Assurto a simbolo di Napoli e della napoletanità, la figura di San Gennaro è ammantata dalla leggenda e dalla fede. Su di lui si è detto tutto e il contrario di tutto
Il 19 settembre è una data fondamentale per ogni napoletano. Lo scioglimento del sangue di San Gennaro può determinare, in tutti i sensi, il destino della bella Partenope. Sono tante le curiosità e i misteri che riguardando una tra le figure più iconiche di Napoli.
Perché è così importante che il sangue si sciolga?
Nel corso dei secoli, diversi avvenimenti occorsi a Napoli sarebbero stati legati al sangue di quest’uomo, probabilmente nato a Benevento il 21 aprile del 272 d. C. e morto martire nell’antica Puteoli (ora nota come Pozzuoli) il 19 settembre 305. Il prodigio dello scioglimento del sangue, durante l’eruzione del Vesuvio nel 1631 (dal 16 dicembre 1631 al 3 gennaio 1632), riuscì ad arrestare il magma alle porte della città.
Quando, invece, il sangue, non si è sciolto, i guai non si sono fatti attendere. Nel settembre del 1940, in corrispondenza con l’entrata della dell’Italia nella II Guerra Mondiale, il sangue non si sciolse e sappiamo tutti come andò a finire. Stessa cosa accadde nel settembre del 1943, in concomitanza dell’occupazione nazista di Napoli. Il mancato prodigio nel settembre del 1973, coincise con il periodo contrassegnato dalla diffusione del colera a Napoli e in altre parti del Sud Italia.

Senza testa, il sangue non si scioglie
Dopo la morte del Santo, il suo corpo e il suo sangue, proveniente dalla testa recisa, subirono destini differenti. Soltanto nel XVI secolo, come vedremo, il corpo, la testa e le due ampolle contenenti il sangue di San Gennaro furono riunite in un unico luogo, il Duomo di Napoli.
Questa precisazione è importante, perché lo scioglimento del sangue può avvenire solamente se le due ampolle sono avvicinate alla testa, conservata all’interno del busto reliquiario, opera scultorea in oro ed argento realizzata dai tre artisti francesi Etienne Godefroy, Guillame de Verdelay e Milet d’Auxerre nel 1305, per i mille anni dalla morte del Santo.
L’Odissea del corpo di San Gennaro
A Napoli, esistono delle Catacombe dedicate a San Gennaro. Queste ultime assunsero la dedicazione attuale soltanto nel V secolo, quando Vescovo di Napoli era Giovanni I (413-431), il quale fece trasportare il corpo senza testa di San Gennaro dall’Agro Marciano (dove erano custodite) alle Catacombe. Le reliquie si trovavano in un cubicolo della catacomba inferiore, fino al momento in cui Sicone I, Duca di Benevento, nell’831 non decise di rubarle durante un assedio posto a Napoli. Il corpo finì per essere conservato nella Cattedrale beneventana di Santa Maria di Gerusalemme fino al 1154.

Quell’anno, il sovrano normanno Guglielmo I il Malo stabilì il trasferimento delle reliquie nell’Abbazia di Montevergine, dove rimasero fino al 1497, quando grazie alle energie spese dai fratelli Carafa, il Cardinale Oliviero e l’Arcivescovo di Napoli Alessandro, i resti tornarono finalmente nella bella Partenope. Peccato che i monaci di Montevergine avessero provato a nascondere le sacre reliquie: tornarono sui loro passi grazie alle truppe che i saggi fratelli si erano portati dietro come scorta e mezzo di pressione. Attualmente, il corpo ha trovato il suo luogo di sepoltura, speriamo definitivamente, nella Cappella del Succorpo (Duomo di Napoli).
Santa Patrizia di Costantinopoli: scioglimento del sangue garantito
Lo scioglimento del sangue non è legata alla sola figura di San Gennaro. In realtà, sono diversi i santi ai quali è attribuita questa peculiare manifestazione di santità, anche nella stessa Napoli. Ad esempio, tutti i martedì, nella Chiesa di San Gregorio Armeno, è possibile assistere ad un miracolo che si svolge ininterrottamente da secoli
Santa Patrizia di Costantinopoli scioglie il proprio sangue, leggenda vuole che provenga dall’alveolo di un dente, di martedì e il 25 agosto, giornata nella quale si celebra la sua ricorrenza liturgica.
Questa santa di origini bizantine, una dei 52 Compatroni di Napoli, sembra che sia così regolare nel far sciogliere il suo sangue da far dire ai napoletani “Se volete sapere se oggi è martedì, basta andare nella Chiesa di San Gregorio Armeno. Se il sangue è sciolto, allora è sicuramente martedì”.
Il suo reliquario, in oro e argento, è custodito nella quinta cappella di destra della Chiesa di San Gregorio Armeno, nelle vicinanze del luogo dove una tradizione napoletana vorrebbe che sia nato proprio San Gennaro.
San Gennaro assoldato nell’esercito napoletano
Potrebbe sembrare strano per la nostra sensibilità moderna ma San Gennaro è stato anche, tra le altre cose, generalissimo dell’esercito napoletano. Purtroppo, le sue prestazioni militari non furono all’altezza delle aspettative riposte.
Nel 1799, Ferdinando IV di Borbone pensò bene, per sconfiggere le forze rivoluzionarie francesi che stavano per invadere il Regno di Napoli, di arruolare il principale patrono di Napoli nell’esercito partenopeo.
Forti di questo supporto mistico, nella giornata del 20 gennaio 40.000 lazzaroni prestarono solenne giuramento di difendere fino al supremo sacrificio della vita. All’evento partecipò anche San Gennaro, tramite l’esposizione delle sue reliquie. L’insegna di guerra fu una bandiera nera con l’effigie di un teschio, recante la scritta “Evviva il Santo Ianuario, nostro generalissimo”.
Il generale Jean Étienne Championnet riuscì a conquistare facilmente Napoli. Il popolo imputò la sconfitta al povero San Gennaro, che si vide destituito dalla sua carica militare (il suo posto sarebbe stato preso da Sant’Antonio da Padova) e colpito in effige.
I napoletani, come molte altre volte nel corso della loro storia, si sarebbero ricordati di nuovo di San Gennaro durante una calamità, in questo caso un terremoto occorso poco dopo il ritorno dei Borbone dal loro esilio siciliano.