perché parliamo di uno che stava per farsi sgamare dagli stormtrooper; ah, la vecchiaia!
Ad uscirne peggio, dopo le buone sensazioni lasciate nei primi episodi, è la Terza Sorella. L’ossessione per Kenobi si rivela semplicemente (ad oggi) propedeutica alla volontà di salire di grado (a biasimarla, vuole far carriera). Motivazione semplice ed assolutamente credibile, ma che va ad appiattire il personaggio – sperando che non venga addirittura stereotipato nel corso della narrazione.
Le ottime sensazioni su Vivien Lyra vengono ampiamente confermate. La bambina è un talento da coltivare. Il suo personaggio non vive solo di riflesso al protagonista, anzi. In più momenti è il motore della narrazione e riesce a dare il cambio di passo nel momento in cui la storia rischia di stagnare nei meandri introspettivi di Obi-Wan Kenobi.
Idealmente, l’episodio si può dividere in due spezzoni: uno ben riuscito, quello introspettivo, dove emergono tutte le cose positive della narrazione; l’altro più smaccatamente action, dove emergono tutti i problemi dell’episodio e, forse, della serie in generale. Ed è un gran peccato.
La regista Deborah Chow svolge il classico compitino. Che, oh, a saperlo svolgere… ma le scene action mancano di pathos, nonostante siano molto chiare e ben visibili. Dal punto di vista tecnico sono inattaccabili. Ma mancano di originalità e di spunto. Sono piatte. Chi vi scrive preferisce odiare ciò che vede piuttosto che esserne indifferente; voi? De gustibus, di nuovo quelli dotti.
In tanti suggeriscono che i motivi della mancanza di epicità nello scontro tra le spade laser tra l’ex-allievo e il maestro sia da ricercare nell’uso extra-diegetico debole della colonna sonora; invece, la pista sonora segue il cammino emotivo di Obi-Wan Kenobi e, in questa misura, funziona. Tesa, nevrotica, monocorde: esattamente come sarebbe qualcuno che si ritrova ad affrontare un fantasma che proviene direttamente dal proprio passato.
Il combattimento tra Vader e Obi-Wan Kenobi risente di un eccessivo uso della macchina da presa come detta l’accademia. Il montaggio lineare non ha di certo aiutato. La seconda parte dell’episodio risulta abbastanza negativa; nonostante Darth Vader. Da qui l’episodio diventa molto più insapore. La stessa soluzione allo scontro tra i due è, purtroppo, risibile.
L’introduzione di Tala è forse la cosa migliore nel finale dell’episodio. Il suo personaggio, insieme a Freck, offre un interessante spaccato della vita ai tempi dell’Impero: tra ribelli e collaboratori, c’è vita nell’oscurantismo. Ma non basta a sollevare l’episodio da una mediocrità a tratti incolore, nonostante ci siano spunti interessanti e un buon proseguimento della caratterizzazione dei protagonisti.
Della continuity narrativa nell’arco della saga, preferisco non parlare; inutile farlo. La serie stessa nasce con evidenti necessità di retcon che, per loro natura, avrebbero intaccato la linea narrativa della saga. Già si sapeva. Appigliarsi in ogni episodio alle soluzioni narrative che intaccano la continuity è un esercizio inutile; si fa prima a non guardarla affatto.
Obi-Wan Kenobi proseguirà su Disney+ per altre tre settimane. E mercoledì prossimo ne vedremo delle belle (oppure no). Che la Forza sia con voi.