Analogie e differenze a distanza di un secolo: quanto hanno in comune i roaring twenties dai nostri “boring” twenties?
Un secolo fa erano i roaring twenties, oggi sono i boring.
Mancano circa due mesi per lasciarci alle spalle quest’anno tutt’altro che ruggente: inevitabilmente siamo spesso portati a confrontare ciò che è da ciò che fu ed in questo caso ciò che fu, è solo apparentemente agli antipodi di quello che stiamo vivendo.
A distanza di un secolo, quali sono quindi gli elementi in comune tra i nostri “boring” e i frenetici roaring?
The ROARING
Siamo negli anni 20, ma del 900: les annès folles, goldene zwanziger, the roaring twenties.
Tutte locuzioni che stanno ad indicare un periodo di benessere e innovazione a tutto tondo, nulla a che vedere con il “benvenuto” che il secondo decennio del XXI secolo ha avuto in serbo per noi.
L’energia di rinnovamento investì tutti i campi, con mutamenti che andavano ad interessare l’aspetto sociale, artistico e culturale di un’epoca ritenuta per molti versi irripetibile.
Gli anni ruggenti però, sono anche gli anni che precedono la grande depressione con il crollo di Wall Street del 1929, una delle più gravi crisi economiche della storia del mondo industrializzato.
Fino ad ora.
The BORING
Secondo lo scenario tratteggiato dall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), presentando il suo rapporto sull’occupazione il CoVid19 è
Un’emergenza sanitaria globale che si sta trasformando in una crisi economica e sociale che evoca la Grande Depressione.
Indipendentemente dalla natura generatrice, analizzando più il risvolto psicologico che concreto, entrambe le crisi hanno perturbato la vita degli individui, della collettività, delle coscienze dei cittadini.
La popolazione presenta oggi una ferita a tratti insanabile, come se avesse subito un furto del suo tempo, pubblico e privato.
Il tedio ha occupato il posto della speranza.
Due binari paralleli: roaring twenties e/o boring twenties?
La tendenza al positivismo che animò i protagonisti di quegli annès folles fu una risposta alle brutte esperienze che li investirono negli anni immediatamente precedenti: principalmente la grande guerra e l’influenza spagnola.
Non stiamo percorrendo due binari in fondo così distanti: oggi come allora, si sente il bisogno di spensieratezza.
Che la “nostra” grande depressione non sia dunque una conclusione (nemmeno così tanto) inaspettata, ma un principio di miglioramento?
Se è vero che la storia si ripete e la vita è caratterizzata da momenti di crisi e lisi, dalle ceneri ci si può aspettare una rinascita?
I 20s hanno ancora la possibilità di passare da boring a roaring?