Apprendere tramite l’integrazione e unione dei concetti
Il Metodo Integrato nasce come metodologia di allenamento nel basket.
Negli anni ha riscontrato molto successo in Spagna, dove si evince un grande utilizzo, già dal settore giovanile.
Nasce come metodologia di allenamento nel basket, per poi essere adottata anche nel calcio come struttura di un allenamento innovativo, che integra appunto le quattro aree coinvolte nel calcio, tecnica, tattica, psicologia e fisica.
Cosa è il Metodo Integrato
In ogni esercizio c’è l’utilizzo del pallone.
Questa metodologia consiste nell’allenare le quattro aree dichiarate precedentemente, non per ruolo o per modello, ma per principi di gioco e concetto di “creo/occupo spazio”.
Le caratteristiche del Metodo Integrato
- Questa metodologia di allenamento nonostante prevede l’integrazione di più aree, pone l’accento sulla tecnica e tattica.
- Tramite lo sviluppo della tecnica della tattica risulta possibile lavorare anche sul coordinamento e sulla coordinazione del giovane atleta.
- Risulta motivante per l’atleta allenarsi in modo che la pratica si avvicini sempre di più a quella che è la gara ufficiale.
- Fornisce una visione a 360° dello sport al giovane atleta.
- La difficoltà degli esercizi è direttamente proporzionale alle capacità tecniche e tattiche dell’atleta.
Il punto di vista psicologico
Bisogna sempre ricordare che il giocatore o il giovane atleta, sono esseri umani in costante stato di evoluzione e adattamento, dove si mescolano sensazioni, emozioni, elaborazione delle informazioni, relazioni sociali e intelligenza, quindi la strutturazione dell’allenamento deve essere affrontata nel suo complesso.
Le strutture cognitive/affettive allenate secondo il Metodo integrato
- Struttura condizionale (fisica)
- Struttura cognitiva
- Struttura coordinativa
- Struttura Socio-Affettiva
- Struttura Creativa-Espressiva
- Struttura Emotivo-Volitiva
Come si forma un giocatore di calcio?
Il primo passo è quello di integrare varie situazioni e aree di sviluppo nella stessa esercitazione.
Bisogna “creare” piccoli calciatori pensanti, capaci di sapersi adattare e ragionare in tutte le fasi e situazioni di gioco. Per questo motivo il Metodo Integrato è uno sguardo verso il futuro, abbinando la crescita tecnico-tattica alle situazioni di gioco effettive.
La prerogativa su cui si basa questo metodo è: Chi arriva prima sul pallone, vince.
Non vince chi ha più potenza o forza fisica.
Per questo l’obiettivo di noi istruttori è quello di preparare giovani calciatori a migliorare la propria velocità di pensiero e di esecuzione, attraverso i quattro principi fondamentali, imprescindibili tra loro: tecnica, tattica, cognitività, fisicità.
Il modello Ajax
Fra le tante squadre professionistiche e allenatori che utilizzano questo metodo, il modello Ajax è sicuramente quello con i migliori risultati.
Basti pensare a tutti i giovani campioni che direttamente dal settore giovanile, ogni anno fanno il salto in prima squadra, senza nemmeno troppe difficoltà.
I quattro elementi: La tecnica
La tecnica rappresenta “lo strumento” (la capacità) indispensabile per risolvere determinati compiti motori.
Senza tecnica non può esistere tattica.
La tecnica è la base, le fondamenta per la formazione di giovani campioni.
La tattica
Si parla in questo caso dell’intelligenza tattica, ovvero la capacità di saper risolvere determinate situazioni di gioco, in maniera utile ed economica.
Senza una buona tecnica e approfondite conoscenze dei principi di gioco non si può diventare un giocatore consapevole tatticamente.
La tattica nasce grazie a tre elementi fondamentali:
- Osservare
- Valutare
- Decidere
Cognitività
Parliamo, in questo caso, dell’aspetto psicologico del giovane calciatore.
In sintesi si tratta del carattere e i suoi derivati, del calciatore.
Capacità di apprendimento, estro, fantasia, passione, determinazione, motivazione, voglia di fare, temperamento: tutte queste caratteristiche definiscono la personalità e cognitività di un giocatore o del giovane atleta.
Velocità
In questo caso, la velocità ha differenti significati:
- Velocità e capacità di leggere le situazioni di gioco.
- Velocità di esecuzione di un gesto tecnico.
- Capacità di precedere l’avversario nei tempi e nelle scelte
- Velocità intesa come partenza e corsa veloce.
- Velocità di azione e reazione.
Il modello olandese pone al primo posto la velocità psico-fisica.
Il punto sulla situazione in Italia
In Italia vi è ancora l’abitudine di allenare le componenti dell’allenamento separatamente, a discapito di questo metodo, in grado di allenare le quattro componenti fondamentali, ricercando specifiche e varie situazioni di gioco in funzione degli obiettivi che si vogliono raggiungere.
La fase sensibile dell’apprendimento deve essere ottimizzata insegnando il gesto tecnico.
E’ importante definire che fino alla categoria giovanissimi (vedi articolo inerente al settore giovanile: https://www.ambasciator.it/sport-mondo-calcio-giovanile/ ) i giovani atleti non sono divisi per ruoli, ma sono coinvolti ad esercitarsi in differenti posizioni.
La seduta di allenamento del Metodo Integrato
Ogni seduta verrà programmata in cinque fasi dell’allenamento:
- Fase 1: Fase introduttiva all’allenamento. Si tratta dell’attivazione e comprende esercizi analitici per migliorare la velocità di esecuzione.
Bisogna far lavorare ogni singolo atleta con entrambi i piedi.
- Fase 2: I giovani atleti iniziano a lavorare con l’introduzione dell’avversario. Il giocatore viene stimolato a “pensare velocemente”, concetto del problem solving.
- Fase 3: Sviluppo del concetto di possesso palla, proposto in spazi variabili. Riscontrano un grande utilizzo i rondo, possessi mobili, e giochi di posizione.
- Fase 4: Partita di tattica collettiva a tema. I vincoli introdotti potranno essere ad esempio la ricerca di sponde, il numero di tocchi, creazione di superiorità numerica con attacchi negli spazi in profondità o in ampiezza.
- Fase 5: Partita libera. Libero sfogo al divertimento. L’istruttore potrà verificare l’apprendimento dei concetti precedenti.
ambasciator.it
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STEFANO POPOLO
CEO & Founder
Classe 1993, fondatore di Ambasciator e giornalista pubblicista.
Ho pensato al nome Ambasciator per raccontare fedelmente la storia delle persone, come strumento e mezzo di comunicazione senza schieramenti. Ambasciator, non porta penna.