Uccise carabiniere Cerciello, Elder in lacrime davanti ai giudici

Finnegan-Lee-Elder-uccise-carabiniere-cerciello

Il ventenne americano Finnegan Lee Elder è accusato insieme all’amico Christian N. Hjorth di aver ucciso il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega con 11 coltellate durante una colluttazione

Voglio chiedere scusa a tutti, alla famiglia Cerciello e ai suoi amici. Al mondo intero

Parla così Finnegan Lee Elder, davanti ai giudici della prima sezione della Corte d’Assise di Roma. È lui il 20enne originario degli Stati Uniti che – stando all’accusa – con la complicità dell’amico Christian N. Hjorth provocò la morte del carabiniere Mario Cerciello Rega (originario di Somma Vesuviana) nella notte del 26 luglio 2019, a Roma.

Ha chiesto e ottenuto di poter leggere alla Corte una lettera scritta da lui e mai resa pubblica fino ad oggi, per “mancanza di coraggio“. Ammette di essersi reso conto tardi delle conseguenze delle sue azioni. Oltre ad aver ucciso il carabiniere, dice

Ho tolto un marito a sua moglie, ho rotto un legame tra fratelli. E ho tolto un figlio a sua madre

Con queste parole, il giovane statunitense – da luglio scorso detenuto nel carcere romano di Rebibbia – rivolge le proprie scuse ai familiari della vittima: “non potrò mai perdonarmi” e continua

non mi aspetto che la famiglia di Cerciello possa farlo oggi, sarà difficile, ma spero che un giorno potrà farlo“.

I fatti

I due giovani americani (di cui uno, Christian N. Hjorth, di origini italiane) si trovano a Roma, in zona Trastevere, per acquistare cocaina. Lì incontrano Sergio Brugiatelli, che farà da intermediario con un pusher della zona. Ma i due vendono ai ragazzi della tachipirina al posto della droga. La trattativa si interrompe al passaggio di una volante, così i due ragazzi americani scappano via, rubando lo zaino di Brugiatelli. In seguito lo ricontattano per la restituzione, in cambio di vera cocaina o denaro. Brugiatelli, temendo per la propria incolumità, si costituisce sin da subito ai carabinieri, che organizzano allora un cosiddetto “cavallo di ritorno“.

Arrivano, quindi, sul posto il vicebrigadiere Cerciello e il collega Andrea Variale, in abiti civili. A questo punto, stando alle dichiarazioni dei due turisti, i Carabinieri non si sarebbero identificati come tali. Motivo per il quale ne sarebbe nata una colluttazione finita poi nel sangue. Ma il collega presente quella notte, smentisce questa versione. Dichiara infatti di essere stato aggredito dai ragazzi dopo che questi scoprirono di avere di fronte due carabinieri.

Il vicebrigadiere campano morì la stessa notte a seguito delle 11 coltellate ricevute, mentre i due ragazzi vennero arrestati qualche ora dopo, nella loro camera d’albergo.

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Ambasciator