Superlega vs Uefa: un confronto senza buoni o cattivi

Superlega vs Uefa

La creazione della Superlega nonostante il suo rapido declino è stata una delle notizie che più ha suscitato interesse negli ultimi mesi. Il nuovo format calcistico europeo, ha costituto un tentativo di golpe alla struttura politica ed ordinamentale europea da sempre in capo alla Uefa. Inoltre, ha rappresentato una serie minaccia al concetto di meritocrazia, prospettando una competizione senza principio di qualificazione, e di conseguente svilimento dei campionati nazionali.

Tuttavia, la sua creazione, ha rappresentato un evidente grido d’allarme. Ignorare completamente le ragioni che hanno condotto i club europei di vertice all’adozione di tale iniziativa, è inevitabilmente controproducente.

Nell’analisi del dualismo tra UEFA e Superlega, perciò, è necessario condurre una riflessione razionale, evitando facili populismi e schieramenti da semplice tifoso.

La Champions League: una competizione sacra

Per gli amanti del calcio, le note dell’inno della Champions League rappresentano ben oltre che una semplice melodia. Ammirare i propri beniamini schierati a centrocampo nel frangente in cui gli altoparlanti dello stadio trasmettono proprio quelle note, costituisce una scarica di adrenalina irrazionale senza eguali. Osservare gli occhi dei calciatori, che rappresentano i colori delle nostre squadre, carichi di tensione e concentrazione mentre gli accordi musicali via via divengono sempre più insistenti, suscita sensazioni contrastanti.
Paura, ansia, ma anche coraggio e desiderio che quella notte possa divenire unica.

Che quella notte, proprio tu, attraverso la tua squadra del cuore possa sentirti, finalmente, speciale.

Non permettere di poter continuare a sognare. Questa prospettiva è stata, forse, la forza che ha spinto innumerevoli donne e uomini a scendere per le piazze di svariate città europee.

Il calcio: non solo uno sport

Ma il calcio non è solo passione. Il calcio è anche una delle industrie più remunerative a livello globale. Il lato economico non rende mera illusione quanto precedentemente detto. Tuttavia, costituisce un fattore di fondamentale importanza per comprendere appieno ed analizzare al meglio la quaestio facti tra Uefa e Superlega.

La Super League, essenzialmente, nasce per una duplice ragione. Da un lato garantire continuità economica. Permettere, cioè, ai club di vertice di evitare che un’eventuale annata negativa con relativa eliminazione prematura dalla massima competizione del vecchio continente, rappresenti (oltre che una disfatta sportiva) anche un disastro economico; dall’altro, escludere di fatto dalla gestione politica ed economica di un torneo sportivo europeo l’Uefa stessa.

La continuità economica e il valore della nuova competizione, avrebbero inoltre garantito le risorse necessarie per poter permettere ai club di vertice europeo di poter superare le importanti difficoltà di bilancio determinate dalla pandemia.

La Superlega: una mossa comprensibile

L’iniziativa dei club fondatori è giustificabile, al di là di qualsiasi riflessione personale, alla luce del fatto che la maggior parte del valore economico della Champions League è determinato dalla loro presenza nella competizione. Perciò, è chiaro che tali club, attuino pressioni per acquisire più potere economico. L’ostracismo dell’Uefa nell’accettare qualsiasi compromesso che mutasse gli equilibri maturati nel tempo, inevitabilmente ha portato ad una rottura.

Il casus belli è stata la riforma della Champions League prevista per i prossimi anni. Questa, infatti, è stata ritenuta insufficiente dalla maggior parte dei club, perché non muta l’argomento più delicato: evitare che un’eliminazione prematura pregiudichi la continuità economica. Inoltre, è stata considerata troppo tardiva, visto la sua introduzione prevista solo per il 2024/2025.

Uefa vs Superlega: un confronto senza buoni o cattivi

È anche vero che la situazione finanziaria dei club fondatori della Superlega, in alcuni casi estremamente negativa, non è associabile esclusivamente alla pandemia, ma a gestioni di bilancio inappropriate originatesi ben prima che il Covid travolgesse l’intero globo. Anche qui, tuttavia l’UEFA non è esente da colpe. Il Fairplay finanziario, nato per creare una competizione sana anche da un punto di vista economico, si è rivelato uno strumento chiaramente insufficiente rispetto agli obiettivi per i quali era stato costituito.

D’altro canto, creare una competizione così poco inclusiva, a favore di introiti economici più rilevanti avendo solo partite di cartello da giocare, si è rivelata una decisione estremamente errata. Difatti, è stato dato per scontato che il modello statunitense sportivo potesse tranquillamente funzionare anche in Europa, una terra invece estremamente radicata alle proprie tradizioni.

Ambo le parti non sono esenti da colpe, ma condurre una battaglia senza dialogo vuol dire non tutelare il concetto di meritocrazia tanto sbandierato negli ultimi tempi. Proseguire dritto sulla propria strada senza confronto, significa ignorare gli aspetti etici della questione, analizzando solo il lato economico.

Trasformare quanto accaduto in una crociata personale non può che comportare una rottura inevitabile, e dunque, spezzare proprio quel sogno per difendere il quale così tante persone sono scese in piazza.

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