L’avviso denuncia da parte dell’ospedale di Frattamaggiore
“In questi ambulatori non esistono signorine ma le dottoresse“ queste le parole in un avviso affisso all’ingresso di uno degli ambulatori dell’ospedale di Frattamaggiore. Avviso pensato e scritto, molto probabilmente, dal personale sanitario femminile di quel reparto.
L’equipe di un reparto ambulatoriale, è formata da dottoresse e infermiere e da tutte quelle figure sanitarie che offrono trattamenti assistenziali ai pazienti all’interno di un ospedale; come psicologhe, logopediste, fisioterapiste ecc. A queste ed altre figure professionali, soprattutto se giovani, non viene riconosciuto lo stesso prestigio che viene invece riconosciuto alle stesse figure maschili. Nemmeno l’indumento del camice, simbolo di rispetto e autorità, su di una donna “sortisce” lo stesso effetto che ha su di un uomo.
“Non è possibile che si utilizzi l’appellativo di dottore anche per il parcheggiatore abusivo e il venditore ambulante; mentre donne che si sono formate e hanno fatto sacrifici per arrivare dove sono, debbano essere chiamate signorine da certe persone che presentano e preservano ancora una certa mentalità“.
Queste le parole della paziente che ha trovato e fotografato l’avviso affisso fuori alla porta del reparto e che ci apre alla riflessione.
Il lavoro femminile ieri ed oggi. Chi erano le signorine
Tra le prime figure femminili nella storia che sono entrare nell’ambito della sanità, troviamo quella dell’infermiera, assieme a quella dell’ostetrica. Entrambe le figure rimandano all”accudimento e all’assistenza del paziente, ragion per cui questi ruoli erano concessi alle donne. Inoltre, questa forma mentis è lo strascico di quel tempo in cui la donna era definita unicamente dal suo status di moglie e madre; per cui signorina o signora, nubile o coniugata. Questa matrice di pensiero culturale e collettiva, è quindi rimasta insediata nella storia da secoli e ancora oggi purtroppo, gioca il suo ruolo; influenzando in parte il modo di percepire le donne lavoratrici. Un medico era e resta tutt’oggi “dottore, professore, esimio, egregio”, la donna è ancora a volte invece:
“signorina”. Sminuendo di fatti, quello che è lo stesso operato.
Questo modus operandi nell’attribuzione di senso e significati differenziati per genere, si dispiega anche fattivamente ne. Ad oggi la paga per gli stessi lavori non è ancora equa, si parla infatti del così detto “gender gap“. Oltre ad una questione di salariato, i lavori stessi non sono equamente distribuiti e di eguale accesso per uomini e donne. Vi sono ancora disparità e differenze nelle prospettive lavorative, nel senso di qualità del lavoro, qualità della formazione e di retribuzione.
Ancora una volta, le parole contano. Utilizzare un appellativo rispetto ad un altro non è soltanto una parola; fintanto che contiene in sé un atteggiamento che non può e non è in questo caso neutralizzabile.
Con “una parola” si sminuisce quello che, di fatto, è lo stesso operato.