Dalla musica alla fotografia, passando per la recitazione. Andrea Matacena racconta la sua arte
Un musicista, un fotografo, un attore. Più semplicemente un talento, un comunicatore, un sognatore. Un artista.
Ecco chi è realmente Andrea Matacena. Figlio di una Napoli che per l’ennesima volta sforna e valorizza uno dei suoi figli più promettenti. Un ragazzo che ha saputo ritagliarsi con sacrificio, studio e passione il suo piccolo grande spazio in questo mondo social, che nel suo caso si è dimostrato essere meritocratico e democratico. I suoi consensi sono frutto principalmente dei suoi lavori fotografici. Chi non ha visto qualche suo scatto in giro per il web? Dalla sua amata viola, strumento di una vita, fino alla sua recente esperienza ne “La Compagnia del Cigno 2”, in onda su Rai 1 nei panni di Pietro Musella. Andrea Matacena però è tanto altro, e ce lo racconta sentitamente in questa intervista.
Andrea, le tue fotografie sono ovunque, si parla molto di lei, ma cominciamo mettendo luce sugli altri progetti artistici che ti vedono coinvolto
“Sì, sono in procinto di laurearmi al conservatorio, sperando che per la fine del 2021 riesca a raggiungere questo traguardo, pandemia permettendo. La stessa pandemia ha ovviamente bloccato molto il settore musicale, come puoi ben immaginare. Dagli esami, alla totale assenza di concerti, esibizioni, si è praticamente fermato tutto. Col teatro per il momento non ho ancora nulla in programma. L’esperienza all’interno de “La compagnia del cigno” è stata sicuramente formativa, mi ha aperto ad un percorso diverso, un’idea lavorativa nuova, puntare a qualcosa di differente rispetto a quello in cui credevo prima. Io sono e resto un musicista, tutto quello che sta capitando da 2 anni a questa parte è tutto un nuovo, del resto, fotografia compresa”.
La musica era ed è il tuo primo programma di vita, dunque. Come vivi questo continuo reinventarti all’interno del mondo dell’arte? Fotografia, recitazione, musica, fanno tutti parte di un unico grande ecosistema, una propensione comunicativa notevole…
“Hai detto bene, la musica resta il mio percorso di vita principale, ma non trovo tante differenze tra un’arte e un’altra, pur essendo cose diverse tra loro. Mi sento appagato allo stesso modo per ogni cosa che faccio: non lo faccio per gli altri, lo faccio per me, per il mio benessere personale. Condividere quello che fai è bello, ha senso quando fai qualcosa del genere per cercare di arrivare a quante più persone puoi, ma non è la cosa principale che mi spinge. Non mi aspettavo questo cambio di rotta nella mia vita, ero molto concentrato sulla musica. Non ho mai chiuso la porta a niente, e questo è stato sicuramente un bene. La voglia di creare, dare una mia impronta alle cose, è sempre stata forte, in tutto quello che faccio ed ho fatto. La fotografia ha sempre fatto parte della mia vita, mi faceva stare bene già tempo fa ed è una passione che ho sempre coltivato. La pandemia ha stravolto i piani di tutti, miei compresi. Ha contribuito a dare una spinta fortissima a questo mio nuovo percorso. Ho studiato tanto, mi sono impegnato nel trovare un mio stile, una mia “firma“. Il mio scopo era diventare riconoscibile, riuscire a far sì che le persone potessero dire “sì, questo è Andrea Matacena”. Mi sento bene facendo tutto quello che faccio. Tra musica e fotografia c’è una differenza netta nell’esecuzione di entrambi gli esercizi: facendo musica, la mia vita è sempre stata in collettivo, far parte di un quartetto, una orchestra, collaborare con tante persone; con la fotografia invece ti ritrovi solo, dipendi solo dalla tua vena artistica. Da questo punto di vista è leggermente più appagante, nonostante non riesca a fare a meno dello stare insieme, della socialità che la musica mi ha sempre dato”.

La pandemia, quindi, ha accelerato alcuni processi che altrimenti nella tua vita, magari, avrebbero avuto dei percorsi differenti, ma al contempo ti ha tolto quello che di più caro avevi, la socialità musicale. Ma come e perché nasce la musica nella tua vita? Cosa suoni?
“La musica nasce da piccolo, quando cominciai a prendere le prime lezioni di chitarra, più o meno all’età di 8 anni. Alle medie poi, in questa scuola con indirizzo musicale, scelsi il violino. A quel punto cominciò il mio vero percorso musicale, continuato dopo le medie e proseguito al liceo musicale, ma i cambiamenti non finirono lì. Arrivò la viola nella mia vita, strumento simile al violino. Si suonano praticamente alla stessa maniera pur essendo più grande, ma ha ovviamente funzioni diverse in un’orchestra. La cosa principale che cambia è il suono, essendo più grave.
