Ragusa piange la morte di Andrea, strappato alla vita troppo presto, per cause universitarie, ad un passo dalla laurea
Ragazzo muore suicida: di pochi giorni fa la notizia.
Andrea aveva appena ventidue anni, quando ha deciso di togliersi la vita, un ragazzo nel fiore della sua giovinezza muore suicida.
La colpa è realmente l’Università: un esame mancato, un professore troppo rigido? Non si può morire per un esame, come dopo la triste notizia hanno esordito i compagni di corso. O forse è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, riguardo una situazione, un magone interiore al quale, il giovane ragazzo ha voluto mettere fine.
Università e rapporto con gli studenti
Difficile affrontare la vita oggigiorno, soprattutto se si frequenta l’Università, andare incontro ad un piano di studi è molto impegnativo. Soprattutto perché esso comporta una dipendenza dai propri genitori, o al massimo il dover intraprendere anche in concomitanza, un lavoretto per permettersi tutto ciò che occorre, dalle tasse ai libri, fino al trasporto pubblico. Le responsabilità sono un fattore che entrano in gioco, la paura e il timore di “deludere” se stessi principalmente e poi gli altri, lo studio che si intraprende, la volontà di voler fare sempre di più, fino ad addirittura star male, ogni volta prima di affrontare un esame. Inoltre tra le diverse sfortunate strade, abbiamo la scelta sbagliata dell’Università, che comporta uno squilibrio ed una consapevolezza di aver sbagliato tutto.
Molti studi scientifici hanno osservato che la depressione è più diffusa tra gli studenti universitari (ne soffrirebbe circa il 30%) rispetto alla popolazione generale e che, insieme ai disturbi d’ansia, è la causa principale che porta gli studenti a chiedere un sostegno psicologico.
(dott.ssa Martina Spelta, psicoterapeuta)
Altri ragazzi che si sono tolti la vita suicidi, per colpa dello studio
Andrea è sicuramente l’esempio più recente di migliaia di casi che si presentano di anno in anno. Molti ragazzi sono morti suicidi, il caso più recente è quello del ragazzo siciliano, ma non di certo l’unico. Basti pensare all’Università di Fisciano (Salerno) dove di anno in anno, si contano casi molteplici di suicidio, o tentato. Tale “Università del fallimento” presenta molteplici casi: un ragazzo di diciannove anni, Gianluca, al primo anno di ingegneria si è tolto la vita gettandosi dalla rampa di scale della biblioteca; Eva studentessa di medicina, che fu trovata in fin di vita con coltellate all’addome ed alla gola, o Daniela che si è lanciata nel vuoto dall’ultimo piano del parcheggio del Campus. Una sfilza di nomi, ragazzi apparentemente felici, con un segreto celato: esami falliti, nascosti ai propri familiari. Ma è davvero giusto morire per un esame?
“L’Università non è una gara, non serve per dare soddisfazione alle persone che ci circondano, non è una affannosa corsa ad ostacoli verso il lavoro. Studiare significa seguire la propria intima vocazione”.
Il professore Guido Saraceni
Autostima, un fattore fondamentale
Un problema anche di autostima, che può vorticosamente avere un crollo, davanti alla mole di studio da apprendere. Falsi miti di scarse risorse, la paura di non aver dato il meglio di sé, dato che gli studenti credono meno delle loro reali capacità. Un circolo vizioso, un’angoscia vista come un freno, che limita anche spesso la riuscita dell’esame stesso. Bisogna quindi diventare più obiettivi, credere di più nelle proprie capacità, rafforzando così la propria autostima, mediante un percorso, ponendosi quindi degli obiettivi, che nel caso di mancato raggiungimento di questi ultimi, non devono limitare gli studenti, bensì invogliarli a dare sempre di più.
Come vivere serenamente la vita universitaria?
Gli studenti universitari si trovano in un periodo fondamentale nella loro vita: lo stress, la pressione, un buon rendimento o il senso di competizione. Importantissima è tale fase, poiché porterà finalmente alla prospettiva di entrata nell’età adulta; incanalando importanti informazioni, linee guida per entrare poi nel mondo del lavoro, percorso ancora più tortuoso. Ciò quindi comporta spesso tristezza, ira, isolamento, depressione e sentimenti suicidari. È questo il motivo, che ha spinto molti ragazzi, Andrea stesso a morire suicida.