“Tampone sospeso”: a Napoli nessuno escluso

Cercare soluzioni semplici a problemi complessi:

Questo si è cercato di fare a Napoli con l’iniziativa del tampone sospeso, che partirà il prossimo lunedì al Rione Sanità.
Dove non arriva lo Stato è spesso la comunità ad ingegnarsi per non lasciare indietro nessuno.

Come è nata l’idea del “tampone sospeso”?

È celebre il detto “o’ napulitan se fa sicc’ ma nun mor”.
Esso sottolinea proprio la capacità del popolo napoletano di far fronte alle avversità riuscendo comunque a sopravvivere, seppure in condizioni sfavorevoli.
E quale situazione più sfavorevole di una pandemia globale che sta mettendo a dura prova le già deboli infrastrutture sanitarie ed economiche italiane e, in particolar modo, campane?

Mentre in rete si dibatte sul colore da assegnare alla Campania nelle prossime ore, al Rione Sanità, quartiere situato nel cuore pulsante della città di Napoli, vede la luce una proposta ammirevole.
Grazie al contributo della Fondazione San Gennaro e dell’associazione Sanità Diritti in Salute, da lunedì 16 novembre sarà possibile, presso la Chiesa di San Severo, effettuare tamponi ad un costo quasi solo simbolico.

Chi vorrà, inoltre, potrà lasciare un tampone sospeso per chi non può permettersi di pagare. La pratica del “sospeso” affonda le sue radici nel passato e si è spesso riferita al caffè.
Era usanza comune, quando ci si trovava presso un bar della città, pagare due caffè e consumarne solo uno. L’altro caffè pagato sarebbe stato destinato ai meno abbienti.

Allo stesso modo, si potrà lasciare in sospeso un tampone per permettere anche alle fasce sociali più svantaggiate di salvaguardare la propria salute.

Attivarsi per il benessere del prossimo

Il senso della Napoli che resiste è tutto racchiuso in iniziative come queste. Non è la prima volta che si attivano meccanismi di mutua solidarietà fra i cittadini.
Già durante il lockdown iniziato a marzo gruppi di volontari si organizzarono per lasciare alla porta dei più bisognosi beni di prima necessità e generi alimentari.
Anche durante questa seconda ondata di misure restrittive la difficoltà ha condotto a forme straordinarie di reciproco sostegno.
Esempio ne è, fra gli altri, la cosiddetta DaB – acronimo di “Didattica ai balconi” – che ha visto scendere in strada i maestri e i propri alunni per consentire lo svolgimento di lezioni che non fossero viziate dal digital divide.

Il senso dell’iniziativa

Il tampone sospeso sembra avere tutte le carte in regola per poter smuovere, ancora una volta, le coscienze.

Mentre le ASL risultano spesso irreperibili, chi ha il sospetto di poter risultare positivo al Covid-19 o chi lo è già si sente spesso abbandonato a se stesso. Intere famiglie si trovano a dover sperimentare un’incertezza ed una solitudine senza pari.

Effettuare un tampone in tempi rapidi affidandosi alla sanità pubblica sembra ormai impossibile. Spesso l’unica strada percorribile resta, quindi, quella dei laboratori privati.
I costi, in questo caso, sono però esorbitanti e la spesa diventa quasi impossibile.
Non si può e non si deve lasciare che siano i più deboli a soffrire di più.

Con il tampone sospeso la cittadinanza lancia un preciso messaggio: se tendere una mano al prossimo in tempi ordinari è importante, farlo ora è assolutamente necessario.

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STEFANO POPOLO

CEO & Founder

Classe 1993, fondatore di Ambasciator e giornalista pubblicista.
Ho pensato al nome Ambasciator per raccontare fedelmente la storia delle persone, come strumento e mezzo di comunicazione senza schieramenti. Ambasciator, non porta penna.

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