Un affascinante viaggio a ritroso nel Tempo per scoprire insieme come era la Palestina nel periodo in cui visse Gesù
Gesù di Nazareth ha vissuto in un periodo storico molto particolare della Storia dell’allora Palestina romana.
Una situazione, allo stesso tempo complessa e affascinante, che oggi, alla vigilia delle Festività Pasquali, cercheremo di comprendere maggiormente.
Fonte prescelta sarà Flavio Giuseppe, storico giudeo e grande amico di Vespasiano, autore delle Antichità Giudaiche e La Guerra Giudaica.
Come i Romani giunsero in Palestina
Roma iniziò a confrontarsi con la turbolenta situazione della Palestina, durante la sistemazione del Mediterraneo Orientale attuata da Gneo Pompeo Magno.
Quest’ultimo sconfisse i giudei, nel 67 a.C., durante il conflitto, conosciuto come Guerra Giudaica di Pompeo, scoppiato a causa dei dissidi sorti tra i figli del Sommo Sacerdote e Re di Giudea, Alessandro Ianneo.
I romani, giunti per pacificare la regione, decisero di affidare il trono ad Ircano, rendendo così la Giudea un Regno Cliente di Roma.
Altre parti della Palestina, quali Gaza e Scitopoli, furono aggregate nella nuova Provincia romana di Siria.
Il governo romano in Giudea ai tempi di Gesù
Il Regno di Giudea, reso ricco e prospero da Erode il Grande, divenne una delle prefetture della Provincia di Siria nel 6 d.C., anno nel quale l’ultimo sovrano locale, Archelao, fu arrestato ed esiliato in Gallia, come richiesto della popolazione locale che ne denunciò il malgoverno direttamente all’Imperatore Augusto.
Il Prefetto di Giudea governava la Giudea romana (Iudaea) o da Cesarea Marittima o da Gerusalemme, sede del Secondo Tempio (il luogo più sacro per gli Ebrei), dove si trovava anche la Fortezza Antonia, sede della coorte romana che controllava la città.
La situazione in Galilea
Non tutto il territorio all’epoca di Gesù era sotto il controllo romano: la Galilea e la Perea, dal 4 a.C. al 39 d.C., furono governate separatamente dal tetrarca Erode Antipa, figlio di Erode il Grande e della sua quarta moglie, Maltace (madre anche del già citato Archelao).
Incomprensioni tra romani ed ebrei
I romani non riuscirono a comprendere le esigenze delle élite ebraiche locali, così come queste ultime non riuscirono a intendere il modo di fare politica a Roma.
Le turbolenze politiche erano frequenti: basterà qui ricordare le due grandi ribellioni organizzate già nel 6 e nel 7 d.C. dal pretendente al trono Giuda il Galileo.
Durante la prima ribellione, le truppe romane dovettero prendere d’assalto Gerusalemme. Furono circa duemila i ribelli condannati alla crocifissione, un monito che non servì a dissuadere i giudei dal tentare nuovamente la riconquista della libertà.
Il Prefetto Ponzio Pilato
Ai tempi della predicazione di Gesù, il Prefetto di Giudea era Ponzio Pilato (dal 29 al 36 d.C.). Fu rimosso dal suo incarico per essere stato di mano pesante nel soffocare la Rivolta del Monte Garizim, nella Samaria, causata da un ebreo (dal nome a noi non noto) che si era autoproclamato Messia.
Avrebbe dovuto essere giudicato a Roma, ma morì prima di giungere nell’Urbe.
Le diverse fazioni dei giudei in Palestina
I giudei erano divisi in fazioni, spesso ostili tra loro. Ma quali erano e perché non riuscirono a unirsi tra loro per scacciare i romani? Quest’ultima questione è molto complessa: il problema è che ogni gruppo aveva interessi e obiettivi da raggiungere diversi. Unirsi contro i romani, ai tempi di Gesù, non era un’opzione praticabile.
Analizzeremo, pertanto, i seguenti gruppi: i Farisei, i Sadducei e gli Zeloti.
I Farisei
La parola fariseo deriva dal latino pharisaeus, a sua volta derivante dall’ebraico pārûsh ed è traducibile in italiano con distinto, separato. Si consideravano separati dagli altri (i gentili e gli ebrei non rispettanti la Legge Mosaica).
Secondo loro, tutti gli ebrei avevano l’obbligo di osservare le leggi di purezza anche fuori dal Tempio. La loro adesione alla Legge Mosaica era assoluta ed incondizionata.
Pertanto, erano contrari alle politiche assimilazioniste dei romani.
I Sadducei
Per semplificare al massimo la situazione e renderla anche maggiormente comprensibile al lettore, possiamo dire che i Sadducei rappresentavano l’aristocrazia locale.
Dalle loro fila erano reclutati i più alti religiosi ebrei, tra i quali veniva scelto il Sommo Sacerdote, la massima autorità religiosa ebraica.
Il Sommo Sacerdote Caifa era, per l’appunto, un sadduceo.
Il loro nome deriverebbe dal leggendario Zadok, Sommo Sacerdote durante il regno del saggio Salomone.
Erano favorevoli ad instaurare buoni rapporti con Roma, considerata troppo potente per poter essere scacciata dalla regione.
Gli Zeloti
Il gruppo degli Zeloti era visto in maniera molto diversa dalle parti in causa: per Roma erano dei criminali comuni, dei terroristi; per la popolazione ebraica, più oltranzista, erano considerati come dei partigiani della causa della libertà.
La parola zelota, derivante dall’ebraico kanai, indica una persona dotata di un particolare fervore comportamentale, o zelo, nei confronti di Dio.
Erano integralisti ebraici ed acerrimi nemici dei romani. Secondo la loro visione politica, la Pace sarebbe potuta tornare in Palestina solo alla cacciata dei romani.
Fu Giuda il Galileo ad averli organizzati per la prima volta.
I romani distinguevano diverse fazioni all’interno del gruppo degli Zeloti. Tra questi ultimi, c’erano i Sicarii, perché nei loro attentati terroristici usavano la sica (un pugnale appuntito e ricurvo).