Manifestazioni contro il cambio di Presidente: due morti
Nel sesto giorno di manifestazioni dopo la destituzione del presidente Vizcarra, sono morti due giovani manifestanti. Si tratta di due universitari di 22 e 25 anni.
Ha dichiarato Alberto Huerta, dell’ufficio del Difensore del popolo di Lima:
“L’ospedale ha ricevuto quattro persone: il cadavere di un venticinquenne e tre feriti.”
Uno dei quali, poi, è deceduto in ospedale.
Feriti con armi da fuoco, i manifestanti erano reduci da una protesta a favore dell’ex presidente del Perù Martin Vizcarra, durata 16 ore tra scontri e violenze della polizia.
Lo scoppio delle proteste in Perù
Le manifestazioni sono scoppiate con l’elezione da parte del Parlamento di Manuel Merino; che ha sostituito, cacciandolo, il conservatore Vizcarra per “incapacità morale permanente”. Da lunedì infatti Vizcarra è stato deposto dal Congresso, accusato di avere ricevuto tangenti quando era governatore regionale nel 2014; prima ancora di accertare la sua eventuale responsabilità sulla faccenda in tribunale.
Così la Plaza San Martin di Lima e molte altre in tutte il paese, si sono riempite al grido di “colpo di stato” e “Merino L’usurpatore”; sostenendo che la condanna sia esclusivamente di natura politica. Come sostiene anche un gruppo di docenti e studiosi in AgeofRevolutions.
“Esprimiamo la nostra preoccupazione per l’attuale crisi politica in Perù e condanniamo il colpo di Stato parlamentare”
“La costituzione peruviana garantisce al popolo, non al Congresso, il diritto di eleggere il Presidente…… Il Congresso ha rimosso illegalmente il Presidente Vizcarra, in quello che è di fatto un golpe parlamentare e non un impeachment.”
L’ex Presidente però ha deciso di non opporsi alla decisione.
“Me ne vado con la coscienza pulita e a testa alta. Saranno la Storia ed il popolo peruviano a giudicarmi.”
Anche perché il suo mandato sarebbe scaduto il prossimo aprile; il che ha lasciato, però, una profonda incrinatura nella divisione dei poteri in quanto Merino sarà sia Presidente sia capo del parlamento per i prossimi 6 mesi.
Una storia di corruzione
Gli ultimi 30 anni di storia del Perù, sono stati caratterizzati dalla corruzione. A partire dal dittatore Alberto Fujimori, estromesso nel 2000 e condannato a 25 anni di carcere per corruzione e crimini contro l’umanità, fino al più recente Kuczynski, dimesso nel 2018 per una procedura di impeachment autorizzata dal Congresso; passando per lo scandalo Odebrecht, dal nome della società edile dell’America Latina accusata di avere pagato per anni colossali tangenti in 14 Stati.
La storia peruviana ha reso particolarmente credibili le accuse di corruzione verso chiunque, anche Vizcarra, nonostante la lotta alla corruzione fosse il suo manifesto politico.
Tant’è che provò a spezzare l’attuale assetto del Congresso, composto prevalentemente da seguaci dell’ex dittatore, con una legge che impedisse la candidatura a persone già condannate in passato ed un vincolo alla nomina dei giudici della Corte Costituzionale.
Legge sempre rifiutata dal Congresso nonostante l’85% dei consensi in Referendum; al punto che Vizcarra è arrivato a chiedere lo scioglimento della Camera; mossa che, evidentemente gli è costata cara.