Le elezioni più importanti dalla fine della dittatura
Svolta in Cile: lo scorso fine settimana, il Cile ha vissuto uno dei momenti elettorali più importanti della sua storia. Oltre all’elezione di 346 sindaci e governatori di regioni, gli elettori erano chiamati a nominare i 155 membri della nuova Assemblea Costituente; la quale avrà il duro compito di scrivere la nuova Costituzione, cancellando, definitivamente, quella risalente al regime di Pinochet.
I risultati sono stati sorprendenti. I movimenti indipendenti e la sinistra cilena hanno vinto in modo netto le elezioni costituenti. Sconfiggendo duramente la coalizione di centrodestra, attualmente al governo del paese. Il Presidente Sebastián Piñera ha ammesso la sconfitta parlando di “un messaggio forte e chiaro da parte dei cittadini”;
allo stesso tempo, ha evidenziato la necessità di aprire un dialogo con la società civile per ascoltarne le richieste e le problematicità che sono emerse nel corso di questi anni.
L’unico dato negativo della tornata elettorale è sicuramente quello relativo all’affluenza, attestatasi intorno al 42,5%.
La rinascita della sinistra per la svolta in Cile
Sin dalla sconfitta alle elezioni presidenziali del 2017, la sinistra cilena ha attraversato un profondo periodo di crisi.
In uno dei paesi simbolo della svolta rossa in America Latina, guidato per diversi anni da Michelle Bachelet (considerata per molto tempo un leader della sinistra latinoamericana); il 2017 consegnava uno scenario disastroso.
I risultati di questi giorni mostrano una incredibile rinascita della sinistra; in particolare, dato ancora più sorprendente, una affermazione importante del partito comunista cileno. Quest’ultimo, riesce a conquistare la capitale Santiago, con la sua candidata Irací Hassler.
Se da un lato si parla di rinascita della sinistra cilena, dall’altro non va però dimenticato che la rinascita riguarda soprattutto una fetta consistente di “non militanti” nei partiti politici. Questo vuol dire che ad essere sconfitti non sono stati solo i partiti di destra, ma anche quelli più “tradizionalisti” della sinistra; quali, ad esempio, la “ex-concertacion”, una coalizione composta da più partiti di centrosinistra.
Le origini del processo costituente
Il dato più importante di questa tornata elettorale che ha potato alla svolta in Cile è, senza alcun dubbio, quello relativo all’elezione dei 155 membri della nuova Assemblea Costituente. Oltre al risultato che condanna nettamente la coalizione di centrodestra, non va dimenticato il punto di partenza: come si è arrivati a queste elezioni?
Le origini del nuovo processo costituente risalgono al 2019; quando un’enorme ondata di proteste sociali, che portò anche alla perdita di decine di persone a causa degli scontri urbani, lottava per un forte cambio strutturale nel paese. Tra le principali tematiche rivendicate dai cittadini, vi era l’enorme preoccupazione per le eccessive privatizzazioni alle quali il paese aveva da tempo fatto ricorso in modo consistente (in particolare il tema dell’accesso all’acqua pubblica era molto sentito); i cittadini sostenevano la necessità di una riforma politica ed istituzionale strutturale nel paese, che fosse capace di lasciare alle spalle, definitivamente, la stagione della dittatura militare.
Le proteste permisero ai cittadini attraverso un referendum, il 25 Ottobre 2020, di esprimersi per l’adozione di una nuova Costituzione. Il risultato fu un chiaro 78% a favore dell’adozione di un nuovo testo costituzionale.
Svolta in Cile: le prossime tappe
La nuova Assemblea Costituente, sarà chiamata ad eleggere un presidente ed un vicepresidente entro la fine di giugno; da quel momento avrà un mandato di nove mesi, prorogabile una sola volta per altri tre mesi, per scrivere la nuova carta costituzionale. Entro la metà del 2022 dovrebbe essere sottoposto ai cittadini cileni il nuovo testo per essere approvato, o rigettato, attraverso un nuovo referendum.