Raffaello Sanzio detto “il divino” muore il 6 Aprile 1520 per cause misteriose, lasciando con il fiato sospeso la società rinascimentale romana. Nel quinto centenario della sua scomparsa ci si interroga sulle cause del decesso: coincidenze o causalità?
Raffaello Sanzio e l’affetto familiare negato
Raffello Sanzio nasce ad Urbino da Giovanni Santi e Màgia di Nicola Ciarla. Non ci è pervenuta nessuna notizia sulla donna né il suo legame con il pittore. L’unica cosa certa è che Màgia morì quando Raffaello aveva circa otto anni. Il dolore indelebile della perdita della sua cara mamma, si raffigura nei vari cicli di Madonne con il Bambino realizzate dall’artista. Nei loro volti, infatti, è possibile scorgere l’affettuosità di una madre perduta. Il padre, Giovanni Santi, avviò la carriera pittorica del giovane, ma morì quando Raffaello aveva soltanto undici anni. Troppo piccolo per gestire la bottega del padre e troppo immaturo per iniziare l’apprendistato presso qualche laboratorio del tempo.
Il “divino” Raffaello Sanzio giunge a Roma
Nel 1508 Raffaello viene chiamato a Roma da Papa Giulio II per realizzare la Stanza della Segnatura sul tema della giustizia, della teologia, della filosofia e della poesia. Oggi rappresenta il cuore dei suoi affreschi.
Il fervore della capitale, però, non apre solo scenari di giubilo artistico. Roma è invasa da molteplici pittori in cerca di alta fama tanto da scatenare rancori e gelosie nei loro rapporti. Forse fu proprio la sete di notorietà, una delle possibili cause della morte del giovane artista.
La “Trasfigurazione”: preludio delle morte di Raffaello “il divino”?
“La quale opera, nel vedere il corpo morto e quella viva, faceva scoppiare l’anima di dolore a ognuno che quivi guardava”
Sono queste le parole con le quali il Vasari commenta l’operato di Raffaello in quest’opera incompiuta. Si narra che il dipinto venne addirittura portato sul suo letto di morte. Forse i presenti volevano sottolineare la possibile cospirazione ai danni della vita dell’artista. Si suppone, infatti, che Raffaello sia morto avvelenato dall’arsenico, un potente veleno.
Una prova schiacciante di tale ipotesi, sembrerebbe essere confermata dal fatto che, a distanza di anni dalla sua morte, il corpo di Raffaello, non abbia presentato grandi segni di decomposizione. L’arsenico, non a caso, è un liquido dalle proprietà conservatrici di materia.
O fu il troppo amore ad uccidere “il divino”?
Il Vasari ci racconta che il giovane Raffaello avesse numerose amanti, ma una di loro infiammava il suo cuore: Fornarina. Figlia di un fornaio di Trastevere, Margherita Luti, divenne la musa ispiratrice del “divino”.
La sua bellezza posò come modella per i diversi quadri dell’artista.
Corpo sinuoso, viso morbido, mani robuste: così Raffello la incarna nei lavori.
Si racconta che si innamorò di lei per caso. Un giorno passeggiando per Roma con la testa all’insù, la intravide al balcone pettinarsi e fu amore a prima vista. Forse a stroncare la vita dell’artista fu la sifilide.
Dopo giorni di febbre alta e salasso, la vita di Raffaello si spegne miseramente all’età di 37 anni.
Il divino fu davvero divino? Raffello rimane leggenda
Raffaello morì alle tre di notte il Venerdì santo del 6 Aprile, presumibilmente lo stesso giorno della sua nascita. Al momento del suo ultimo respiro, una scossa di terremoto fece tremare il Vaticano ed uno strano temporale oscurò il cielo. Il Papa Innocenzo III non passò la notte nelle stanze ecclesiastiche del Vaticano per timore. Dunque è possibile pensare a Raffaello come una reincarnazione divina? Sta di fatto che la sua divinità pittorica illumina oggi, come allora, la nostra vista.
ambasciator.it
A title
Image Box text
STEFANO POPOLO
CEO & Founder
Classe 1993, fondatore di Ambasciator e giornalista pubblicista.
Ho pensato al nome Ambasciator per raccontare fedelmente la storia delle persone, come strumento e mezzo di comunicazione senza schieramenti. Ambasciator, non porta penna.