Le soddisfazioni in questo campo sono state molte, fin dagli anni scolastici. Ho cominciato a suonare in diverse orchestre, pur essendo abbastanza giovane. Dopo il liceo c’è stato poi il conservatorio e la mia carriera musicale ha cominciato a prendere quota. Sono arrivati i primi lavori, parallelamente al percorso di studi. Sono stato in diverse orchestre, la Scarlatti, la Sanitansamble, fino a suonare in teatri prestigiosi: il San Carlo, il Parco della Musica a Roma, l’Ariston a Sanremo. Tra l’altro, una delle due volte in cui ho suonato al San Carlo è stato per i 30 anni dall’arrivo di Maradona a Napoli. C’era anche Diego e partecipare da musicista ad un evento del genere fu emozionante, avendo la possibilità di poterlo conoscere di persona”.
E la fotografia? Quand’è che è arrivata?
“La fotografia parallelamente mi ha sempre accompagnato nella vita. Da piccolo ero solito prendere la macchina di mio padre, il quale era molto contrariato perché credeva potessi romperla. Di nascosto, cominciavo a scattare per conto mio. Successivamente, con l’arrivo della tecnologia e dei telefoni, come un po’ tutti, ho cominciato a scattare con il mio smartphone. Ho aperto la pagina come una sorta di portfolio personale, per raccogliere i miei scatti. Diversi divennero già virali, allora decisi di passare alla macchina, cominciando anche poi a lavorare con l’acquisto della macchina fotografica”.
Quando ti sei reso conto che la tua fotografia piaceva? Cosa ha reso gli scatti di Andrea Matacena virali?
“Fin da subito ho riscontrato interesse nei miei scatti da parte di chi mi seguiva. Prima ero molto acerbo, avevo da studiare molto e lo facevo per divertirmi. Condividevo per il gusto di farlo, ma i primi riscontri non hanno tardato ad arrivare. Persone e pagine importanti mi re-postavano, il feedback che ottenevo era quasi sempre positivo. Più passava il tempo più questi feedback aumentavano. È stata una crescita esponenziale. Lo scatto che invece mi ha dato la ribalta è stato sicuramente quello allo stadio Diego Armando Maradona. Lì c’è stata una risposta importante a livello mondiale e con essa la consacrazione nel panorama della fotografia, social e non solo, potendo arrivare a milioni di persone. In quel periodo il mondo era fatto di scatti di Maradona e tra questi c’erano sicuramente i miei. Resta un momento triste per me, in ogni caso. Se potessi barattare il consenso e il ritorno d’immagine che ho ricevuto con il ritorno di Diego in vita, non ci penserei un attimo. Altri scatti diventati virali sono stati la Reggia di Caserta sotto la pioggia, i ragazzi innamorati a Posillipo, lo scatto per la commemorazione dello stesso Maradona con i fumogeni intorno lo stadio. Il rapporto con il Calcio Napoli mi ha aiutato molto, sicuramente. Tanti giornali importanti hanno pubblicato mie immagini. Fortunatamente con ogni scatto pubblicato ho raggiunto persone nuove, diverse. Probabilmente anche aver messo attenzione su una città di provincia come quella di Giugliano, dove abito, è stata una strategia importante, un territorio sconosciuto ai più”.

Arriviamo così a “La compagnia del cigno” serie televisiva che andrà in onda fino al 16 Maggio in prima visione assoluta su Rai 1, nella quale interpreti Pietro…
“È nato tutto un po’ per caso. Tre anni fa ero in un’orchestra e sul gruppo WhatsApp che avevamo arrivò la notizia di questo provino. Il destino volle che mi trovassi praticamente appena fuori al palazzo dove si teneva l’audizione. Decisi di entrare e lo feci, ma per la prima stagione non andavo bene, sembrando effettivamente più grande della mia età, non avevo sembianze da ragazzo liceale. Successivamente, a settembre 2019 ricevetti questa chiamata improvvisa sul mio numero di cellulare, da parte della Indigo Film. Mi chiesero di sostenere un provino il giorno dopo, presi il primo treno e mi ci fiondai. Sapevo potesse essere difficile, molto, le speranza erano quasi zero. Non volevo nemmeno farlo, ripensandoci, ma fui costretto da chi mi vuole bene: la mia ragazza, mia madre, mi spinsero molto. Dopo diversi provini, finalmente mi selezionarono. L’esperienza è stata bellissima, unica. Dall’essere dietro l’obiettivo, con la mia fotocamera, mi sono ritrovato a starci davanti. Di Rai 1 tra l’altro e di certo non è poco. È sicuramente stata una grande prova, una novità per me e non è stato semplicissimo. È stato molto bello vedersi in televisione, faccio ancora fatica a realizzare quanto fatto. Rendersi conto di essere in televisione, è strano: credi di essere lontano da quel mondo, poi ti ritrovi lì ed è fantastico”.

Che personaggio è Pietro?
