Pierre Cardin il rivoluzionario
Si è spento ieri, a 98 anni il rivoluzionario stilista Pierre Cardin.
Epiteto attribuitigli per il suo sperimentalismo; ha di fatto rivoluzionato il concetto di forma, linee e della moda stessa.
È di fatto l’inventore del prêt-à-porter: abiti confezionati in serie, realizzati in taglie standard, non su misura del cliente.
Chi era Pierre Cardin
Nato nel 1922 a San Biagio di Callalta, in provincia di Treviso, si trasferì con la famiglia in Francia per sfuggire al fascismo. Qui lavorò per Elsa Schiapparelli; dopo essere stato rifiutato da Cristóbal Balenciaga divenne il primo sarto di Christian Dior.
Nel 1950 fondò la sua casa di moda e fu il primo stilista ad aprire in un negozio d’alta moda in Giappone (1959).
Stilista d’avanguardia
Numerose le sue innovazioni; dalla Space Age, collezione del 1960 ispirata allo spazio (a Cardin dobbiamo i pantaloni in pelle attillati e pullover con maniche a pipistrello) alla moda unisex (in un’epoca in cui vigeva l’esaltazione delle forme femminili).
Ricercato: è suo l’abito “cilindro” indossato dai Beatles, ma scandaloso. Durante una sua sfilata (1966) appare per la prima volta in passerella la minigonna.
Primo stilista a creare una collezione moda per bambini e padre degli iconici pantaloni a sigaretta.
Oltre la moda
Un marchio a 360°, dai profumi alle automobili, da catene di ristoranti al design di mobili. Il Re Mida. Fu uomo dell’anno secondo il Time nel 1974.
Non lo fecero entrare da Maxim’s perché non aveva la cravatta e vent’anni dopo se lo comprò.
Jean-Paul Gaultier
Il pensiero
È piuttosto astratto, non mi ispiro ai costumi o alla cultura del passato, ma ad esempio ad un camino, una ruota, un’auto, un pezzo di corda, un cuscino, un dispositivo radio, una pietra. Tutto diventa fonte di ispirazione e cerco di incorporare una forma che non segue il corpo.
Dall’intervista rilasciata a France Culture
Ho una pratica molto diversa da tutti i miei colleghi: il corpo è assente, astratto, non penso al corpo. Cerco di mettere un materiale, vale a dire una colonna vertebrale, un fisico, un corpo in un indumento, in modo che prenda la forma dell’indumento. Questa è la mia visione, per così dire, dell’abbigliamento.
Un “copernicano”; non è il corpo al centro del processo creativo, ma l’abito; il prodotto finale.
Forse solo distaccandosi dall’idea della centralità delle forme fisiche in quanto tali si può osare, ostentare un accenno di libertà. La minigonna o anche l’unisex, sono piccole battaglie sociali a cui Pietro Costante Cardin ha dato visibilità, portandole in passerella.
Non è scontato che le sue opere siano state esposte al Metropolitan Museum of New York negli anni 80.
Un addio non solo a uno stilista, ma a un sognatore.
Je n’ai pas besoin de paraitre, je suis
Pierre Cardin