Sonno e apprendimento: dormire bene migliora la memoria

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La notte prima: il sonno favorisce l’apprendimento del giorno dopo

Sonno ed apprendimento sono strettamente collegati tra di loro. Dormire, e soprattutto “dormire bene”, prima di imparare qualcosa rafforza la nostra capacità di costruire nuovi ricordi. Succede ogni singola notte. 

Come sappiamo, da svegli il cervello acquista e assorbe di continuo nuove informazioni. Ma che fine fanno? Esse si fermano temporaneamente nell’ippocampo, quell’area del nostro cervello che costituisce un serbatoio a breve termine, cioè un archivio temporaneo in cui sono accumulati i nuovi ricordi. Purtroppo la capacità di archiviazione dell’ippocampo è limitata. Se la si supera, si corre il rischio di non poter più aggiungere altre informazioni.

Come riesce il cervello a gestire questa sfida della capacità mnemonica? Il segreto è: dormire. É il sonno che risolve questo problema di archiviazione tramite il trasferimento delle informazioni. Infatti, provoca lo spostamento di ricordi acquisiti di recente dall’ippocampo ad un’altra zona del cervello, la neocorteccia. Essa è un luogo di archiviazione dalla tenuta a lungo termine.

In questo modo l’ippocampo viene pulito ed è grazie a questo meccanismo che al mattino ci svegliamo in grado di imparare nuove cose.

Il riposino pomeridiano è una ricarica per continuare ad apprendere durante il giorno

Va da sé che anche la cosiddetta pennichella pomeridiana può essere considerata un mezzo per rinforzare, a metà giornata, la nostra capacità di memorizzazione. Innumerevoli sono stati infatti gli esperimenti svolti su gruppi di ragazzi, separati in chi si concedeva un riposino pomeridiano e chi invece studiava senza pause. I risultati confermarono che la capacità di apprendimento del cervello umano declina durante il giorno, nel corso del tempo trascorso da svegli. Il sonno può invertire in qualche modo questo processo di saturazione, ristabilendo la capacità di apprendere.

Ovviamente, su una buona qualità di sonno incide soprattutto il numero di ore che spendiamo dormendo. Scientificamente infatti, la rinfrescata alla memoria è legata allo stadio 2 del sonno profondo non-Rem e per l’esattezza a brevi ed intensi picchi di attività elettrica chiamati fusi del sonno. Più numerosi sono i fusi del sonno, maggiore è al risveglio la capacità di assorbire nuove informazioni. La concentrazione dei fusi è alta soprattutto la mattina, incastrata fra lunghi periodi di sonno rem, leggero. In altre parole, dormire meno di sei ore non permette al cervello di godere dei benefici garantiti dai fusi del sonno.        

La notte dopo: il sonno consolida l’apprendimento del giorno prima

Il secondo beneficio del sonno sulla memoria, ha luogo dopo l’apprendimento delle nuove informazioni. É il click sul pulsante SALVA dei file appena creati. Così facendo, il sonno protegge le nuove informazioni. Questa operazione si chiama consolidamento.

Ciò è noto da tempo: basti pensare che la prima dichiarazione scritta, risale al famoso retore Quintiliano, nell’opera “L’istituzione oratoria” :

“Strano a dirsi è – né so spiegare la ragione-, quanto l’intervallo della notte consolidi il ricordo della materia appresa […]: ciò che non si poteva ripetere lì per lì, si trova ben connesso il giorno dopo, sicché quello stesso lasso di tempo, che di solito è la causa della dimenticanza, consolida la memoria”.

Anche in questo caso, gli esperimenti hanno dimostrato che, per una migliore ritenzione dei ricordi, è più benefico il sonno della prima parte della notte (il sonno NON-REM profondo), rispetto al sonno REM, tipico della seconda metà della notte.

Quindi, prima di dormire i ricordi sono recuperati dall’ippocampo, la mattina dopo invece dalla neocorteccia. A fare da corriere che durante la notte trasporta i pacchetti di ricordi da una zona all’altra, sono appunto le lente onde cerebrali del sonno profondo. Anche in questo caso, i sonnellini pomeridiani di 20 minuti possono aiutare a consolidare i ricordi fintanto che contengono una quantità sufficiente di sonno non-rem.

Ma c’è di più …

Il sonno profondo non si limita a mantenere i ricordi di ciò che abbiamo imparato prima di andare a letto. Recupera infatti anche quelli che sembrano essere andati perduti subito dopo l’apprendimento. Dopo una notte di sonno, in altre parole, riguadagniamo l’accesso ai ricordi che prima di dormire non sapevamo di avere.

Ma c’è di più…

Immaginate di poter scegliere voi, prima di dormire, quali ricordi mantenere e rinforzare il giorno dopo. Sembrerebbe fantascienza, invece è ormai scienza vera e propria: si tratta del metodo Targeted memory reactivation cioè riattivazione mirata di ricordi.

E come spesso succede, la realtà supera di gran lunga la fantasia.

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