Nella tradizione napoletana dire che qualcuno “Tene ‘e rrecchie ‘e pulicano” significa avere un udito fine. Da dove nasce questo modo di dire?
“Tene ‘e rrecchie ‘e pulicano” è un modo di dire partenopeo utilizzato per indicare una persona che ha un ottimo udito.
La frase è traducibile con “Ha le orecchie del pellicano” perché ‘o pulicano è il pellicano, ma qual è il collegamento tra questo volatile e avere un udito incredibilmente buono?
Le leggende sul pellicano
Questo uccello nell’araldica assume il significato di amore e pietà per il prossimo e per i figli. In particolare, nella simbologia eucaristica cristiana il pellicano simboleggia Cristo che offre la propria vita per redimere i peccati di tutti noi.
Infatti è rappresentato nel momento in cui si strappa le carni con il becco per dare da mangiare ai suoi cuccioli che hanno fame.
La madre nutre i piccoli sminuzzando le prede che lascia a macerare nella sacca membranosa che pende dalla mandibola inferiore. Premendo il becco contro il petto fa fuoriuscire il cibo, azione che ha portato alla leggenda che si trafigga il petto per far colare il sangue con cui i pulcini sono sfamati.
A questa leggenda è associata anche la presunta capacità di udire, a grande distanza, il loro pigolio, grazie al suo udito sviluppato.
Carlo Profili soprannominato ‘O Pulicano
Tra i più celebri pulicani di Napoli possiamo annoverare sicuramente il compositore e tipografo Carlo Profili, anche noto come ‘O Pulicano.
Per trovare sempre nuovi spunti per i suoi lavori, Profili girava per le strade partenopee facendo l’indifferente. In realtà, ‘O Pulicano ascoltava quello che diceva la gente tra i vicoli e le piazze napoletane: così aveva sempre e gratuitamente idee nuove.
Il pubblicano
Esiste anche un’altra spiegazione di questo peculiare modo di dire. Secondo questa versione, non si tratta dell’udito del pellicano ma del pubblicano, l’appaltatore dei tributi dell’Antica Roma.

Una figura non molto apprezzata all’epoca a causa dei notevoli guadagni che gli esattori ottenevano a causa dell’imprecisione della fiscalità antica.
I pubblicani per riscuotere più tasse possibili giravano per le strade ascoltando i discorsi delle persone per scoprire eventuali frodi allo Stato come gabelle non pagate.
Il loro udito doveva essere pari a quello leggendario del pellicano.