Il Settepanelle e il settescorze: 2 tra i lavoratori partenopei più umili

Il Settepanelle e il settescorze, i lavoratori partenopei più umili

Tra i lavoratori più umili che un tempo occupavano le strade di Napoli possiamo senz’altro trovare il settepanelle e il settescorze

A Napoli, come in tante altre grandi città, esisteva una sorta di scala sociale dei lavoratori: la gerarchia si basava sul prestigio della committenza e sul salario. Un ebanista o un monzù, ad esempio, si trovavano in una posizione più elevata rispetto agli sfortunati settescorze e settepanelle

Questi ultimi erano i lavoratori più umili. Perché?

Settepanelle e il settescorze

Il primo era un servitore tuttofare così definito in riferimento al povero salario che riceveva: sette pani (anche definite panelle), uno per ciascun giorno della settimana, che venivano forniti la domenica. Un pagamento settimanale pertanto. Il settescorze, invece, è più un termine dispregiativo perché fa riferimento ad una paga ancor più misera, sette scorze di pane per l’appunto. 

Un’altra parola napoletana legata a questo mondo difficile è lo sfrattapanella, espressione utilizzata per indicare chi è buono soltanto a mangiare (a’ pizza “ogge a otto” era sempre pagabile 8 giorni dopo), chi sfrutta il lavoro altrui cercando di non lavorare. 

Purtroppo, come diciamo a Napoli “Aniello ‘ca nun se pava nun se stima“, ciò che si ottiene in regalo (o come in questo caso pagando poco) non si apprezza appieno.

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