Dal 7 gennaio su Netflix Pieces of a Woman; la frantumazione di una donna per un istante di vita
Si dice che quello tra una madre ed il proprio figlio sia uno dei legami più profondi, intimi e duraturi che esistano al mondo. Un amore incondizionato ed eterno che tutto può, anche distruggere una madre in milioni di pezzi.

Pieces of a Woman, diretto da Kornél Mundruczó e con la sceneggiatura di Kata Wéber, racconta proprio la storia della frantumazione di una donna, Martha, che riesce a tenere tra le braccia la vita di sua figlia solo per un istante. Il film, di cui Martin Scorsese ne è il produttore esecutivo, è stato presentato per la prima volta alla 77esima edizione del Festival del Cinema di Venezia. Proprio per questa occasione Mundruczó commentò così Pieces of a Woman:
“È possibile sopravvivere dopo che si è persa la persona che più si amava? A cosa ci si aggrappa quando sembra che non ci siano più appigli? Mia moglie ed io volevamo condividere con il pubblico una delle nostre esperienze più personali attraverso la storia di un figlio non nato, nella convinzione che l’arte possa essere la miglior cura per il dolore.
Saremo gli stessi di prima dopo una tragedia? Riusciremo a trovare qualcuno che ci accompagni nella caduta libera del dolore? Il mondo appare capovolto, un luogo in cui non riusciamo più a orientarci. Con Pieces of a Woman volevamo realizzare una storia autentica su una tragedia e su come imparare a convivere con quel dolore. Una perdita sfugge alla nostra comprensione o al nostro controllo, ma porta con sé la capacità di rinascere.”
Dalla durata di 2h6min, il film sarà disponibile dal 7 gennaio su Netflix.

Trama
Martha (Vanessa Kirby) e Sean (Shia LaBeouf) sono una giovane e disequilibrata coppia di Boston in attesa della loro prima figlia: lui è un operaio rude e sempliciotto, mentre lei è una donna indipendente e con un buon lavoro. Nella speranza di poter dare il meglio alla loro piccola, scelgono di farla nascere in casa aiutati da un’ostetrica (Molly Parker).
Ma tragicamente, a causa di un parto difficile, la neonata muore pochi minuti dopo esser nata.
Ha così inizio una dolorosa odissea lunga un anno, in cui Martha cerca di convivere con il proprio dolore mentre i rapporti con Sean e sua madre diventano sempre più conflittuali. A ciò si aggiunge la “sua” battaglia in tribunale contro l’ostetrica, accusata di negligenza criminale.
“Volevo partorire in casa. Volevo che la bambina decidesse quando nascere. Mia figlia è venuta in questo mondo solo per un istante. E non posso farla tornare.”
Martha
Un’estenuante, straziante, violenta… storia d’amore
Pieces of a Woman è un’estenuante, straziante, violenta storia d’amore che tratta dell’elaborazione del lutto e della conseguente rinascita. È una storia personale e drammatica che riesce a segnare anche chi, fortunatamente, non ha mai vissuto ciò che è raccontato.
Martha e Sean, di fronte alla morte, ne restano paralizzati al punto di rinchiudersi ognuno nella propria solitudine. Non riescono ad elaborare il lutto, sebbene ci provino: Martha vuole dimenticare, cancellare tutto; mentre Sean sente la necessità di poter ricordare e, soprattutto, vuole ricordare sua figlia con lei. In Pieces of a Woman tutto si distrugge per essere ricostruito, magari più forte, come si farebbe con un ponte. Ma come si ricostruisce qualcosa senza avere un disegno comune?
“Se per ogni pilastro ci vogliono quattro giorni, farai un ritardo di sei mesi! Voglio che mia figlia sia la prima ad attraversare questo ponte.” – “La figlia che non è ancora nata?” – “Proprio lei.”
Sean
La bellezza di questo film è proprio sublimare la prepotenza della tragedia. Non è un film semplice e non ha la minima intenzione di esserlo, così come non sarà mai semplice per nessuno affrontare la perdita di chi si ama. Come si può, allora, sopravvivere a tutto questo? Come si può fiorire quando tutto intorno è inverno?

Ponte, acqua, morte, rosso, mela, seme, luce, vita
Pieces of a Woman è un romanzo visivo. Non sono le parole dei personaggi a raccontare la storia al pubblico, ma sono le immagini, i colori, le azioni e le reazioni, i volti e le loro espressioni. Proprio per questo la performance degli attori è superlativa, soprattutto quella della coppia protagonista Vanessa Kirby (The Crown, Mission: Impossible – Fallout) e Shia LaBeouf (Transformers, Disturbia, Honey Boy), che funziona dall’inizio alla fine del film.
La scena del parto sarà quella che segnerà per prima la visione del pubblico: uno straziante ed immersivo piano sequenza di mezz’ora così fortemente realistico, nelle scene e nel dolore, da poter lacerare il cuore.
È l’inizio del trauma. Non per nulla, Vanessa Kirby ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile in Pieces of a Woman al Festival del cinema di Venezia.
Altro elemento chiave per la visione di questo film è senz’altro la simbologia che, fin dalla prima scena, anticipa o esalta il tema su cui si regge l’intera opera: il lutto materno. Ponte, acqua, morte, rosso, mela, seme, luce, vita. Nulla è dato al caso e tutto segue perfettamente il percorso della protagonista, Martha. Anche il detto e il non-detto sottolineano la continua presente assenza della bambina. Un esempio ne è il fatto che il suo nome verrà pronunciato una sola volta, per un istante, in tutto il film.
Imparare a convivere con il dolore
Pieces of a Woman è il terzo film, dopo White God (2014) e Una luna chiamata Europa (2017), del regista ungherese Mundruczó e sua moglie Wéber ed il suo primo film in inglese con star internazionali. È un film emozionante, che riesce a squarciare gli animi più gentili e sensibili per far vivere un trauma che diventa viscerale.
L’unico peccato è il non poter godere di questo film sul grande schermo… per poi applaudire ai titoli di coda.
