Il titolo di ostricaro fisico si passa da padre al figlio primogenito. Un riconoscimento di qualità voluto da Ferdinando IV di Borbone
Il più amato sovrano dei napoletani è stato senz’altro Ferdinando IV. Il monarca, che ha regnato su Napoli per 65 anni e 90 giorni, ha avuto sempre atteggiamenti molto vicini alla gente più umile del suo Regno.
Ad esempio, il Re Nasone amava mangiare con le mani la pasta asciutta al Teatro San Carlo, parlava principalmente in napoletano e si divertiva a indossare i panni da pescatore, vendendo il pescato nel celebre borgo di Santa Lucia.
Proprio questa sua passione portò Ferdinando IV a concedere ad un pescatore luciano il titolo onorifico di ostricaro fisico.
Come nasce l’ostricaro fisico?
Sembra che l’aitante sovrano passeggiando un giorno tra i pescivendoli di Santa Lucia si sia imbattuto in un venditore di ostriche particolarmente alto e ben messo.
Secondo alcuni Ferdinando avrebbe esclamato: “Comm’ song bone ste ostriche. Che fisico!”. Un doppio gioco di parole, sia per indicare la prestanza fisica dell’ostricaro sia per omaggiare la bontà di questi frutti di mare, che si aprivano e mangiavano sul momento.
L’aggettivo deriva dalla medicina: infatti, un medico particolarmente bravo e attento alla sua professione veniva indicato come dottor fisico.
Le ostriche del Fusaro
Da allora, i migliori ostricari, generalmente quelli che si procuravano le ostriche dal Lago Fusaro, incominciarono a dipingere i chioschi di giallo, verde, o nero.
Tutti questi “punti vendita” avevano una insegna con il nome del venditore e il titolo, a grandi lettere, “Ostricaro Fisico”.
Una sorta di titolo che si passava di padre in figlio, di solito il primogenito. Proprio come per i titoli nobiliari. Un marchio di qualità ancora oggi presente a Santa Lucia e sul vicino lungomare.