SMS: l’acronimo che ha rivoluzionato il mondo

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Era il 3 dicembre 1992, alla radio passava With or without you degli U2.
Qualcuno si stava recando a lavoro, forse altri entravano in una coffee house americana per passare il resto della loro mattinata.
Qualcun altro, invece, stava per fare qualcosa che avrebbe completamente rivoluzionato il mondo.
Nessuno lo sapeva, neanche Neil Papworth, ma il modo di vivere delle persone, da allora, non sarebbe stato più lo stesso.

Il primo SMS della storia

Ventotto anni fa, Papworth, ingegnere britannico inviava il primo SMS della storia.
Il messaggio diceva “Merry Christmas” “Buon Natale”.
Nella sua testa c’era semplicemente l’idea di un servizio di cercapersone.

“Nessuno aveva idee delle proporzioni che il fenomeno avrebbe avuto”.


L’SMS, acronimo di Short Message Service, fu  inviato da un computer ad un cellulare. Per il primo vero e proprio SMS da un cellulare all’altro, bisognerà aspettare qualche mese, verso la metà del 1993, quando, grazie ad uno stagista della Nokia, si ebbe il radicale cambiamento delle telecomunicazioni.
Da quel momento la messaggistica è diventata sempre meglio.
Nel 2005, si cominciarono ad utilizzare gli SMS anche per fare donazioni benefiche.

SMS ieri e oggi


In questi ventotto anni quanti cambiamenti si sono avuti.
Quanti ricordano ancora lo scatto alla risposta e i messaggi a pagamento?
Oggi diamo per scontato che essi siano illimitati. Non stiamo più ore ed ore a cercare le parole giuste da inviare, perché siamo impegnati a correre velocissimo, per arrivare chissà dove, solo perché la tecnologia ci precede, rapida ed immediata com’è.
C’era il T9 che correggeva gli errori e non c’erano le emoji che oggi usiamo per dire, praticamente, tutto.
Se ieri l’uso dei messaggi ci faceva sentire pieni di nuove possibilità, oggi siamo solo pieni di notifiche.

Il primo SMS della storia

Siamo sommersi di notifiche, numeretti che ci ricordano che abbiamo un nuovo messaggio a cui, magari, neanche risponderemo, perché di troppo.
Siamo pieni di conversazioni non terminate, lasciate in sospeso.
Com’è diversa la nostra vita rispetto a quando una lettera arrivava dopo giorni e restavamo lì, con i pensieri tra le mani, aspettando una risposta che tardava anche ad arrivare.
Esisteva il mistero, l’attesa, i sentimenti che si manifestavano in quel lasso di tempo. Sentimenti che, forse, oggi, non abbiamo più modo di provare, perché non ci fermiamo a dargli valore.
La risposta ai messaggi whatsapp è così rapida che non ci dà il tempo di riflettere. Le parole scivolano senza essere rilette, per paura che l’altro veda che “stiamo scrivendo”, che siamo online e non abbiamo ancora visualizzato.

Il lato imperfetto dei social


La messaggistica veloce ed i tantissimi servizi che ce la offrono, hanno subito dei cambiamenti che hanno portato alla nascita di fenomeni quali il revenge porn. Infatti, tramite whatsapp, telegram e messenger, c’è la possibilità di inviarsi foto e video, i famosi vecchi MMS.
Altra innovazione sono i messaggi vocali, i quali hanno permesso una velocità ancora maggiore.
Questo è un bene, ma anche un male, dal punto di vista linguistico, poiché si è perso molto l’uso della scrittura e, tantissime persone, per evitare di sbagliare, non la usano affatto.
La rapidità che impone questa tecnologia, non ci permette neanche di lasciare per un attimo i nostri “rapporti sociali” per andare a controllare in internet quale è l’uso corretto di una determinata regola grammaticale.

Viviamo online


Se da un lato possiamo comunicare con l’altra parte del mondo senza dover aspettare mesi per una cartolina di una foto, dall’altro si è persa la magia nascosta dietro l’attesa.
Come sarebbe la nostra vita se fosse tutto come negli anni ’90?
Se un appuntamento si chiedesse da vicino e non tramite un messaggio?
Come vivremmo oggi senza i messaggi?



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