Nell’ultima settimana la cronaca internazionale ci ha consegnato degli episodi che non possono essere ignorati. Il fondamentalismo islamico merita l’attenzione critica dell’occidente
Secondo l’ONU c’è una pandemia da “islamofobia”. Ma cosa significa?
Tradurre i Veda dal sanscrito al finlandese, riscrivere il teorema di Fermat, scalare il K2 scalzo e riprodurre in scala 1:1 il Duomo di Milano con il gorgonzola, sarebbero tutte imprese straordinarie e complicate; ma nulla è paragonabile al riuscire a trattare il rapporto Islam-Occidente in Italia senza entrare in un campo minato. E nell’ultima settimana ci sono stati diversi episodi che meritano la nostra attenzione, con la speranza che smuovano il torpore critico in cui riversa la discussione pubblica.
Il caso di Saïd Djabelkhir
Saïd Djabelkhir è un noto giornalista e accademico algerino. É dei più grandi islamologi mondiali, famoso per le sue riflessioni filosofiche sull’Islam e la cultura islamica. La settimana scorsa è stato condannato a 3 anni di reclusione per aver “offeso l’Islam”. A renderlo noto è il suo avvocato. Cos’ha combinato di tanto grave? Ha provato a proporre una critica interrogativa sui precetti islamici, come ogni libero filosofo ha il dovere di fare. Djabelkhir indirizza la sua riflessione ai musulmani più intransigenti e più offuscati dal dogmatismo religioso. Un attentato alla fede cieca, insomma.
La vicenda di Hassen Chalghoumi
Hassen Chalghoumi è l’imam del comune di Drancy, in Francia. Tunisino naturalizzato francese, Hassen vive sotto scorta dal 2010 dopo aver sostenuto la legge Sarkozy per mettere al bando il burqa. Ma è anche un portavoce del dialogo tra religioni, nella fattispecie tra musulmani ed ebrei. Le sue ultime parole rilasciate si scagliano con fermezza contro l’Islam politico. Sostiene che il connubio tra l’apparato istituzionale e quello religioso, in particolare quello degli stati islamici, sia un grande pericolo per l’occidente.
Le parole di Boualem Sansal
“Se continua così dovremo implorare gli islamisti di risparmiarci. […] Hanno assolto un musulmano che ha torturato e ucciso una donna ebrea perché sotto l’effetto di stupefacenti. Dobbiamo ribellarci al ruolo di vittime che ci hanno assegnato”.
Boualem Sansal
Boualem è uno scrittore algerino, dal 1992 è attivo nella lotta contro il fondamentalismo islamico. Anche lui è stato perseguitato dai più ciechi oltranzisti islamici. Ma con coraggio e con i suoi libri scritti in francese, continua a vivere in Algeria, confidando in un futuro più libero.
Il triste lamento di un minuto
Una donna in Afghanistan è stata frustata 40 volte in poco più di un minuto, per aver parlato a telefono con un uomo. La punizione le è stata inflitta dinnanzi ad un vero e proprio corteo. Il video è diventato subito virale nel web.
Ed è tremendo sapere dalla traduzione che la donna ammetta la sua colpa, mentre il suo torturatore con freddezza continua a frustarla.
Ma per l’ONU c’è una pandemia da islamofobia
I casi elencati sono soltanto quelli più recenti. Si ricordi la decapitazione del professore a Parigi oppure della vicenda dello scrittore algerino Kamel Daoud, vittima di una doppia fatwa. Le esperienze elencate provengono direttamente da chi vive l’oppressione dell’integralismo religioso. In Occidente le politiche di integrazione, purtroppo, sottovalutano questa sorta di “santa missione” dell’Islam politicizzato ed istituzionalizzato. E non si può temere di esprimersi con veemenza contro il fondamentalismo islamico. Nei paesi non laici, l’Islam soffoca la libertà espressiva, opprime sistematicamente ogni pensiero critico che esuli dalla religione. La donna viene subordinata, schiacciata, sottomessa. Bisogna avere il coraggio di raccontare questi episodi, pur sapendo che qualche sciacallo politico le userà come pretesto per fomentare odio e razzismo. Ed è pur vero che l’Islam non è fatto di solo integralismo, ma nella sua accezione di potere e di controllo politico, resta un problema di privazione dei diritti umanitari e un attentato alle fondamenta liberali dell’Occidente.