Il manuale del buon istruttore

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Consigli e buone norme per gli istruttori del settore giovanile

Non esiste scuola calcio senza istruttori e non esistono istruttori senza allievi.

Il primo concetto, appreso nello scorso articolo, è che al centro del progetto scuola calcio ci sono tutti i bambini e ragazzi che ne fanno parte.

L’istruttore di scuola calcio ha l’obbligo, e la responsabilità, di tutelare e formare tutti i suoi allievi, focalizzando la propria attenzione prima sui concetti morali e successivamente, sull’aspetto tecnico.

Le caratteristiche del buon istruttore

  1. Sapere
  2. Saper fare
  3. Saper far fare

Si tratta di tre caratteristiche fondamentali che potrebbero sembrare simili tra loro, ma non è affatto così.

  • Sapere: si tratta delle conoscenze tecniche tattiche e psicologiche che possiede il singolo istruttore, aggiunte all’esperienza che si ottiene, inevitabilmente, sul campo e con l’applicazione.
  • Saper fare: Possedere buone competenze non è tutto. Anzi, è il primo passo per un buon istruttore. Subentrano aspetti ancora più importanti, ovvero la capacità di saper eseguire o applicare al meglio la propria competenza sul campo.
  • Saper far fare: Possedere conoscenze, ed applicarle correttamente, ti rende un buon istruttore, ma per fare veramente la differenza bisogna superare quest’ultimo test. Saper far fare significa possedere capacità umane e di comunicazione con l’allievo (di tutte le età), oltre che tecniche, che permettono di essere chiaro e trasparente ai fini dell’apprendimento. L’allievo deve essere in grado di capire perché sta svolgendo un determinato esercizio e come svolgerlo. In questa fase, subentrano quegli aspetti che non si possono apprendere in tv, o allo stadio. C’è bisogno di competenza, umiltà e soprattutto tanta, tantissima passione.

La figura dell’istruttore per l’allievo

Un istruttore diventa “un mito” per l’allievo, nel momento in cui riesce a trasmettergli oltre alle competenze tecniche, la passione per lo sport che sta svolgendo.

I momenti passati insieme devono essere di svago e divertimento, finalizzati allo sviluppo e alla crescita dell’allievo e non al risultato della partita della domenica.

Gli errori più frequenti di un istruttore

Se l’obiettivo di ogni istruttore è la formazione dell’allievo, questa deve avvenire tramite un aspetto fondamentale: il divertimento.

Da studi scientifici, si evince che nel momento in cui un soggetto prova soddisfazione e divertimento verso ciò che sta svolgendo, allora sta imparando ed apprendendo in maniera esponenziale.

Dopo quanto affermato risulta ovvio. quindi, evitare allenamenti ripetitivi, o poco chiari all’allievo.

E’ chiaro che tutti i ragazzi vanno trattati in egual modo e che non esistono favoritismi.

La variazione, il divertimento, l’aggregazione e l’emozione sono ingredienti fondamentali, cui un istruttore non deve mai rinunciare.

Bisogna, inoltre, ricordare, di non porre eccessivamente pressione sull’allievo, soprattutto dal punto di vista del risultato.

I veri vincitori ogni domenica sono i ragazzi, non i mister.

Le vittorie, quelle decantate nei bar, agli amici, la domenica pomeriggio, non servono a nulla, ma soprattutto non “pesano” un vero istruttore.

Il punto della situazione in Italia

In Italia purtroppo, non si punta sul settore giovanile abbastanza, quanto negli altri paesi. Questo è il risultato della necessità da parte delle squadre professionistiche, di raggiungere i risultati nel minor tempo possibile, dato che risulta più semplice andare a individuare il talento altrove.

I risultati di quanto affermato, si percepiscono anche a vista d’occhio; infatti gli esordi nei massimi campionati, di giocatori prodotti dal settore giovanile, sono sempre di meno.

Peccato.

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