Pietro Musella è uno studente arrivato da Napoli per proseguire a Milano lo studio della viola. Tra i corridoi della scuola conosce Sara, la ragazza non vedente della compagnia, interpretata da Hildegard De Stefano. Pietro è una persona molto gentile e resta completamente spiazzato dai modi di Sara, con la quale vivrà una breve ma complicata storia d’amore, restandone molto affascinato. Il mio personaggio non gode di vita propria, è comunque legato ad un altro personaggio, ma, nonostante ciò, ha ed avrà comunque la sua rilevanza.
Stai avendo ed hai la possibilità di credere nei tuoi sogni, provando a realizzarli. In merito alle possibilità che stai avendo, cosa ti senti di dire a chi oggi cerca di raggiungerli?
“Mi sento molto fortunato. Ho avuto la possibilità di mostrare la mia arte in generale: musicale, attoriale, fotografica. Ho studiato tanto, ho fatto tanti sacrifici con la musica e continuo a farli. Anche con la fotografia. Ho dedicato anima e corpo, la mia vita intera per formarmi a livello artistico. I sogni sono l’obiettivo che ti devi prefissare. Devi pensare, devi capire dove ti piacerebbe arrivare e l’unico modo per arrivarci è il duro lavoro. Con il lavoro, l’impegno e la dedizione puoi arrivare ovunque. È tutta una questione di testa. Tutti se si impegnano in quel che fanno hanno possibilità di riuscire. Sicuramente la vita ti dà delle opportunità, dei treni che passano e tu devi farti trovare pronto. Bisogna studiare in attesa di questi treni, se riesci a prenderli possono essere davvero gratificanti. Altrimenti perdi l’occasione ed è un peccato”.
La viralità che hai avuto, ha influenzato la tua vita in qualche modo? Quanti cambiamenti ti ha portato?
“A livello personale sì e sarei ipocrita a dirti di no. Ovviamente è cambiato tutto in positivo, compreso l’opinione in generale che le persone hanno di me. Per me questo è un bene, certamente. Molta gente ha rivalutato la mia persona e il valore di quello che faccio. Questo ha anche un po’ cambiato il modo in cui le persone si rapportano a me, ma dopo tutto non ha tanto senso. Il fatto che faccia delle belle foto, il fatto che sia ben visto da tanti, non vuol dire che tu debba cambiare la tua opinione di me. Resto sempre Andrea Matacena. Fortunatamente gli amici di sempre sono sempre gli stessi. L’importante è che non sia cambiato io, ecco. A livello lavorativo, invece, l’organizzazione della giornata è ovviamente cambiata. In base alla fotografia penso a dove scattare, in che modo pubblicare. Instagram è un lavoro a tutti gli effetti. Mi ha sicuramente cambiato la vita, migliorandola”.
Lavorare nel digitale, lavorare nei social. Che valore dai a questo tipo di lavoro oggi? Quanto credi vadano a sostituire il lavoro nella sua accezione classica? Soprattutto per una attività artistica come la tua
“In realtà mi meraviglio ancora di come molte persone non capiscano che dietro internet c’è una potenza lavorativa infinita. Potenzialmente elevata rispetto alla vita reale. Ti consente di raggiungere un pubblico vastissimo che altrimenti non riusciresti a raggiungere. La mia fonte di guadagno principale è il social, infatti: vendite di stampe, servizi fotografici, proviene tutto dalla vetrina che sono riuscito a crearmi con il mio profilo Instagram. Se riesci ad avere un traffico tale da poter cominciare anche a lavorarci, è giusto che tu ne colga l’occasione. Chi è più bravo funziona di più, soprattutto a livello comunicativo. Con il social sono sorte priorità diverse dall’arte stessa, ma che vanno di pari passo. Nel mondo moderno non devi essere solo un bravo artista, ma anche un bravo comunicatore. Questa non è una cosa semplice da trovare e da ottenere, poco ma sicuro. Internet è un tesoro, va coltivato nel modo giusto”.
Progetti per il futuro nel breve e nel lungo termine? Cosa ti aspetti dall’Andrea Matacena di domani?
“In primis, nel campo musicale, vorrei laurearmi e magari un giorno suonare in una grande orchestra. A livello fotografico, invece, mi piacerebbe mostrare le mie fotografie in una mostra e sto lavorando anche per questo.
Per il futuro mi auguro di riuscire sempre ad emozionare con la mia arte. Reinventarmi anche in base al prossimo periodo storico che verrà. Mi piacerebbe dare seguito anche alla mia esperienza attoriale, ottenuta grazie soprattutto al mio essere un musicista. Sono stato la persona giusta nel momento giusto. Mi piacerebbe studiare di più la materia. Non si può avere tutto dalla vita, certo, ma a me basta star bene, comunicare e fare arte, sotto qualsiasi forma. Voglio arrivare a quante più persone possibili, ma non per diventare un personaggio, ma per il mio stare bene, per il mio bisogno di comunicare. Quando stai bene arrivi facilmente agli altri“.
Ringraziamo Andrea per la splendida chiacchierata, sentita e sincera, augurandogli ogni fortuna nel suo futuro prossimo e lontano.