Chi era Teresa Filangieri?
Teresa Filangieri era una donna dal cuore e dall’animo nobile, con la grinta e la tenacia di un generale, che ha speso la propria vita per gli ultimi e per la sua Napoli.
Figlia del generale Carlo Filangieri, nipote del celebre filosofo e giurista Gaetano Filangieri, la duchessa Teresa Filangieri, nata a Napoli il 5 gennaio del 1826, diventa una celebre scrittrice, giornalista e filantropa in un Ottocento maschilista e per lo più chiuso alle donne. Sono state soprattutto le sue attività socio-assistenziali e le opere umanitarie a far sì che nella Napoli di quegli anni lei diventasse un punto di riferimento per tutti.
Sposa nel 1847 Vincenzo Fieschi Ravaschieri, duca di Roccapiemonte e dal matrimonio nasce Lina, vero motore di tutte le grandissime azioni che la duchessa intraprenderà fino alla fine dei suoi giorni.
L’incontro con Pauline Marie de La Ferronays
L’attività filantropica di Teresa Filangieri ha inizio a metà Ottocento, quando nei prestigiosi salotti nobiliari della capitale borbonica, entra in contatto con filantrope influenzate dal movimento pietista, come Pauline Marie de La Ferronays (moglie del diplomatico inglese August Craven) e le sue sorelle. Inizialmente, l’attività caritativa si unisce alla grandissima passione per il teatro: il ricavo degli spettacoli allestiti da Teresa, Pauline e i loro amici viene destinato alla beneficenza.
Teresa e Pauline raccolgono dalla strada tantissimi ragazze e ragazzi a cui insegnano a scrivere e a leggere, li assumono nelle proprie case come domestici (pratica ricorrente nelle élite ottocentesche) e li sostengono economicamente. Durante le loro villeggiature nel villaggio di Castagneto, le due amiche filantrope assistono come sempre i poveri.
In seguito Teresa, intraprende il risanamento di quel piccolo paese. È proprio grazie all’amicizia con Pauline che inizia a dedicare la sua vita ai poveri.
Teresa Filangieri: l’angelo dei poveri
Dopo l’Unità, la filantropia di Teresa si impone soprattutto sulla scena cittadina ed istituzionale. Negli anni Sessanta dell’Ottocento, Leopoldo Rodinò nomina Teresa patrona della scuola-convitto per fanciulle cieche, fondata a Napoli dalla marchesa Lady Strachan. Durante il colera che colpì la città partenopea nel 1873, il Comitato organizzato per i soccorsi le affida l’organizzazione delle cucine popolari, cioè delle mense popolari gratuite dove si distribuivano pasti caldi ai poveri, derelitti, malati e affamati. Verso la fine del Novecento durante la Campagna d’Africa, la duchessa fu a capo della Croce Rossa napoletana. Anche qui si distingue per il suo buon cuore offrendo la sua villa di Pozzuoli ai reduci della lunga battaglia di Adua in Etiopia.
Anche scrittrice
Accanto alla sua attività caritevole, Teresa si dedica anche alla scrittura: nel 1879 pubblica Storia della carità napoletana, in quattro volumi. Nel 1892 viene pubblicata Paolina Craven e la sua famiglia, una raccolta di lettere e memorie dedicate all’amica Pauline e alla sua famiglia. Nel 1903 in Come nacque il mio ospedale, racconta la rete di relazioni e le vicende attraverso cui divenne una figura di primo piano nella società e nella filantropia napoletana: tra i suoi amici figurano i più famosi e importanti filantropi napoletani del tempo
Teresa Filangieri fonda il primo ospedale chirurgico per bambini
Nel 1879 Teresa Filangieri inizia a lavorare al suo più ambizioso progetto: l’ospedale per malattie infantili. Per la costruzione dell’ospedale, la donna investe tutto il suo patrimonio e ottiene il finanziamento anche della coppia reale. Un ospedale dedicato alla memoria della piccola Lina, che morì nel 1860 ad appena 12 anni, dopo sei anni di malattia.
“Si teneva la testa fra i piedini raccogliendosi su se stessa come un anello. […] Ritornarono i dolori con la febbre e la mia Lina, mettendosi a letto, mi disse: Mamma mia, la felicità non è per me. […] Di giorno non mostrava il suo dolore ma di notte la sentivo piangere. Mentre cresceva il suo amore per me, in me cresceva il dolore di vederla soffrire. Di giorno e di notte non voleva che me; eravamo unite da un amore così forte da sembrare che l’una prendesse vita dall’altra. […] Lina, Lina mia – le dicevo- sei stata e sarai sempre la vita della mia vita”. Dal libro Io, Teresa Ravaschieri della studiosa Valeria Jacobacci.
La filantropa, diciotto anni dopo la morte della figlia, trova un edificio a Chiaia. Un ricovero cadente per le vedove e le orfane di militari borbonici. Ma, per quella fortissima necessità di mantenere vivo il ricordo della figlia, decide che proprio quello era il posto ideale per far sorgere un ospedale.
Il completamento dell’opera
A Napoli, in quegli anni, l’infanzia era afflitta soprattutto da rachitismo, causato da tubercolosi, malnutrizione e problemi di norme igieniche. Per questi motivi lei quell’ospedale, lo sente come un’urgenza, ma non vuole un luogo tetro e cupo. Per dare sollievo ai bambini e alle bambine ricoverate, vuole circondare di bellezza l’edificio, affida allo scultore Francesco Jerace il compito di decorarlo. L’arte, per Teresa, non è diversa dalla carità:
Non vorrei una carità scabra, arcigna e fredda. La carità è amore e non può fare a meno della bellezza.
Il 25 giugno 1880 l’Ospedale di Lina Raveschieri vede la luce ed il “Raveschieri di via Croce Rossa” come viene chiamato dai napoletani, diventa viatico per una serie di tante altre attività assistenziali.
Nell’Ospedale Lina, nella cappella all’ingresso c’è un’epigrafe, dove la mamma Teresa Filangieri eterna il ricordo di sua figlia Lina con parole struggenti:
“Questo ospedale per bambini in memoria di Lina, figliuola unica e dilettissima morta a 12 anni, ha eretto la madre sua Teresa Filangieri Fieschi Ravaschieri, la quale a tanto dolore solo la carità pe i poverelli ha trovato conforto”.
Napoli dedica una strada a Teresa Filangieri
Napoli dal 17 marzo 2021 ha una nuova strada: Via Filangieri Fieschi Ravaschieri. Alla filantropa è stata infatti intitolata quella che era via della Croce Rossa, la strada in cui era stato fondato il suo ospedale.
Teresa Filangieri, donna forte e coraggiosa, fonte di ispirazione per tutti, ha saputo trasformare il suo immenso dolore per la perdita della figlia in amore e sorrisi.