La Treccani, nota come la più famosa enciclopedia in lingua italiana è sotto l’occhio dei riflettori

Polemica-per-Treccani

Polemica per Treccani in atto per i sinonimi della parola ‘’donna’’ nella voce online della medesima enciclopedia

Che sinonimi ha la parola ‘’donna’’?

Polemica per Treccani, dove sul sito della treccani.it un utente che cerca i sinonimi della parola ”donna” leggerà:
-‘’buona donna’’, ‘’donna da marciapiedi’’, ‘’donna di casa‘’, ‘’cameriera’’, ‘’colf’’, ‘’collaboratrice domestica’’,
‘’bagascia’’, ‘’baldracca’’, ‘’cagna’’, ‘’peripatetica’’, ‘’passeggiatrice’’.
Queste parole sono riportate dal sito in alcuni casi come ‘’spregiative’’, ‘’volgari’’; in altri invece sono solamente etichettate come ‘’eufemismi’’.

Come vengono interpretate veramente da chi le legge?

L’associazione della parola ‘’donna’’ a queste espressioni, ha suscitato l’interesse e l’indignazione di molti.
Innanzitutto di Maria Beatrice Giovanardi, una manager attivista e attenta già in passato a temi del genere.
Infatti nel 2019 ha dato avvio ad una campagna online contro i sinonimi dispregiativi del termine ‘’donna’’ nell’Oxford Dictionary of English.
Maria Beatrice Giovanardi in quell’occasione ha creato una petizione per modificare la definizione della parola ‘’woman’’ (donna) nell’ Oxford Dictionary, uscendo vincitrice da questa ‘’battaglia’’.

Allo stesso modo ad oggi ha acceso la scintilla della polemica rivolta a Treccani

La manager ha ritenuto che le parole indicate come sinonimi di ‘’donna’’ nell’Enciclopedia online di Treccani, rappresentassero la donna attraverso espressioni sessiste e denigratorie; e che queste non tenessero conto dei ruoli della donna nella società, ma che la associassero solamente a posizioni di ‘’sottomissione’’ e servitù.
Per questo motivo ha ritenuto non solo fosse opportuno, ma anche doveroso nei confronti delle donne, agire nella speranza che le cose cambiassero.

Maria Beatrice Giovanardi ha così scritto una lettera destinata all’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani, firmata da altre 99 autorevoli personalità note

Il dialogo aperto, attraverso la lettera, con la Treccani ha creato un dibattito tra il gruppo guidato da Maria Beatrice Giovanardi e la Treccani.
Dialogo che però non ha portato gli esiti positivi desiderati per la causa supportata dalla manager.
A differenza di quanto accaduto con il dizionario inglese, Treccani ha spiegato che il loro dizionario riporta
“a scopo di documentazione’’ parole ed espressioni che rimandano ad una ‘’cultura plurisecolare maschilista’’.

La lettera è poi arrivata sulle pagine del giornale La Repubblica, con puntualizzazioni precise su quali fossero  le richieste principali: cancellare i termini offensivi e aggiungere espressioni che rispecchiassero il ruolo delle donne nella società odierna, trattamento che viene invece riservato alla voce dei sinonimi e della parola ‘’uomo’’, dove vengono usate espressioni che lo raffigurano solo  con accezioni positive, senza alcun riferimento ad espressioni e situazioni altrettanto, purtroppo, reali come ‘’uomo  violento‘’, ‘’gigolò’’, ‘’poco serio’’ e simili.

Ad oggi Treccani ha fatto un’aggiunta in seguito alla richiesta, sottolineando ‘’la caratterizzazione negativa o offensiva’’ delle espressioni associate alla voce donna, ma non ha ancora apportato vere e proprie modifiche.

Polemica per Treccani: la questione ha inevitabilmente sollevato un ‘’polverone’’, c’è chi grida all’esagerazione e chi condivide la richiesta fatta

In merito alla questione, si sono espressi sia l’Oxford Dictionary, spiegando come aveva scelto di accogliere le richieste di Maria Beatrice Giovanardi, sia lo ‘’Zingarelli’’.
L’Oxford Dictionary ha aggiunto espressioni ed esempi che rappresentassero la donna in modo attivo e positivo nella società.
Ha poi etichettato come offensivi e datati i termini dispregiativi che le erano stati accostati.

Dalle parole espresse dalla casa editrice Zanichelli, si evince che ritengono che il loro vocabolario debba registrare la realtà e i cambiamenti delle lingue.
Allo stesso tempo a differenza di Treccani, la casa editrice sostiene l’innovazione e monitora e tiene conto dei cambiamenti dei costumi nella società.
Treccani nel mantenere la sua posizione, continua invece ad affermare che prima va cambiata la società e poi la lingua.
Sorge spontaneo chiedersi però quale realtà stia rappresentando se non tiene conto delle mutazioni del ruolo della donna.

E soprattutto quanto valore sta dando alle parole?

Le parole contano, i sinonimi contano, il linguaggio può essere la causa di alimentazione di pregiudizi già radicati dentro le persone da anni.
L’ Enciclopedia, mantenendo la sua posizione, rischia di fomentare pensieri ancorati al passato.
Rischia di ferire la sensibilità delle donne, che nel leggere i sinonimi associati alla parola ”donna”, si ritrovano davanti una lettura che svaluta ciò che sono.

Anche il presidente della Repubblica in occasione dell’8 marzo si è espresso in merito al linguaggio rivolto alle donne.
Mattarella con il suo discorso ha sottolineato quanto le parole fossero importanti.
In realtà l’uso corretto delle parole ci viene spiegato fin da bambini, poiché le parole possono diventare a tutti gli effetti ‘’un’arma tagliente per chi le legge.

Antoine de Saint- Exupéry nel suo romanzo il Piccolo Principe scriveva:

‘’ Le parole sono una fonte di malintesi’’.

La società ha tanto lavoro da fare, è responsabile del linguaggio come ritiene Treccani, ma un contributo per aiutarla a migliorare, può essere il linguaggio stesso. E la polemica per Treccani potrebbe così sfumare.
Con le parole si comunica, si scrive, si creano i pensieri.
Gli esseri umani inevitabilmente evolvono e diventano ciò che sono anche grazie a ciò che leggono, a ciò che pensano.
Tutto quello di cui le persone si nutrono, le aiuta ad essere e a migliorare ciò che già sono.
I mezzi che la cultura offre all’uomo, quali le enciclopedie, oltre che avere il compito di ”informare”, dovrebbero essere anche guide e compagne nel progresso socio-culturale.

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STEFANO POPOLO

CEO & Founder

Classe 1993, fondatore di Ambasciator e giornalista pubblicista.
Ho pensato al nome Ambasciator per raccontare fedelmente la storia delle persone, come strumento e mezzo di comunicazione senza schieramenti. Ambasciator, non porta penna.

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