Fortunato Bisaccia inventore della settimana corta: storia di un ambulante

Fortunato Bisaccia

Prima di ogni altro sindacato Fortunato Bisaccia, venditore ambulante di piazza Dante, aveva inventato la settimana corta

Tra gli anni 50’ e 60’ del secolo scorso, piazza Dante era più o meno questa: chiese, trattorie e un grande edificio vanvitelliano. Ma anche una folla rumorosa e variopinta. I tram con gli scugnizzi aggrappati ai trolley e tanti venditori ambulanti. Il più famoso era Fortunato. Fortunato Bisaccia. Con il suo berretto bianco e le maniche del camice rimboccate assomigliava a Braccio di Ferro.

Prima di ogni altro sindacato, Fortunato Bisaccia aveva inventato la settimana corta. “Questo esercizio resta chiuso il lunedì per riposo del personale”, aveva scritto sul cartello che troneggiava sul suo carretto.

Vendeva taralli, biscotti fatti di sugna, pepe e mandorle. Erano i più buoni della città. Per attirare la clientela era solito urlare con una voce possente che sovrastava il frastuono: “Fortunato tene a robba bella, ‘nzogna, ‘nzo”.

Chi lo conosceva ha raccontato della cura e della devozione di Fortunato per i suoi taralli, paragonabile solo a quella di una madre per il suo bambino.

Così in tanti lo incontrarono: Eduardo De Filippo pare ne abbia fatto tesoro per scrivere “Napoli milionaria”; Vittorio De Sica lo volle come comparsa ne “Il giudizio universale”, nel ruolo di sé stesso.

Pino Daniele lo definì “la coscienza napoletana” e scrisse una canzone a lui dedicata: “Fortunato”, contenuta nell’album “Terra mia”.

Il motivo è presto detto: aveva vissuto per strada Fortunato Bissaccia, e conosceva luoghi e facce come pochi altri.
Si spense nel ’95, dopo oltre mezzo secolo di onorata carriera. Lasciò dietro di sé un vuoto incolmabile fatto di ironia, slogan e tanta simpatia.

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